Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Non saranno gli atenei ad aumentare le tasse agli studenti

Non saranno gli atenei ad aumentare le tasse agli studenti

In tutto questo ragionare si è perso di vista il problema principale, i trasferimenti dallo Stato. È da questa variabile che dipende il tutto. I finanziamenti alle Università sono diminuiti drasticamente

06/08/2012
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Autorevoli esponenti politici hanno rivolto un appello agli atenei italiani chiedendo di non incrementare le tasse a carico dei nostri studenti. Accetto volentieri la sollecitazione e provo a fare un po' di chiarezza su un argomento tanto delicato e importante. La spending review: cominciamo dal metodo. Di sicuro provvedimenti che attengono alle finanze generali dovrebbero escludere interventi sull'autonomia degli atenei che è una struttura fragile e complessa. Parlarne senza tener presente le specifiche norme dell'autonomia è un errore. Sul merito. In tutto questo ragionare si è perso di vista il problema principale, i trasferimenti dallo Stato. È da questa variabile che dipende il tutto. I finanziamenti alle Università sono diminuiti drasticamente. A oggi quasi un miliardo di euro in meno rispetto al 2009. Non si potrà non notare che a una diminuzione di circa il 13% non hanno corrisposto altrettanti incrementi delle tasse. Si taglia agli atenei, li si penalizza se hanno fuori-corso; tuttavia i dati confermano che i rettori, a fronte di questa oggettiva situazione di difficoltà, non si sono in generale rivalsi sugli studenti. Nessuno ha interesse ad aumentare le tasse. Nessuno. Tanto meno chi guida gli atenei. E ha torto chi attribuisce ai rettori la responsabilità dell'attuale provvedimento. I rettori hanno un unico interesse: che le Università funzionino, che gli studenti aumentino e godano di quei servizi, incluso il diritto allo studio, che sono loro dovuti dallo Stato. Quanti sanno che la legge consentirebbe già oggi di offrire un trattamento «protetto» agli studenti-lavoratori? Esistono, infatti, i cosiddetti studenti «part-time» che negoziano un numero più basso di esami e un numero più alto di anni di corso legale. Gli atenei non li hanno attivati se non in pochi casi per un motivo molto semplice: nella ripartizione del finanziamento lo studente «part-time» è considerato un fuori-corso! Si sani immediatamente questa stortura, tanto per cominciare. Gli atenei italiani continuano a non avere intenzione di aumentare indiscriminatamente le tasse. La Crui su questo è pronta a impegnarsi. In tutti i casi, anche a voler ragionare per assurdo, il combinato dei nuovi vincoli (da un lato pochissimi fuori-corso «ricchi», dall'altro moltissimi in corso sotto i 40.000 euro di reddito) produrrebbe una percentuale insignificante di entrate aggiuntive. Resta invece aperta la questione dell'Ffo. Mancano all'appello 400mln di euro, denari che servono a garantire un minimo di servizi e un minimo di prospettive per chi si appresta ad ottenere l'abilitazione. Con le tasse degli studenti non si pagano infatti gli stipendi. Allora, che speranza diamo alle migliaia di abilitati? E come si può garantire una buona didattica con uno degli indici più bassi in Europa nel rapporto docenti/studenti? A oggi l'Ffo copre i soli costi del personale e, come se non bastasse, il Decreto ha portato il turnover al 20%, non ostante le ripetute sollecitazioni a elevarlo almeno al 40%: dunque, minori possibilità di assumere i futuri abilitati (e i vecchi idonei). Si annuncia minacciosamente il secondo tempo della spending review: colpire le Università poste sopra la mediana di costo di beni e servizi (energia elettrica, acqua e così via), rapportandole al numero di professori e personale, e dimenticando i costi indotti da un milione e mezzo di studenti e dal funzionamento della buona ricerca! Risultato: altri 530mln di euro in meno. Il malato viene ucciso nel suo letto di dolore. Si attendono commenti a riguardo visto che in simili condizioni le Università non cresceranno mai più. Il limite di guardia è stato superato ampiamente. È giunto il tempo di costruire un patto in favore degli atenei, non contro gli atenei, incentrato su tre punti. Primo: come Crui chiederemo agli atenei di non aumentare le tasse e ci impegniamo per proporre un quadro organico e diversificato della contribuzione da discutere cogli studenti. Secondo: restituire agli atenei l'autonomia sottratta negli anni con provvedimenti incoerenti e insostenibili. Terzo: rifinanziare il sistema per garantire le aspettative dei giovani e per dare a tutti gli studenti capaci e meritevoli le borse cui hanno diritto. Queste sono le condizioni minime per chi ha davvero a cuore il futuro degli atenei in questo Paese. Niente proteste sterili allora: c'è solo da difendere l'Università. Facciamolo e basta. Il logoramento del sistema è passato anche attraverso le continue campagne di accuse, di diffamazioni, di flagellazioni. E, mentre si accusava, passavano i «tagli» magari in favore degli autotrasportatori o dell'IciI. Noi ce li ricordiamo.

 Marco Mancini**Presidente della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane)