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Messaggero: Università, test blindati contro le truffe

A Medicina un posto ogni 10 candidati. Selezione durissima per i corsi a numero chiuso. Si comincia giovedì

28/08/2009
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Il Messaggero

di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - L’importante è scavalcare il muro, il muro dei test. Ottanta domande a risposta multipla. E due ore di tempo per farcela. Il corso di laurea in Medicina è il più ambito. I posti in palio sono 8.518, distribuiti tra quarantuno atenei. La sproporzione tra i posti e gli aspiranti in lizza è enorme. I ragazzi che sognano di indossare il camice bianco sfiorano quota 70-80 mila. Solo a Roma sono 12.714 i candidati, hanno a disposizione 1.264 posti. Uno su dieci passerà. Gli altri sono esclusi, chi non si arrende tenterà di aggirare l’ostacolo iscrivendosi in qualche corso di laurea con materie affini, in genere biologia, nella speranza di ritentare la sorte l’anno successivo.
L’imbuto è stretto. E’ la legge del numero chiuso, in vigore in Italia e in altri Paesi d’Europa. «Una scelta obbligata, per i costi altissimi e perché è un grave errore formare medici che poi non hanno collocazione sul mercato», dicono rettori e ministri. Una scelta che gli studenti non hanno mai digerito: «Lesi i nostri diritti, il numero chiuso andrebbe abrogato», accusa il movimento studentesco.
Il 3 settembre si comincia. Il popolo dei quiz parte a testa bassa. Il 3 tocca a Medicina (8.518 posti, + 7% rispetto al 2008-2009; il 4 a Odontoiatria (755 posti, con un inspiegabile -5%); il 7 a Veterinaria (1.160 posti, con - 9%). Sono a numero chiuso anche Architettura e Scienze della Formazione primaria: 10.498 gli aspiranti architetti, +1%; 4.806 gli aspiranti maestri. Degli 80 quiz la metà sono destinati alla cultura generale e al ragionamento logico. La novità di quest’anno è che sono aumentati gli iscritti al test per Medicina (in lieve calo Odontoiatria). Tanto che per fare posto al maggior numero di concorrenti gli atenei hanno avuto problemi logistici. Ed è aumentata la presenza delle donne. Un fenomeno, questo, partito cinque anni fa, e che ora si è consolidato.
Polemiche e contestazioni in passato hanno avvelenato i test di ammissione all’università. Valanghe di ricorsi e inchieste giudiziarie hanno gettato ombre sulla selezione degli studenti. Tanto che su alcuni siti è spuntato il vademecum anti-frode, da cui si può scaricare una mini guida per «difendersi dagli imbrogli» nel caso che le buste contenenti i test arrivino in aula aperte, oppure vengano riscontrate irregolarità nella condotta di candidati e commissari, o nel caso che l’assegnazione dei posti sia sospetta. Non dimentichiamo che nella storia dei test ci sono stati anche i finti candidati, con i capelli grigi, in pratica parenti o professori prezzolati, che si iscrivevano solo per «passare» il compito al loro protetto.
«Ma stavolta il ministero ha messo al lavoro una Commissione sceltissima - afferma Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale -. Ora il sistema è blindato, per le procedure ci sono meccanismi di garanzia. Inoltre sono state ridimensionate le domande nozionistiche ed è stato ridotto il peso delle domande legate alle discipline specifiche, accogliendo il principio che non si può conoscere una materia di indirizzo prima di studiarla. Chi ha formulato le domande ha tenuto conto del programma dell’ultimo triennio del liceo». E gli errori nella formulazione dei quesiti? In passato è capitato che nei quiz ci fossero nascosti degli svarioni per le “sviste” dei commissari. Lenzi spiega che il ministero stavolta ha pensato anche a questo e che «sono state fatte delle simulazioni per verificare l’esattezza dei quesiti». Quanto al boom di aspiranti alla laurea in Medicina Lenzi esprime delle perplessità: «Credo che si tratti di iscrizioni multiple, dopo avere fatto i calcoli su una serie di cose molti studenti decidono all’ultimo momento dove fare il test».
Per i posti di Medicina la parte del leone la fa La Sapienza, con 751 posti (589 nella I Facoltà e 162 nella II). Seguono Torino con 401 posti, Bari 324, Bologna e Catania 300. Gli altri atenei, in media, oscillano tra cento e duecento posti. Poi c’è la partita delle professioni sanitarie, con le lauree triennali: 26.484 posti, il 9 settembre le prove. Infermieristica è la sezione più numerosa, con 15.446 posti.
La partecipazione ai test non è gratuita. Per sostenere i costi della macchina organizzativa ogni ateneo chiede il pagamento di una tassa di iscrizione per spese di segreteria. La cifra va dai 60 euro dell’Alma Mater di Bologna ai 35 della Sapienza di Roma. Ma la spesa maggiore sono i testi. Ci sono case editrici che hanno fiutato l’affare e si sono lanciate nella produzione di libri utili alla preparazione per la grande prova. La spesa va dai 70 ai 120 euro a volume. Le famiglie non si tirano indietro che perché in ballo ci sono le aspettative di lavoro e di carriera dei figli.
Altra novità i “pacchetti-vacanza”. C’è chi ha organizzato corsi in località di mare per i test di Medicina. Il pacchetto costa 1.840 euro e comprende 13 giorni di villeggiatura in un albergo di Pescara e 48 ore di lezione, più il materiale didattico. Esistono anche corsi di preparazione, senza il soggiorno vacanza, organizzati in 13 città italiane, il costo va dai 590 euro per il test di Medicina ai 440 per quelli di Scienze della comunicazione (in questo caso il numero chiuso è deciso dai singoli atenei, non è generalizzato come per Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura e Scienze della formazione primaria).
«Da noi le domande sono salite del 20%, non ci aspettavamo un tale incremento - sostiene Paolo Magistrelli, preside della facoltà di Medicina all’università Cattolica - Però il fenomeno si spiega. Nei mesi scorsi la Conferenza dei presidi di Medicina aveva chiesto al ministero di aumentare i posti a livello nazionale del 10%. E l’ha ottenuto. D’altra parte è necessario prepararsi al ricambio generazionale che avverrà tra alcuni anni. Basta fare dei calcoli: occorrono sei anni per laurearsi, più cinque o sei di specializzazione. Significa che i giovani che si iscriveranno quest’anno a Medicina entreranno nel mercato del lavoro nel 2020, quando una marea di medici andrà in pensione. E ci sarà una maggiore presenza femminile, le donne, tra l’altro, dimostrano di essere molto brave».
Però in tutte le università i ragazzi contestano i quiz e ogni anno scoppia un caso. Preside Magistrelli, pensa che il nostro sistema di selezione sia quello giusto per valutare la stoffa del medico? «Forse è impossibile avere un sistema giusto, l’importante è che sia equo. Nel ’61, molto prima delle altre università, noi avevamo già adottato il numero chiuso. Quiz e test attitudinali, la valutazione psicologica era un pallino di padre Gemelli: attenzione, capacità di memoria e ragionamento, i punti sotto esame. Da allora abbiamo studiato tutte le possibili correlazioni tra il tipo di quiz e l’andamento dei ragazzi negli studi. Non si è mai trovato il bandolo di questa matassa, può sembrare scontato, ma alla fine l’unica cosa certa è che chi studia molto al liceo ce la fa...». E le critiche? Anche la Cattolica ha avuto i suoi grattacapi. «Già, era tutto regolarissimo, tuttavia per rendere più trasparenti i test quest’anno abbiamo chiamato un notaio che ”certificherà” le procedure».