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Miur, sit in dei precari: quest’anno ci sarà anche la Cgil, ma non Cisl e Uil

La manifestazione è l’occasione per il sindacato guidato da Domenico Pantaleo di chiarire la propria posizione

15/07/2014
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

E’ in programma per martedì mattina il sit-in del comitato dei precari davanti al ministero dell’Istruzione: una protesta rituale, che si ripete quasi tutti gli anni, che dà voce ai precari della scuola, soprattutto in vista delle nomine di settembre. Ma che quest’anno assume un significato un po’ particolare: a dare il proprio sostegno ai precari c’è infatti anche la Cgil, che spiega con un comunicato sul sito internet:«La FLC CGIL sarà in piazza Montecitorio il 15 luglio a sostenere il presidio indetto dai movimenti delle scuole, prima tappa di una stagione di mobilitazioni in difesa dei lavoratori della scuola, dell’università, della ricerca, dell’AFAM e dei diritti costituzionali che essi rappresentano. In molte province si terranno presidi organizzati dal nostro sindacato».La partecipazione della Cgil è presto spiegata:l’occasione è quella giusta per mettere le mani avanti su alcuni punti del «piano scuola», che in realtà non esiste ancora ufficialmente, ma che -almeno per come è stato anticipato attraverso le indiscrezioni- sta sollevando un polverone.

Le 36 ore sul piatto

Uno, soprattutto, il punto contestato dai sindacati: e cioè l’ipotesi paventata di estendere l’orario di lavoro degli insegnanti da 18 a 36 ore, ampliando così il carico di lavoro dei docenti di ruolo e sottraendo invece ore ai supplenti. Nonostante il ministro Stefania Giannini abbia smentito che l’argomento sia all’ordine del giorno, la questione resta argomento di dibattito, e spina nel fianco per i sindacati degli insegnanti. I precari verranno supportati pure nella protesta pure dall’Anief: «Il giovane sindacato partecipa al sit-in e presenta la piattaforma per trovare una via d’uscita sui “nodi” reclutamento, apprendistato e carriera: assunzioni sui 100mila posti vacanti; sblocco del contratto per allineare le buste paga di base al costo dell’inflazione; obbligo formativo a 18 anni; riforma dell’apprendistato».