Perché il Ministro Profumo non rende noti i dati “sul massacro della nostra scuola”?
di Osvaldo Roman
Si verifica una singolare circostanza in questa fase di avvio della campagna elettorale. La Ragioneria Generale dello Stato, ai primi di dicembre, ha comunicato in Parlamento che i tagli previsti dalla cosiddetta riforma Gelmini non avrebbero, almeno per gli anni scolastici 2010-11 e 2011-12 raggiunto gli obiettivi che erano stati prefissati e che di conseguenza non si sarebbe potuto utilizzare il 30% delle risorse finanziarie, che ne sarebbero dovute derivare, per pagare gli scatti maturati dal personale docente e ATA negli anni 2011 e 2012. Si tratta di una comunicazione lacunosa e molto lontana dal vero.
In ogni caso, singolarmente, ma forse per non evocare quell’esito molto difficile da raccontare ai nostri cittadini, non risulta che ad esempio Berlusconi abbia mai parlato dei successi conseguiti con la riforma della sua pupilla Maria Stella, nelle centinaia di ore di invasione dell’intero sistema informativo radio televisivo.
Eppure il Nostro si è sbracciato largamente nel raccontare in tutte le salse i presunti successi della sua ventennale carriera di governante.
C’é da chiedersi come mai non abbia annoverato tra questi successi quelli conseguiti con il trattamento riservato in questi ultimi anni del suo governo alla scuola pubblica.
Ricordo che la politica dei tagli, fin al suo esordio, non fu esplicitamente collegata alla crisi economica, che Tremonti e soci volevano ignorare, ma fu presentata come una autentica riforma capace di rinnovare e qualificare il sistema scolastico rimuovendone insufficienze e sprechi.
Sarebbe il caso che chi ha prodotto le macerie che gli italiani ormai conoscono bene, perché hanno pesato sulla loro pelle, ci provasse a difendere le sue scelte di fronte all’elettorato.
Il ministro tecnico in carica, il prof. Profumo, dovrebbe aiutarli allo scopo fornendo tutte le notizie di tipo quantitativo e qualitativo che riguardano il nostro sistema di istruzione.
Purtroppo questo non sta accadendo e difficilmente accadrà nei giorni che ci dividono dal voto.
La conoscenza della situazione strutturale della nostre scuole, dopo l’entrata in vigore dei Regolamenti che dovevano ridurre di 87 mila e di 44.000 unità il numero dei docenti e degli ATA in servizio, rappresenta sicuramente un dato non sufficiente, ma sicuramente necessario per comprendere se con tale cura siano state aumentate ad esempio le capacità formative della nostra scuola primaria, se quel ruolo di cerniera debole assegnato da più parti alla scuola media sia stato contrastato o aggravato e se la scuola secondaria superiore, falcidiata nei suoi laboratori e nell’orario complessivo destinato all’insegnamento ma sostanzialmente rimasta ai vecchi programmi, fosse risultata più efficace nella formazione delle nuove generazioni.
L’opinione pubblica dovrebbe poter apprezzare concretamente in termini di risultati formativi, se ha avuto ragione un ministro che ha preteso di migliorare il nostro sistema scolastico con una semplice operazione di riduzione dell’offerta formativa, oppure i suoi critici che hanno preannunciato le funeste conseguenze di tale scelta.
Ma per l’intanto è singolare che un ministro tecnico, che ha fatto della necessità di trasparenza una delle cifre più significative della sua breve gestione, non sia ancora riuscito a fornire, almeno sugli aspetti strutturali, la documentazione in materia, di cui pure dispongono per legge i suoi uffici di statistica. Qui non si trattava di realizzare discontinuità di sorta, si trattava di documentare la realtà affinché i cittadini potessero comprendere le cause che determinano, in positivo o in negativo, determinati fenomeni anche in vista delle attuali scelte elettorali.
Ricordiamo che nell’anno scolastico 2009-2010 sono entrati in vigore i DPR n.89 e n. 81 recanti rispettivamente il Regolamento riguardante la revisione ordinamentale, organizzativa e didattica della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione e il Regolamento recante norme per la razionalizzazione della rete scolastica.
L’anno scolastico 2011-2012 è stato il terzo anno di attuazione della controriforma Gelmini.
Come segnalavo finora non sono stati resi noti i danni risultanti dal grave attacco portato alla scuola pubblica a partire da quelli arrecati alla sua offerta formativa e alla sua organizzazione didattica.
A tutto oggi solo con la pubblicazione ministeriale ”La Scuola in Cifre 2009-10”, peraltro carente di ogni termine di confronto con gli anni passati, si sono potuti accertare, alcuni effetti prodotti nella configurazione degli orari settimanali di frequenza delle attività didattiche nell’anno scolastico 2009-10.
Come è noto nella scuola primaria nell’anno citato, per le prime classi, è stata realizzata l’introduzione del cosiddetto “maestro unico” e per le classi successive, è iniziato lo smantellamento dei TEAM docenti (in genere tre docenti ogni due classi) e l’eliminazione delle compresenze nel tempo pieno.
Nella scuola secondaria di primo grado è stato gravemente ridimensionato il tempo prolungato e ridotta l’offerta formativa ordinaria.
