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Messaggero: Università, una legge per abolire il valore legale della laurea

Proposta del Pdl: «Basta con i titoli di studio tutti uguali». Il piano della Gelmini

19/07/2010
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Il Messaggero

di ILARIA RICCI

ROMA - «Bisogna abolire il valore legale del titolo di studio universitario». A chiederlo è il deputato del Pdl Fabio Garagnani, primo firmatario di una proposta di legge che delega il governo in materia. L’idea è quella di trasformare la laurea da certificato pubblico quale è oggi (tanto che viene utilizzato come titolo nei concorsi) in semplice titolo accademico per incentivare una «sana competitività» fra gli atenei e costringerli a metterli in campo un’offerta didattica migliore per accaparrarsi l’attenzione e l’iscrizione delle nuove matricole. Oggi le lauree sono sostanzialmente tutte uguali, hanno lo stesso peso per legge. Che si ottenga il titolo in economia alla Bocconi o in un ateneo telematico via Internet poco conta, ad esempio, in un pubblico concorso. Il che non incentiva le università, secondo il deputato Pdl, a fare del loro meglio. Il valore legale del titolo, dice Garagnani, livella la qualità e la meritocrazia verso il basso. Di qui la proposta di legge.
La normativa attuale deriva da un regio decreto del 1933, confermato dalla riforma universitaria del 2004 e «sancisce un’uguaglianza che però non è sostanziale. Nei concorsi pubblici- sottolinea Garagnani- per i quali è richiesta la laurea, ciascun titolo di studio, qualunque sia l’università che lo ha rilasciato, ha lo stesso valore. Il problema, però, è che le università preparano in maniera diversa, ma la legge afferma che tutti sono preparati in maniera eguale». L’argomento è in ballo da anni. Ma il centrodestra ora sembra intenzionato a premere l’acceleratore. Del resto anche i ministri Maurizio Sacconi, Lavoro, e Mariastella Gelmini, Istruzione, hanno già scritto nero su bianco, nel piano per l’occupazione di giovani “Italia 2020” presentato lo scorso autunno, che «al valore legale del titolo deve gradualmente sostituirsi la logica dell’accreditamento dei corsi, valutati per la loro capacità di offrire una preparazione di alto livello qualitativo». Nel documento si legge: «Il valore legale dei titoli di studio ha dimostrato di non poter garantire la qualità e la differenziazione dei percorsi formativi. Corsi dello stesso tipo e livello non assicurano una qualità adeguata delle conoscenze, delle abilità e delle competenze effettivamente acquisite dagli studenti che li concludono». Nel Pdl c’è già un sì alla proposta, quello di Italo Bocchino che si appella ai colleghi affinché la appoggino in Parlamento