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Per lo stop alle supplenze bisognerà aspettare

La piaga del precariato continuerà ad affliggere la scuola anche nell'imminente nuovo anno scolastico

06/09/2016
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la Repubblica

Salvo Intravaia

La piaga del precariato continuerà ad affliggere la scuola anche nell'imminente nuovo anno scolastico. Il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini l'ha definito un “metodo negativo che ha soffocato la scuola italiana" e il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha inserito la sua fine in cima a tutti gli obiettivi della Buona Scuola. Per questo il diktat è stato perentorio: bisogna assolutamente cancellare le graduatorie ad esaurimento dei precari (Gae) ed eliminare la cosiddetta supplentite, l'enorme numero di precari su cui ogni anno si basa il funzionamento della macchina scolastica italiana. Eppure un primo anno di applicazione non è servito a compiere grossi passi avanti e quello futuro non sembra poter promettere molto di più. Nella passata stagione scolastica, stando ai dati ufficiali diffusi dal ministero dell'Istruzione, la montagna di supplenze è stata appena scalfita, ma stando ad alcune interpretazioni dei numeri potrebbe persino essersi accresciuta. Una situazione che - questo sembrano indicare le prime notizie sulla preparazione delle classi e la distribuzione delle cattedre - con ogni probabilità si protrarrà anche quest'anno.

Più incoraggianti invece i numeri che a distanza di circa 12 mesi di applicazione della riforma il governo può esibire sulla lotta al precariato, anche se siamo ancora lontani dall'obiettivo annunciato nel settembre del 2014. Entro settembre 2015, spiegò allora il premier, occorrerà assumere 103mila precari delle liste ad esaurimento e bandire un nuovo concorso a cattedre. L'ambizione era quella di rilanciare le opportunità offerte dall'autonomia scolastica, mai attuata appieno per mancanza di risorse economiche e di personale. Un'occasione unica, insomma, resa poi ancor più ineludibile dalla sentenza della Corte di giustizia europea che nel novembre del 2014 ha condannato l'Italia per abuso di precariato scolastico: troppi docenti nominati come supplenti su sede vacante per troppi anni consecutivi, spiegava il verdetto.

Dopo l'approvazione della riforma (9 luglio 2015), i nodi hanno iniziato però a venire al pettine: delle 103mila assunzioni, per l'anno 2015/2016, il Miur è riuscito a piazzarne soltanto 87mila e 600. Sembra incredibile, ma è proprio così. Il punto è che le assunzioni prevedono la possibilità, contrariamente al passato, per il cervellone ministeriale di spedire gli aspiranti maestri e professori a prendere servizio in una qualunque regione se in quella di residenze non c'è disponibilità di posti. E in parecchi si sono rifiutati di viaggiare su e giù per l'Italia.

Il risultato è che anche il ricorso alle supplenze è rimasto quasi invariato. Anzi, per la Cisl scuola sarebbe addirittura aumentato. Rispondendo ad un'interpellanza alla Camera, il 5 febbraio 2016, Davide Faraone, sottosegretario all'Istruzione, ammetteva che le supplenze si sono contratte di appena 13mila unità scarse sulle oltre 118mila dell'anno precedente: uno stentato 11% in meno. In altre parole, anche dopo la cura Renzi/Giannini, la scuola italiana ha continuato (e continua) a soffrire di supplentite, con oltre 105mila precari chiamati in cattedra per garantire il regolare svolgimento delle lezioni. Conti contestati, come detto, dalla Cisl scuola secondo cui le supplenze avrebbero toccato quota 147.028: facendo segnare un clamoroso +24% sull'anno precedente (2014/15).

Ancor più allarmante è però la previsione che anche nel nuovo anno scolastico la cifra oscillerà tra quota 60 e 80mila. Domenico Pantaleo, alla guida della Flc Cgil, parla di un  flop sotto gli occhi di tutti. "Il piano delle immissioni in ruolo non ha cancellato il precariato e non ha ridotto la supplentite", afferma. Una sentenza di fallimento che Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Partito democratico, non accetta, rivendicando piuttosto il "più vasto piano straordinario di assunzioni mai realizzato dallo Stato negli ultimi 20 anni", un'operazione che "ha assicurato in media 7 professori in più ad ogni scuola del Paese per combattere la dispersione degli studenti, migliorare gli apprendimenti e ampliare l'offerta formativa". Matteo Renzi comunque non intende arrendersi e torna a promettere che la “supplentite finirà quando le riforme andranno a regime. Ci vorranno due o tre anni". Traguardo possibile se si saprà trovare la strada giusta, così come avvenuto sul fronte della lotta al precariato intesa come riduzione del numero complessivo di iscritti nelle liste Gae, compresi quelli che non hanno mai svolto un giorno di supplenza. Dei 122mila registrati prima delle assunzioni di massa, in elenco ne sono rimasti 45mila: un terzo del totale, che il governo conta di mettere in regola nell'arco dei prossimi tre anni.