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Nuova Sardegna-. A. A. Scuola media cerca certezze

Riforma Moratti: a rischio numerose cattedre in una realtà caratterizzata da gravi ritardi ed enormi difficoltà A. A. A. Scuola media cerca certezze Attesa in Sardegna tra tagli ...

10/04/2004
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Nuova Sardegna

Riforma Moratti: a rischio numerose cattedre in una realtà caratterizzata da gravi ritardi ed enormi difficoltà
A. A. A. Scuola media cerca certezze
Attesa in Sardegna tra tagli incombenti e materie cancellate
Campanella d'allarme in molti istituti Pericolo di abbandoni e difficili scelte familiari
PIER GIORGIO PINNA


Riflettori accesi sulla scuola media alla vigilia della Riforma Moratti. Una realtà complessa. Molto complessa. In Sardegna più che altrove. Il perché è presto detto. Ancora una volta, nell'isola, a condizionare il quadro esistono fattori specifici. Alcuni geografici, altri sociali. Si possono così scoprire situazioni del tutto differenti.
Da un lato, gli ambienti urbani di città come Sassari, Cagliari e Olbia, dove spesso le classi sono sovraffollate. Dall'altro lato, gli istituti comprensivi dislocati in numerosi paesi: quelli cioè che di frequente abbinano le medie alle materne e alle elementari. Qui, non di rado, vengono accorpati in un'unica aula ragazzi di vari centri tra loro vicini. Con fenomeni di pendolarismo piuttosto accentuati.
Non basta. Sul contesto più ampio incide, in maniera sempre variegata, la cosiddetta dispersione scolastica: l'abbandono degli studi è infatti più preoccupante in Sardegna che in altre regioni d'Italia. Con percentuali da record negativi.
Bene: in questa realtà già di non agevole gestione, forse la più difficile da amministrare dell'intero sistema scolastico nazionale, s'inseriscono adesso le novità ventilate dalla Moratti. Cambiamenti e innovazioni che, pur tra qualche blando consenso, nel complesso stanno facendo venire sudori freddi a tanti prof, ragazzi e genitori. Anche in questo caso tensioni e dubbi non hanno una sola ragione. Per comprendere meglio è indispensabile perciò valutare prima, dati alla mano, la sfaccettata situazione dell'isola.

Verso l'emergenza
Qualche giorno fa la Cgil ha reso note cifre preoccupanti. Facendo suonare subito la prima campanella d'allarme per il prossimo anno scolastico. Oltre a una serie di perplessità condivise da altri sindacati sui possibili tagli negli organici degli insegnanti di sostegno, la segreteria regionale della confederazione ha spiegato: "C'è di più, e di peggio". Le forbici, infatti, non funzioneranno solo nelle materne, elementari e superiori. Opereranno in modo pesante proprio alle medie. Oggi in Sardegna gli studenti tra gli undici e i tredici anni sono in tutto 53.550. Meno di un quinto dell'intera popolazione scolastica.
Dal 2004-2005, in quella che con una fantasia nominalistica degna di miglior causa è stata ribattezzata secondaria di primo grado, gli studenti scenderanno a 52.231, con un calo dello 0,39 per cento. Ma - dicono sempre alla Cgil - ben più consistenti saranno le riduzioni delle cattedre, destinate a passare in pochi mesi da 5.618 a 5.506.

Lingua straniera
Il che, tradotto dal sindacalese al linguaggio corrente, significa che dal prossimo autunno nelle medie della Sardegna lavoreranno 112 prof in meno. Davvero una prospettiva poco incoraggiante. Specialmente se si pensa che, con un effetto moltiplicatore per tutti gli altri ordini, la stessa confederazione ha conteggiato in 431 (su un totale di 23.442) i posti depennabili.
Ci sono poi ulteriori elementi per niente rassicuranti. Questa volta basati non sulla matematica ma su altre materie. L'inglese, per esempio. L'insegnamento della lingua era una delle tre "I" (con informatica e impresa) del programma elettorale di Berlusconi. Sempre nei giorni scorsi, rispondendo a un'interrogazione presentata da parlamentari della Margherita, il sottosegretario all'Istruzione Valentina Aprea ha però fatto una sostanziale ammissione: alle medie le lezioni d'inglese passeranno dalle attuali 99 a 54 l'anno. Per l'esattezza a un'ora e 38 minuti la settimana contro le tre di oggi. E sebbene lo stesso esponente del governo abbia sottolineato come la diminuzione sia compensata da un aumento del monte ore annuale alle elementari, questa considerazione ha convinto poco. Soprattutto in Sardegna. Dove, grazie all'autonomia concessa dalle precedenti innovazioni legislative, parecchi istituti hanno inserito nei loro corsi l'insegnamento della lingua straniera in termini decisamente più massicci di quelli previsti adesso.

Studenti di serie B
Non è finita. A non far dormire sonni tranquilli ai docenti e alle famiglie dei ragazzi iscritti alle medie ci sono altri fattori unanimemente visti nell'isola come sfavorevoli. In primo luogo, tanti genitori appaiono preoccupati dal germe della devolution che parrebbe essere attecchito anche nelle ultime trasformazioni annunciate per la scuola italiana. A non convincere, neppure in una logica di un maggior efficienza, le possibilità di un'istruzione differenziata per aree. Nell'isola, almeno da quanto emerge dalle continue manifestazioni anti-riforma promosse in molti centri, viene invece considerata un valore in sé una situazione nella quale l'offerta formativa sia uguale per tutti gli studenti. Unica garanzia, si evidenzia, per evitare di creare allievi di serie A e allievi di serie B in rapporto al tessuto economico nel quale ogni istituto opera.

Darwin e la Storia
Suscita poi allarme la cancellazione di una serie di programmi di Storia dalle medie. Sul punto, non solo in Sardegna, si sono già susseguite polemiche a non finire. Con interventi e denunce da parte dei prof più direttamente coinvolti, ma anche dei movimenti degli studenti. Una bagarre diventata in poche settimane rovente.
Quasi quanto quella suscitata dall'eliminazione dai corsi dei principi darwiniani sull'evoluzione delle specie. Già sostituita in qualche di testo da un creazionismo che, nella sua infondatezza scientifica, non convince neppure i cattolici più autorevoli.
Ultimo in elenco, ma non certo come importanza, il coro di critiche levatosi in Sardegna sull'obbligo di far scegliere alle famiglie di ragazzi poco meno che tredicenni il corso di studi successivo. Prima ancora della conclusione delle medie, infatti, i genitori dovranno decidere se far frequentare in futuro ai propri figli una scuola professionale o un liceo. Il primo indirizzo farà capo alla Regione ed è destinato a sfornare tecnici e operai, l'altro è invece preliminare all'università. Tutto, però, in un quadro evidente: gli strumenti a disposizione per la scelta dipenderanno dalle condizioni della famiglia più che dai meriti e dalle inclinazioni individuali. Con buona pace di una scuola nata anche con l'obiettivo di colmare i divari di partenza tra gli studenti.