Messaggero/Viterbo: I tagli di insegnanti e non docenti:la Cgil invita a ribellarsi genitori e studenti
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di FEDERICA LUPINO
Affilatura del corpo docente. Limatura del personale Ata. Pigiatura degli studenti nelle aule. Sono le tre mosse dell’arte del taglio applicate alla scuola. Se stessimo giocando a morra cinese, potremmo dire che contro le forbici della Gelmini, la Cgil è comunque pronta a usare il sasso: «Avvieremo uno sciopero a oltranza, che assuma però una forma alternativa: un’ora di astensione a inizio turno ogni quindici giorni. Quindi assemblee in tutte le scuole e manifestazioni a livello locale e nazionale». E’ la strategia messa in campo dalla Flc-Cgil, col segretario, Giuseppe Di Russo, che chiama alla mobilitazione generale: «Sindaci e genitori devono ribellarsi. Se non lo faranno, il prossimo anno si troveranno di fronte a una scuola pubblica svuotata. Perché il peggio ancora deve arrivare».
Chi l’ha decisa e attuata l’ha chiamata riorganizzazione. Per la Cgil, si tratta piuttosto di uno smantellamento. «Se prendiamo i numeri degli organici scolastici al 2008 (ultimo anno prima della riforma Gelmini, ndr), verifichiamo - dice Di Russo - l’impatto dei tagli su docenti e Ata: in due anni, abbiamo perso circa 400 precari. Professionisti che, dopo anni di incarichi, si sono trovati a casa».
La Cgil ha confrontato per ogni ordine i numeri del personale. Ebbene, se nel 2008 nella scuola dell’infanzia c’erano 532 maestri, oggi ne sono rimasti 526 (-11). Alla primaria si è passati da 1.124 a 1.018 (-106). Riduzioni anche nella scuola secondaria di primo grado, dove su 785 insegnanti di due anni fa, se ne sono salvati 728 (-57). Stessa situazione alle secondarie di secondo grado: su una platea di 1.066 professori, ne sono rimasti in sella 961 (-105). Identico quadro di lacrime e sangue quello in cui sono finiti bidelli, personale amministrativo e collaboratori: l’incarico che nel 2008 era stato dato a 320 unità, quest’anno l’hanno ricevuto solo in 170, con un taglio che sfiora il 50%.
Ebbene, magari qualcuno penserà che al contempo, se l’offerta è diminuita, altrettanto sarà accaduto alla domanda. Così, però, non è: il numero totale degli alunni dal 2008 a oggi è rimasto pressoché invariato. Lunedì sui banchi del Viterbese troveremo seduti 39.822 studenti, così suddivisi: 7.143 nella scuola dell’infanzia, 12.210 alla primaria, 8.090 alle medie e 12.379 alle superiori. Per un totale di 3.233 docenti e 1.101 Ata.
La bilancia è saltata. «Basta leggere i dati - commenta Di Russo - per verificare come esista un oggettivo disequilibrio all’interno delle scuole, con classi sempre più sovraffollate, che arrivano a superare i 28 alunni». Ma c’è di più: di fronte a una tale (dis)organizzazione, secondo il sindacalista all’interno degli istituti regna una grande confusione: «Anche garantire normali servizi come il tempo pieno richiede un’abilità sovrannaturale». Accade così che all’istituto comprensivo di Ronciglione i genitori si siano ribellati perché il tempo prolungato non era garantito a tutti. Così si è ricorsi alle ore residue degli insegnanti: gli spezzoni prima usati per approfondimenti e recuperi, ora sono sfruttati per garantire lo svolgimento canonico delle lezioni. Ancora peggio a Tuscania, dove addirittura si era paventato il ricorso al sorteggio tra i bambini, visto che i posti per il tempo pieno erano troppo pochi per accontentarli. Qualcuno poi avrebbe rinunciato, e la lotteria è stata rimandata