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Nuova Ferrara-"Siamo i nuovi poveri del lavoro"

Stefano Ciervo "Siamo i nuovi poveri del lavoro" Comunali, docenti, sanità: buste magre e niente aumenti LA BATTAGLIA DEI CONTRATTI ...

15/05/2005
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Nuova Ferrara

Stefano Ciervo
"Siamo i nuovi poveri del lavoro"
Comunali, docenti, sanità: buste magre e niente aumenti
LA BATTAGLIA DEI CONTRATTI


Sulla loro busta paga sembra si giochi l'avvenire economico della nazione. I dipendenti pubblici sono, assieme ai metalmeccanici, i nuovi poveri del mondo del lavoro, se naturalmente non si vuole allargare lo sguardo ai precari totalmente non garantiti. I quasi diecimila addetti comunali, insegnanti, operatori sanitari, quadri dei ministeri e degli enti economici, da Ferrara guardano con un misto di rabbia e proccupazione il balletto romano di queste ore attorno a una decina di euro lordi al mese in più o in meno. Lo stipendio base, questo è semmai il loro problema.
Dopo 17 mesi di vertenza, con tre scioperi generali e manifestazioni assortite, "c'è grande tensione negli uffici - testimonia Davide Stabellini, segretario Uil, che per un anno ha seguito direttamente il settore - Non mancavano le condizioni per chiudere la trattativa, si era creata aspettativa, poi Berlusconi ha bloccato tutto". Nelle scorse ore i ferraresi hanno avuto giusto la forza di spedire qualche mail di protesta al sito dei ministeri, niente manifestazioni spontanee sotto la Prefettura come in altre città, "ma all'inizio della prossima settimana ne parleremo tra noi confederali, qualcosa bisognerà fare" anticipa Stabellini. L'entità degli aumenti, su base biennale, si innesta in schemi di retribuzione che per anni si sono ristretti fino ad occupare gli spazi più piccoli tra le categorie dei lavori a tempo indeterminato. "Noi comunali siamo il gradino più basso del pubblico impiego, e possiamo ben dire di essere diventati i "nuovi poveri"" recrimina Angela Alvisi, che di mestiere fa il quadro intermedio a Palazzo Municipale ed è segretaria della Funzione pubblica Cgil. Una busta paga come la sua contiene ogni mese circa 1.300 euro netti, senza le indennità che toccano ad esempio alle educatrici o ai Vigili urbani, ma un usciere arriva a prendere 14mila euro lordi annui, dai quali togliere attorno al 25% di tasse.
Arco d'impiego e orari non paragonabili a quelli del settore privato? Non ditelo agli insegnanti, "oggi non finisci più di lavorare, sembra che sulla scuola si scarichino tutte le nuove esigenze sociali, educazione stradale, sessuale, ambientale... E poi ci tocca - esplode Cristina Vendra, rappresentante degli insegnanti Cisl - aspettare un anno e mezzo per un pugno di euro, mentre l'altro giorno i medici pubblici hanno "chiuso" con 270 euro in più. Per legge siamo tutti laureati anche noi, non accettiamo di essere retribuiti così male". Al mese, in busta, 1.000 euro per i primi tre anni, poi in salita fino ai 1.800 di un docente di classe 21: buona parte degli insegnanti ferraresi sono collocati negli ultimi due scaglioni di anzianità e stipendio, l'altra grande categoria sta diventando quella dei precari. A proposito di sanità: attendono il nuovo contratto 4.200 tra infermieri, operatori tecnici e amministrativi, che prendono dai 1.100 ai 1.350 euro al mese, indennità comprese. "L'altro giorno, al nostro congresso regionale - informa Claudio Grabinsky, delegato ospedaliero delle Rdb - si parlava dell'intenzione del governo di darci solo 50 euro a ottobre e gli altri nel 2006, tanto per anticipare la trasformazione del contratto da biennale in triennale. Cose da pazzi, come il premier che ci bolla come nullafacenti, e non mi pare che i sindacai confederali si oppongano con decisione, nonostante gli scioperi".
I prossimi giorni, probabilmente, segneranno un'escalation. "Se c'è il blocco della contrattazione sui dipendenti pubblici e sulla categoria più importante dei privati, cioè i metalmeccanici, allora il problema è politico e merita una risposta alta" è il ragionamento di Beppe Ruzziconi, segretario della Camera del lavoro. Tradotto dal sindacalese significa sciopero generale, che lo stesso Ruzziconi ha già chiesto assieme al resto dell'Esecutivo regionale Cgil, l'altro giorno a Bologna. Stavolta l'autunno caldo rischia di essere anticipato alla primavera.