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Napoli, la gioventù perduta

Record europeo.Gli esperti: così prospera la delinquenza

13/09/2014
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La Stampa

Antonio Piedimonte

Un record storico. E’ quello della dispersione scolastica a Napoli e in Campania, che da decenni viene confermato dai dati. Statistiche che comprendevano anche Davide Bifolco, ucciso da un colpo di pistola durante un inseguimento, perché anche lui, come molti suoi coetanei dei tanti quartieri difficili di Napoli, aveva lasciato la scuola dopo la terza media. Il sedicenne del Rione Traiano era tra i cosiddetti «early school leavers» – i ragazzi che si sono fermati alla scuola dell’obbligo – che in Italia superano quota centomila solo nella fascia tra i 18 e i 24 anni, pari al 17% (per avere un’idea in Europa la media è del 10, a Napoli supera il 22), come hanno ribadito ieri gli esperti di «Save the children». Cifre ancora più alte sono quelle fornite dal Censis - e ricordate pure dall’associazione «Maestri di Strada», da anni impegnata in prima fila contro la fuga dalle aule - e indirettamente ribadite dagli interventi delle forze dell’ordine: 82 genitori denunciati dai carabinieri nel corso dell’ultimo anno solo tra il Vomero e Marianella (tutti tra i 30 e i 40 anni). Il nuovo allarme dispersione non coglie di sorpresa Adolfo Scotto Di Luzio, docente di Storia della pedagogia e autore di «Napoli dei molti tradimenti» (il Mulino): «La scuola non può farci niente. E’ una grande emergenza che richiede interventi straordinari. Bisognerebbe mettere in campo un’enorme task force in grado di andare casa per casa e fare percorsi individualizzati ». Un esempio? «Mi viene in mente un progetto messo a punto negli Usa che coinvolgeva i migliori laureati da utilizzare nelle scuole dei ghetti, ma anche alla possibilità di avvicinare i ragazzi al mondo del lavoro». Sulla stessa lunghezza d’onda c’è Margherita Musello, docente di Pedagogia della devianza e della marginalità nell’ateneo napoletano suor Orsola Benincasa: «Il triste paradosso è che Napoli è una della città con più giovani in Europa, ma al tempo stesso fa registrare i peggiori record, come quello della dispersione, che sebbene in flessione è comunque altissimo». Altri primati? «Tanti, si pensi solo alle ragazzine in età scolare che rimangono incinte e per questo lasciano il percorso scolastico». Arretratezza sociale e culturale, dunque. «Ci sono trentenni che non sanno leggere e scrivere ma hanno già quattro figli. Il problema è molto grave e la legge non basta. Bisogna lavorare diversamente mettendo insieme le migliori professionalità, le diverse agenzie, le associazioni qualificate, i gruppi di volontariato, i docenti motivati, i professionisti seri». Professoressa, tutti i ragazzi che lasciano la scuola diventano criminali? «Non tutti, ma il passaggio dalla devianza alla delinquenza è frequente e rapido, d’altra parte a dividerle è un filo sottilissimo». Poi c’è il peso della città… «Beh, certo, se Napoli apparisse meno disastrata e in continuo peggioramento, se non mostrasse tutti i giorni quegli aspetti di degrado e d’inciviltà che la rendono spesso invivibile, potrebbe offrire altri tipi di segnali».  

Ma c’è un progetto low cost che riporta i ragazzi in classe 

Flavia Amabile 

Barbara, Alessandro e Simone hanno 14 anni, tra due giorni si siederanno in un’aula di un istituto professionale di Napoli. È una notizia. Ogni anno in Italia 110 mila ragazzi abbandonano gli studi in anticipo. Gli ultimi dati Ocse resi noti tre giorni fa hanno lanciato l’allarme: la scuola ha sempre meno valore per gli adolescenti italiani. Circa uno su sette (14%) tra i 17enni abbandona la scuola contro una media Ocse del 10%. Barbara, Alessandro e Simone no. Loro proseguiranno, convinti. Hanno preso parte ad un progetto di Save The Children avviato nel 2012 in 30 classi aNapoli, Scalea e Crotone coinvolgendo 2100 studenti della scuola primaria e di primo grado grazie al lavoro svolto in partenariato dall’associazione Libera e il finanziamento di Bulgari e della Fondazione con il Sud. «Purtroppo stiamo aumentando il nostro impegno in Italia oltre che nelle zone più difficili e povere del mondo perché anche qui la situazione sta assumendo toni drammatici », ammette Valerio Neri, direttore generale di Save The Children Italia. Aumentano i ragazzi che abbandonano le scuole, per convincerli a restare si è scelto un metodo nuovo, battezzato «Fuoriclasse». «Si basa sulla collaborazione fra scuola e famiglia, sull’integrazione tra attività svolte in orario scolastico e in orario extrascolastico, la partecipazione diretta degli studenti anche in questioni pratiche come le prese a terra o l’elettricità», racconta Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save The Children. «Partono molti progetti ma troppo spesso non si sa che fine facciano, se siano stati utili oppure no - spiega Roberto Reggi, sottosegretario all’Istruzione -. Stavolta invece si cerca di valutare l’impatto». La valutazione è stata affidata ad un soggetto esterno al progetto, la Fondazione Agnelli, per avere un risultato il più possibile oggettivo. È emerso che dopo due anni di lavoro nelle classi gli ingressi in ritardo alle lezioni si sono quasi dimezzati. Le assenze dei ragazzi delle medie sono calate di 11 giorni e anche il rendimento è migliorato del 4-6%. «Un risultato per nulla scontato - spiega Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli - Inoltre è stato ottenuto spendendo 350 euro l’anno per ogni studente rispetto ai 5-600 degli interventi finora messi in campo ». E, quindi, Barbara, Alessandro e Simone da lunedì torneranno a scuola sempre più convinti della necessità di studiare. L’obiettivo? Diventare guide turistiche e andare via dall’Italia. Anche loro