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Mobilitazione dei lavoratori per i rinnovi

Mobilitazione dei lavoratori per i rinnovi di Gian Paolo Patta Segretario confederale Cgil Cgil Cisl Uil e le categorie dei lavoratori della pubblica amministrazione e della scuo...

18/10/2004
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Mobilitazione dei lavoratori per i rinnovi
di Gian Paolo Patta
Segretario confederale Cgil
Cgil Cisl Uil e le categorie dei lavoratori della pubblica amministrazione e della scuola hanno avanzato, per il rinnovo dei contratti di lavoro scaduti, una richiesta di incremento dell'8 per cento, richiesta che è stata condivisa da tutto l'universo delle numerose organizzazioni sindacali presenti nella pubblica amministrazione. Le ragioni di questa richiesta sono note: il recupero del differenziale tra l'inflazione programmata e l'inflazione reale nel biennio 2002-03; uno 0,5 % per la produttività e un'inflazione prevedibile del 2,4 % per l'anno 2004 e del 2,4% per il 2005. La richiesta si muove, in sostanza, sulla falsariga del protocollo del 23 luglio, con un'importante modifica: non avendo condiviso l'inflazione programmata dal governo, palesemente ed eccessivamente lontana da quella reale, Cgil Cisl Uil hanno elaborato una proposta autonoma sull'inflazione.

È invece ormai tradizione consolidata nel pubblico impiego quella di richiedere una quota di produttività nel contratto nazionale, come del resto aveva deciso il congresso della Cgil a Rimini. Quota di produttività che contribuisce alla successiva contrattazione integrativa che è utile al riconoscimento delle professionalità, all'organizzazione del lavoro migliore negli uffici ecc. Il governo ha invece stanziato nella Finanziaria per il 2004 il 3,6 per cento che, in seguito alla piccola modifica all'inflazione programmata per il 2005, elevata dello 0,1%, porta il dato dell'incremento al 3,7 nella Finanziaria per il 2005.

Distanze enormi tra sindacati e governo
Come si vede le distanze sono enormi: peraltro è palese a tutti che la proposta del governo ignora completamente i patti sino a oggi sottoscritti, compreso il 23 luglio, anche nella lettura più sfavorevole ai lavoratori. Come si vede il 3,7 non copre nemmeno l'inflazione del 2004 e 2005. Già ora, per l'anno in corso, abbiamo un'inflazione che oscilla attorno al 2,3%. Manca completamente il recupero del differenziale dell'inflazione del 2002 e 2003 (per il quale la finanziaria stanzia lo 0,1 %) e non esiste la voce produttività. Avremmo capito un governo che avesse contestato le nostre previsioni sull'inflazione, e di questo si poteva e si può trattare. Per il resto, francamente , l'unica motivazione che riusciamo a trovare per il comportamento del governo è che i danni prodotti dalle politiche finanziarie del ministro Tremonti sono tali che si utilizzano anche i contratti dei lavoratori della pubblica amministrazione per fare cassa e garantire quella riduzione fiscale che è diventata il chiodo fisso di Berlusconi ed alla quale affida la possibilità di rimontare il calo di popolarità che lo ha investito (come dimostrato dai risultati delle recenti elezioni amministrative e per il Parlamento europeo). In queste condizioni e con queste distanze è assolutamente evidente che per tutte le organizzazioni sindacali non ci sono le condizioni per arrivare a sottoscrivere i rinnovi dei contratti di lavoro.

Siniscalco come Tremonti
Ci aspettavamo che la sostituzione di Tremonti con Siniscalco permettesse di superare quella fase di "accentramento autoritario" tipico della gestione del passato ministro del Tesoro e ci aspettavamo che davvero di potesse avviare una politica di confronto e di dialogo normale. Certo, non di concertazione, da tempo affossata dal governo, ma almeno di dialogo normale. Da luglio a oggi, nonostante le retribuzioni dei lavoratori della pubblica amministrazione siano una voce importante del bilancio dello Stato, il nuovo ministro non ha ritenuto di convocare mai le organizzazioni sindacali dei lavoratori, perlomeno per spiegare come fosse arrivato a ipotizzare questi incrementi del 3,7 per cento, sulla base di quali accordi, di quali contratti, di quali leggi. Il ministro peraltro disattende già sé stesso, poiché nell'incontro generale con le parti sociali svoltosi a palazzo Chigi nello scorso mese di luglio, era stato assicurato l'avvio di un tavolo tecnico, almeno un tavolo tecnico, per confrontare le rispettive posizioni.

In sostanza quindi a tutt' oggi non abbiamo risorse adeguate e non abbiamo nessun rapporto con il governo: a Cgil Cisl e Uil e alle categorie della pubblica amministrazione e della scuola non è rimasto quindi altro strumento che proseguire le iniziative di sciopero iniziate già con lo sciopero generale dei lavoratori pubblici nel mese di giugno.

Sono state indette 8 ore di sciopero nella pubblica amministrazione (da gestire a livello territoriale e a livello nazionale), un'iniziativa dei lavoratori della scuola che coniuga la lotta alla applicazione della riforma Moratti con le richieste di rinnovo dei contratti nazionali di lavoro e che si concluderà con una importante manifestazione nazionale il 15 novembre a Roma con 8 ore di sciopero dell'intera categoria.

Per la difesa del contratto nazionale e per la qualità dei servizi
Vi è da dire che grande è la preoccupazione di tutti i lavoratori della pubblica amministrazione per i processi di "devoluzione" ipotizzati anche dalle modifiche alla Costituzione. I lavoratori e lo hanno ribadito unitariamente i segretari generali delle categorie della pubblica amministrazione sono assolutamente contrari alla regionalizzazione dei contratti. Ritengono il contratto nazionale di lavoro un valore importante anche per la garanzia dell'unitarietà dell'erogazione del servizio pubblico per tutti i cittadini italiani.

Nelle iniziative di mobilitazione non mancherà quindi la difesa del contratto nazionale di lavoro (del resto le richieste di incremento vanno in questa direzione) e il ruolo centrale del pubblico nell'erogazione omogenea dei servizi a tutti i cittadini italiani.
(Rassegna sindacale, n. 38, ottobre 2004)