Messaggero: Voti agli atenei, è bufera:Roma si ribella. Fabiani: danno d’immagine
La Gelmini avrà fatto anche bene a dare una scossa al sistema universitario, così poco abituato a farsi valutare. E con tanto di voti. Ma la classifica ormai è diventata la lista della discordia
di GIULIA ALESSANDRI
ROMA La Gelmini avrà fatto anche bene a dare una scossa al sistema universitario, così poco abituato a farsi valutare. E con tanto di voti. Ma la classifica ormai è diventata la lista della discordia. Quell’elenco, distribuito a fine luglio in tempo di immatricolazioni, infatti, rischia di diventare un boomerang per il Miur ora che i rettori l’hanno messo sotto la lente di ingrandimento scoprendo che i conti - secondo loro - non tornano.
Come anticipato ieri dal Messaggero, il Magnifico di Parma, Gino Ferretti, ha stilato una vera e propria contro-classifica basata «solo sui criteri di merito ovvero di qualità della didattica e della ricerca» con dati ricavati «dal sito del ministero» che dice altro rispetto alla lista estiva basata «anche su parametri meramente contabili». Pure gli studenti dell’Udu hanno fatto pelo e contropelo (i dati coincidono con Parma) all’elenco delle università al top e ora accusano il ministero di aver fatto «il gioco delle tre carte». Il Miur, infatti, per accumulare fondo per il merito, ha tagliato linearmente il 7% del finanziamento ordinario di ciascuna università. Niente soldi nuovi insomma, ma fondi sottratti agli atenei. La Sapienza ha dovuto cedere circa 40milioni e se ne è visti tornare indietro, viste le sue performance, 33 circa. Ci ha perso. Eppure, in base al merito, secondo la classifica di Parma che usa dati Miur, la Sapienza è seconda per qualità della didattica e della ricerca. L’ateneo di Trento, invece, che è risultato il migliore per il ministero ma solo 19° nella contro-lista, ha alimentato il fondo del merito con 4 milioni e ne ha avuti in cambio più di 10. «Sulla base di una classifica alterata», lamentano studenti e rettori: oltre al merito hanno pesato anche questioni legate ai bilanci con tutto ciò che ci può essere dentro i fondi di una università. La questione è destinata a far discutere anche in Parlamento: il Pd ha chiesto al ministro di riferire dell’accaduto. Anche la Flc Cgil vuole “chiarezza”.
I rettori invitano sostanzialmente alla rettifica. «Per noi c’è stato un danno d’immagine - commenta Guido Fabiani, a capo di Roma Tre - se, per esempio, si fosse tenuto conto nei parametri ministeriali di quello che diamo agli studenti in termini di servizi, dalle aule ampie dove nessuno resta in piedi alla connessione gratuita ovunque, saremmo ai primi posti». Invece Roma Tre è 30esima per la Gelmini e 23esima nella classifica di Parma. «Bisogna mettersi attorno ad un tavolo e rivedere i criteri con cui è stata stilata quella lista. È giusto valutare il sistema come vuole fare il ministro, ma le cose vanno fatte sul serio».
Trento prima università d’Italia? «Riceve il doppio dei fondi - segue Fabiani- quelli dello Stato e quelli della provincia». Luigi Frati, la guida della Sapienza, è anche disponibile a sottostare al giudizio del Miur «ma solo perché non faccio processi al passato - spiega - per il futuro voglio, però, che le cose siano fatte per bene. Per esempio il ministero ha fatto pesare anche gli abbandoni tra I e II anno, ma così paghiamo le crisi vocazionali dei ragazzi: nelle facoltà di ingegneria sono più motivati, ecco perché i politecnici vanno meglio. E poi nelle commissioni che hanno preparato i dati, tra i valutatori, c’è anche qualche destinatario delle risorse e questo non va». Ad appoggiare la contro-classifica c’è anche Guido Trombetti, rettore dell’ateneo Napoli Federico II, 48° per la Gelmini, 5° nella lista di Parma. «Per fortuna il nostro ateneo lo conoscono in tutto il mondo, è antico e robusto resisterà - commenta - anche alla classifica del ministro. Ma ha fatto bene il collega a fare un po’ di chiarezza, ora bisogna far circolare il suo lavoro». Dall’Alma Mater di Bologna il prorettore Marco Depolo trova un “bene” che tra rettori si sia innescato il dibattito sulla valutazione. L’ateneo «non si sente danneggiato» dalla classifica del Miur ma, commenta il prorettore, «non è giusto che i fondi per il merito non siano aggiuntivi ma siano quelli sottratti agli atenei». Giovedì si riunisce la Conferenza dei rettori, la classifica della discordia “scalderà” il dibattito anche perché l’organismo che rappresenta gli atenei finora ha tenuto la testa bassa.