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Pensioni, dietro front su quota 96

La Ragioneria: mancano i fondi per anticipare il riposo di 4 mila prof. Salta il tetto a 68 anni per gli universitari

05/08/2014
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La Stampa

Roberto Giovannini

La Ragioneria aveva bocciato le coperture finanziarie individuate, il governo corre ai ripari, e ancora una volta i «politici» devono accettare le indicazioni dei «tecnici». Ieri mattina, così, la Commissione Affari Costituzionali del Senato dove è in discussione il decreto legge sulla pubblica amministrazione del ministro Marianna Madia ha dato luce verde a quattro emendamenti soppressivi presentati dal governo. Spariscono così tre importanti innovazioni in materia previdenziale inserite nel decreto qualche giorno fa dai deputati. Il tetto dei 68 anni per il pensionamento d'ufficio dei professori universitari e dei primari (costo un centinaio di milioni); la «quota 96», che mandava in pensione oltre 4mila insegnanti (costo nel solo 2014 circa 45 milioni, quasi 400 però tra il 2014 e il 2018); lo stop alle penalizzazioni per chi si ritira dal lavoro pubblico a 62 anni. con 42 anni e sei mesi di contributi. Una mossa inevitabile, dopo i rilievi della Ragioneria (e in precedenza, e per altre ragioni) del Commissario alla spending review Carlo Cottarelli. Ma anche dovuta al crescente rischio di una sorta di picconamento confuso e disorganico alle regole sulle pensioni stabilite dalla riforma Fornero. L'intenzione del governo è ora quella di affrontare a settembre, in un provvedimento più complessivo, il tema delle pensioni. C'è un urgenza particolare che riguarda quella fascia di disoccupati che sono vicini al pensionamento ma che dovranno attendere senza reddito i 66 anni dí età. Ma se fosse possibile trovare le risorse, l'Esecutivo sarebbe intenzionato a cercare di rendere più flessibile (con qualche penalizzazione) in qualche modo l'uscita di lavoratori attivi ma ultra62enni, favorendo le assunzioni di giovani. Un'operazione complicata, che richiederebbe ingenti risorse, e su cui non è ancora stata avviata una istruttoria con il ministero dell'Economia. Si vedrà a settembre. Intanto, mentre visti i tempi stretti il decreto Madia si avvicina a un altro voto di fiducia, esplode la protesta dei sindacati per lo stop inatteso alla scappatoia costruita per circa 4000 insegnanti e collaboratori scolastici. Che, ricordiamo, dovranno lavorare fino a 66 anni di età perché maturavano i requisiti per il pensionamento con regole più favorevoli alla fine dell'anno scolastico 20112012. «C'è qualcosa che non va se ogni volta che si interviene per sanare palesi ingiustizie nei confronti dei lavoratori scatta il contrordine. Non è accettabile», attacca Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil. Per il leader Cisl, Raffaele Bonanni è «l'ennesima figura di dilettantismo della classe politica del nostro paese». All'attacco anche le opposizioni di sinistra e destra. Invece, vincono su tutta la linea i professori universitari, che a questo punto potranno continuare a lavorare fino a 70 anni. Inizialmente, sarebbero dovuti andare in pensione come i magistrati e gli altri dirigenti, a 65 anni. Poi sono diventati 68; adesso è sparito anche quel tetto.