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Nuovi prof con tutele crescenti?

Ipotesi estensione Jobs act ai 150 mila assunti. Giannini: certamente contratto del merito. Buona scuola, appello del premier: solo 23 mila risposte

07/10/2014
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Piena licenziabilità con diritto al solo indennizzo. Sarebbe l'effetto più dirompente dell'estensione ai docenti del nuovo contratto unico a tutele crescenti previsto dalla riforma del lavoro, riforma oggi al centro del vertice premier-sindacati.

Se l'equiparazione pubblico-privato per il Jobs act, richiesta a gran voce da Ncd («L'art. 18 sia applicato anche al pubblico impiego», va ribadendo Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo economico), Fi e Sc, dovesse riguardare anche la scuola significherebbe mandare in soffitta l'attuale sistema dei contratti e della mobilità in caso di soprannumero. Un'ipotesi, questa dell'estensione, che riguarderebbe solo i nuovi assunti, quei 150 mila precari della Buona scuola che dovranno entrare a settembre 2015. Interpellata sul caso nel corso di un'intervista radiofonica, il ministro dell'istruzione, Stefania Giannini, ha risposto: i docenti neoassunti «sperimenteranno certamente il nuovo contratto del merito». Ossia la classificazione stipendiale in base non più all'anzianità di servizio ma a crediti professionali, didattici e formativi riservati al 66% dei docenti.

La delega sul lavoro, è al centro del primo faccia a faccia Matteo Renzi -Cgil, Cisl e Uil che si terrà stamane a Palazzo Chigi.La battaglia in corso in queste ore nel Pd, e nella maggioranza, è sui licenziamenti disciplinari: prevedere anche per questi, e non solo per quelli discriminatori, che il lavoratore possa essere reintegrato dal giudice. Questo è tra l'altro quanto previsto dall'ordine del giorno approvato dalla direzione del Pd e ora reclamato dalla minoranza democratica. «La delega su questo punto deve essere precisa e chiara», dice Cesare Damiano, presidente pd della commissione lavoro della camera. E sull'estensione al pubblico, «mi pare prematuro parlarne, già sono poche le tutele di cui si discute per il privato....».

Intanto prosegue il faccia a faccia con il paese sulla riforma della Buona scuola. La consultazione on line, avviata dal 15 settembre scorso e che si concluderà il 15 novembre, ha finora raccolta 23 mila risposte su 280 mila contatti, ha scritto lo stesso premier nella sua newsletter, con la quale si è appellato ai cittadini perché la partecipazione sia più corposa. Numeri che già in queste ore sarebbero saliti a 310 mila contatti e 31 mila risposte.

Il ministero dell'istruzione è corso ai ripari con una circolare chiamando a raccolta tutti i direttori generali, i dirigenti scolastici, gli insegnanti, addirittura i sindacati, perché si facciano parte attiva anche nei collegi dei docenti a favore della consultazione. A fermare le lancette ad oggi sarebbe un mezzo flop, viste le ambizioni iniziali. Del resto la platea dei potenziali interessati è assai nutrita: 8 milioni di studenti, quasi un milione di dipendenti, per non parlare di genitori. «La consultazione on line è una parte, puntiamo molto su quella off line», dicono al ministero. Il riferimento è al tour che coinvolgerà tutte le regioni e che parte in questi giorni per raccogliere proposte e critiche. Intanto i sindacati, nella modalità off line, potrebbero essere consultati la prossima settimana a viale Trastevere