Per uscire dalla crisi boom di iscrizioni negli istituti tecnici
Per la prima volta da anni meno studenti scelgono i licei. Il mercato approva. Ma quali sono gli indirizzi migliori?
05/11/2012
La Stampa
di Flavia Amabile, Roma
L’ avvocato? Vuol dire condannarsi ad un futuro precario negli studi dei grandi professionisti. Il medico? Innanzitutto bisogna superare i test per entrare nelle università e poi dopo anni ed anni di studio e specializzazione si rischia di commettere un errore e vedersi rovinare la vita da una denuncia con risarcimento danni. Vuoi mettere, invece, il tecnico superspecializzato? Le aziende ne hanno un bisogno urgente, ne mancano circa 100 mila, nonostante la crisi e una disoccupazione dai ritmi incalzanti.
Ormai la realtà è questa, gli italiani si illudono sempre di meno e con spirito pragmatico ricominciano ad iscrivere i loro figli agli istituti tecnici e professionali. Quest’anno, per la prima volta da anni, gli studenti di queste discipline sono in aumento rispetto ai licei. Ad aver scelto dopo la terza media un’opzione diversa dai licei sono stati l’1,5% in più negli istituti professionali e lo 0,4% in più nei tecnici. Sono un esercito di un milione e 420mila studenti, pari al 53,4% del totale. D’altra parte se traduciamo le scelte delle singole famiglie degli ultimi anni in cifre nazionali otteniamo un quadro non brillante: il 23% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni non studia, non lavora, non fa nulla. E il tasso di dispersione scolastica è il 18%, molto lontano dall’obiettivo 2020 di una percentuale inferiore al 10%, ma anche dalla media europea del 13,5%.
«Di sicuro n e l l ’a u m e n t o delle iscrizioni ai tecnici incide il momento di crisi economica - spiega il sottosegretario all’Istruzione, Elena Ugolini - Le famiglie si interrogano su quale scelta possa essere più adatta a trovare un’occupazione. E gli istituti tecnici e professionali possono essere la risposta giusta. Ma sta cambiando anche il clima culturale. Si inizia a dire di nuovo che il lavoro, la capacità di costruire, di fare e di innovare sono il valore che ha fatto grande il nostro Paese e che questo valore non si deve perdere».
I nuovi iscritti hanno scelto soprattutto il settore prettamente tecnologico, come Meccanica meccatronica ed energia, Informatica e telecomunicazione, Chimica, materiali e biotecnologie, mentre nell’ambito degli Istituti Professionali si registra un notevole aumento degli studenti iscritti specialmente nel settore servizi, e in particolare l’indirizzo alberghiero.
Il futuro della scuola è questo, insomma. L’aveva capito già Mariastella Gelmini: quando era ministro dell’Istruzione aveva fatto approvare un riordino della scuola secondaria che assegna a professionali e tecnici un ruolo più rispettoso dei nuovi tempi. Prevede settori e indirizzi che permettono una scelta precisa e concreta, dall’enogastronomia alle produzioni industriali per i professionali, alla grafica e al sistema moda per i tecnici.
Dal prossimo anno saranno pienamente operative le linee guida varate un mese e mezzo fa, a distanza di cinque anni dalle precedenti mai applicate. Si costituiscono sul territorio i Poli tecnico professionali, come reti tra istituti tecnici e professionali, centri di formazione professionale accreditati e imprese, legati attraverso i settori comuni, le filiere produttive delle eccellenze dell’industria italiana.
Viene rafforzata l’istruzione tecnica superiore, quella che viene impartita dopo il diploma. Si assegna più autonomia e ruolo agli Istituti Tecnici Superiori (Its) quali scuole speciali di tecnologia che devono rispondere a rigorosi standard per l’accesso ai contribuiti del Ministero dell’Istruzione e per il riconoscimento del Diploma di Tecnico Superiore. «È l’unica strada per fornire una prospettiva occupazionale agli studenti», spiega Elena Ugolini. Il ministero, però, a questo punto ha fatto la propria parte. Ora tocca alle Regioni.
Ormai la realtà è questa, gli italiani si illudono sempre di meno e con spirito pragmatico ricominciano ad iscrivere i loro figli agli istituti tecnici e professionali. Quest’anno, per la prima volta da anni, gli studenti di queste discipline sono in aumento rispetto ai licei. Ad aver scelto dopo la terza media un’opzione diversa dai licei sono stati l’1,5% in più negli istituti professionali e lo 0,4% in più nei tecnici. Sono un esercito di un milione e 420mila studenti, pari al 53,4% del totale. D’altra parte se traduciamo le scelte delle singole famiglie degli ultimi anni in cifre nazionali otteniamo un quadro non brillante: il 23% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni non studia, non lavora, non fa nulla. E il tasso di dispersione scolastica è il 18%, molto lontano dall’obiettivo 2020 di una percentuale inferiore al 10%, ma anche dalla media europea del 13,5%.
«Di sicuro n e l l ’a u m e n t o delle iscrizioni ai tecnici incide il momento di crisi economica - spiega il sottosegretario all’Istruzione, Elena Ugolini - Le famiglie si interrogano su quale scelta possa essere più adatta a trovare un’occupazione. E gli istituti tecnici e professionali possono essere la risposta giusta. Ma sta cambiando anche il clima culturale. Si inizia a dire di nuovo che il lavoro, la capacità di costruire, di fare e di innovare sono il valore che ha fatto grande il nostro Paese e che questo valore non si deve perdere».
I nuovi iscritti hanno scelto soprattutto il settore prettamente tecnologico, come Meccanica meccatronica ed energia, Informatica e telecomunicazione, Chimica, materiali e biotecnologie, mentre nell’ambito degli Istituti Professionali si registra un notevole aumento degli studenti iscritti specialmente nel settore servizi, e in particolare l’indirizzo alberghiero.
Il futuro della scuola è questo, insomma. L’aveva capito già Mariastella Gelmini: quando era ministro dell’Istruzione aveva fatto approvare un riordino della scuola secondaria che assegna a professionali e tecnici un ruolo più rispettoso dei nuovi tempi. Prevede settori e indirizzi che permettono una scelta precisa e concreta, dall’enogastronomia alle produzioni industriali per i professionali, alla grafica e al sistema moda per i tecnici.
Dal prossimo anno saranno pienamente operative le linee guida varate un mese e mezzo fa, a distanza di cinque anni dalle precedenti mai applicate. Si costituiscono sul territorio i Poli tecnico professionali, come reti tra istituti tecnici e professionali, centri di formazione professionale accreditati e imprese, legati attraverso i settori comuni, le filiere produttive delle eccellenze dell’industria italiana.
Viene rafforzata l’istruzione tecnica superiore, quella che viene impartita dopo il diploma. Si assegna più autonomia e ruolo agli Istituti Tecnici Superiori (Its) quali scuole speciali di tecnologia che devono rispondere a rigorosi standard per l’accesso ai contribuiti del Ministero dell’Istruzione e per il riconoscimento del Diploma di Tecnico Superiore. «È l’unica strada per fornire una prospettiva occupazionale agli studenti», spiega Elena Ugolini. Il ministero, però, a questo punto ha fatto la propria parte. Ora tocca alle Regioni.