Il Massachussets Institute of Technology (MIT) di Boston o l’Università della California a Berkeley, in proporzione, raccolgono molti più finanziamenti da imprese e da organizzazioni private di quanto facciano le università europee. E non parliamo poi delle italiane! Lo sanno tutti, no? No. È una favola. La quota di finanziamento da industrie e fondazioni in Italia è simile a quella delle università nei primi posti dei ranking internazionali. Sono i valori assoluti di tutti i finanziamenti ad essere troppo bassi. Di conseguenza, il finanziamento pubblico alla ricerca – che deve essere la quota maggiore – è particolarmente carente.
È ovvio, vero, che il Massachussets Institute of Technology (MIT) di Boston o l’Università della California a Berkeley in proporzione raccolgono molti più finanziamenti da imprese e da organizzazioni private di quanto facciano le università europee? E non parliamo poi delle italiane!
Lo sanno tutti, no?
No. È una favola.
La figura in alto mostra per alcune università americane, europee e italiane la percentuale delle entrate da industrie e organizzazioni private sul totale delle entrate. I dati sono presi dai bilanci pubblicati relativi all’anno 2014 (per l’Univ. Pisa il 2013).
Le entrate da industrie e organizzazioni private comprendono la somma delle entrate per ricerca commissionata, per servizi, per contributi alle attività di ricerca e di didattica.
Dunque, tale quota è per l’MIT il 5% delle entrate totali (194 milioni di dollari). Se togliamo dal bilancio dell’MIT le entrate del Laboratorio Lilcoln per la sicurezza nazionale, finanziato dal governo e dalle forze armate con più di 800 milioni di dollari all’anno, la quota sale al 6.3%.
Per Berkeley la percentuale è un po’ più alta: 7.2%. Berkeley è un’università generalista, ma vicina a Silicon Valley. Per una land-grant University come Purdue, in Indiana – lontano dai principali centri di innovazione industriale del paese – è il 4.1%.
In Europa la quota delle entrate provenienti da industrie e privati è simile o più alta. Come ci si può aspettare, i politecnici hanno una percentuale maggiore, per la loro affinità alle attività industriali: il Politecnico di Monaco di Baviera (TUM) è all’11.2 % (se si scorpora dal bilancio l’ospedale ) e il Politecnico di Milano è al 15.4%. L’Università di Cambridge, che non è un politecnico ma ha una particolare vocazione scientifico-tecnologica, è al 14.5%, con circa 140 milioni di sterline. Per Cambridge almeno i due terzi di questa cifra vengono dalla generose fondazioni: per esempio, 48 milioni dal Wellcome Trust, e 32 milioni da Cancer Research UK. La scuola superiore S. Anna, che è un ateneo sui generis perché non dà titoli di laurea, ha comunque una natura politecnica ed è al 6.7%.
Le altre università europee nella lista sono generaliste, e sono comunque vicine alla percentuale delle americane: Ludvig Maximilian di Monaco il 4.6% (escludendo l’ospedale), Bologna il 4%, Pisa il 2.7%.
I numeri completi sono riportati nella tabella in calce al post.
Qualche commento finale:
- Raramente il finanziamento da industrie e da fondazioni private supera il 10% del totale delle entrate. Nessuna università si è svenduta ai privati, dunque. Per tutte le Università di prestigio le entrate arrivano in parte principale dallo stato, sotto forma di finanziamento ordinario o “appropriation” (solo per le università pubbliche) e di ricerche e/o servizi commissionati o attribuiti con bandi competitivi. Dai 3 miliardi di dollari di entrate dell’MIT (escluso il laboratorio Lilcoln), una fondazione privata, circa 194 milioni sono da industria e privati, e circa 324 milioni dalla tasse di iscrizione. Il resto sono fondi di ricerca pubblici in primis e poi rendite degli investimenti (“l’endowment”)
- La quota di finanziamento da industrie e fondazioni in Italia è simile a quella delle università nei primi posti dei ranking internazionali. Sono i valori assoluti di tutti i finanziamenti ad essere troppo bassi. Di conseguenza, il finanziamento pubblico alla ricerca – che deve essere la quota maggiore – è particolarmente carente.
- In assenza di incremento di finanziamento pubblico alla ricerca, sembra realistico puntare a finanziamenti da industrie e fondazioni intorno al 5% per un’università generalista.
University | Reference year | Total Revenues | Revenues from Industry and Private Foundations | %priv/tot |
MIT | 2014 | 3884 MUSD | 194 MUSD | 5.0 |
MIT (no Lincoln Lab) | 2014 | 3055.3 MUSD | 194 MUSD | 6.3 |
University of California Berkeley | 2014 | 2624.3 MUSD | 188.3 MUSD | 7.2 |
Purdue University | 2014 | 2290 MUSD | 94.6 MUSD | 4.1 |
Univ. Cambridge UK | 2014 | 962.4 MGBP | 140 MGBP | 14.5 |
LMU Munich (no hospital) | 2014 | 579.2 MEUR | 26.7 MEUR | 4.6 |
TU Munich | 2014 | 1258 MEUR | 86.3 MEUR | 6.9 |
TU Munich (no hospital) | 2014 | 718 MEUR | 80.12 MEUR | 11.2 |
Univ. Pisa | 2013 | 330 MEUR | 9.05 MEUR | 2.7 |
Scuola Superiore S. Anna Pisa | 2014 | 64.7 MEUR | 4.31 MEUR | 6.7 |
Politecnico di Milano | 2014 | 423.3 MEUR | 65 MEUR | 15.4 |
Univ. Bologna | 2014 | 750 MEUR | 29.8 MEUR | 4.0 |
(Fonte : https://www.iannaccone.org/2015/09/07/chi-attira-meglio-i-finanziamenti-da-industrie-e-privati/)