Mentre per la scuola secondaria di I° grado la controriforma era ormai entrata a regime fin dal suo primo anno di attuazione, il nuovo assetto della scuola primaria ha investito, progressivamente le classi prime, seconde e terze e quarte e nel prossimo anno 2013-14 riguarderà le quinte.
Per i maestri la riduzione dell’organico di diritto, nel triennio 2009-10; 2010-11: 2011-12, ha riguardato circa 28 mila posti di cui 9.245 solo nell’anno scolastico 2011-2012.
Per i docenti di scuola media la riduzione dei posti nell’organico di diritto è stata nel triennio di 20.631 unità
Altre riduzioni di organico, tra l’altro non contemplate dalla legge di controriforma (art.64. legge 133/08) perché nell’anno 2011-12 dovevano essere raggiunti gli obiettivi previsti con una riduzione del numero complessivo dei docenti in servizio che hanno riguardato complessivamente 87 mila unità, si sono verificati nell’ anno 2012-13 e si verificheranno nel 2013-14. Non deve fuorviare il fatto che per quest’anno sia rimasto invariato l’organico di diritto perche l’espulsione del personale precario è continuata e continuerà con la progressiva entrata in funzione del maestro unico nelle quarte e poi nelle quinte classi.
La pubblicazione del MIUR “La scuola in cifre” nel numero del 2008, riferiva per la scuola primaria che nell’anno scolastico 2007/08 su un totale di 2.575.310 studenti 669.101 (26,0%) che frequentavano classi di 40 ore settimanali a tempo pieno (due insegnanti con 4 ore di compresenza e 4 a disposizione per la programmazione); 430.770 (16,7%) frequentavano classi con un orario settimanale variante dalle 31 alle 39 ore con mensa (i cosiddetti TEAM); 53.311 (2,1%) frequentavano classi da 31 a 39 ore senza mensa; 1.303.473 (50,6%) frequentavano classi con un orario variante tra le 28 e le 30 ore settimanali e 118.665(4,6%) frequentavano classi con 27 ore settimanali.
Per la scuola secondaria di I°grado la stessa pubblicazione riferiva che per lo stesso anno scolastico 2007-08, su un totale di 1.623.947 alunni, 381 627 avevano frequentavano classi con un orario normale di lezione di 30 ore settimanali e altri 86.122 avevano frequentato classi con un orario di 29 ore settimanali. Le classi di tempo prolungato da 31 a 33 ore settimanali erano state frequentate da 813.597 studenti e quelle da 34 a 36 ore da altri 246.839 studenti. Infine solo 95.989 studenti erano stati inseriti in classi con un orario settimanale tra le 37 e le 40 ore.
Nell’ultima edizione di La Scuola in Cifre. ci si riferisce agli anni 2009 e 2010, e si trattano prevalentemente i dati dell’anno scolastico 2009-2010. Poi la pubblicazione è stata di fatto soppressa. Un primo elemento molto significativo che emerge da tale analisi riguarda il fatto che, in tale anno scolastico, per la scuola primaria nelle classi dalla seconda alla quinta, non ancora pienamente investite dalla controriforma la percentuale degli alunni che hanno frequentato classi a tempo lungo, fino a 39 ore, è precipitata dal 19,2% dell’a.s. 2008-09 all’8,4% dell’anno successivo. Il passaggio a livello nazionale è da 492.674 a 214.935 unità.
Gli alunni frequentanti il tempo pieno a 40 ore settimanali senza compresenze sono stati nelle prime classi il 34,8% (177.480) nelle classi dalla seconda alla quinta il 27,9% (571.950) per un totale di 749.430 alunni pari al 29,2% sul totale (nel 2008-09 questi erano stati 685.908 pari al 26,7%).Rispetto all’a.s. 2007-08 tale percentuale risulta invariata.
Il tempo pieno a 40 ore senza compresenze è aumentato sul piano nazionale quindi di 65.682 unità mentre 286.224 alunni non hanno più avuto l’orario lungo in gran parte con mensa.
Se si considerano le percentuali di andamento dei servizi di tempo pieno (TP) e di tempo lungo (TL) per aree geografiche risulta che nel NORD il TP passa dal 36,9 al 40,8 e il TL dal 24,3 all’11,5. Nel CENTRO il TP passa dal 36,6 al 39,8 e i TL dal 23,5 al 9,6. Nel Mezzogiorno (sud e isole) il TP passa dal 7,7 al 10,9 e il TL dal 13,6 al 4,9.
Per la scuola secondaria di I° grado la situazione se è possibile è ancor più drammatica. Infatti in tale settore già nel primo anno di attuazione è stata attuata la parte più rilevante degli interventi.
Sono stati infatti ricondotti al tempo normale (30 ore) 1.283.318 alunni pari al 75,3% del totale dei frequentanti (1.704.274) con una differenza in più di 815.569 unità rispetto all’anno precedente!
Di conseguenza ben 717.877 alunni sono stati nel nostro paese privati del tempo prolungato e dei relativi anche se non generalizzati servizi di mensa. Del 1.060.436 alunni che frequentavano un tempo prolungato settimanale organizzato da 31 a 36 ore ne restano ad usufruirne, già nel primo anno di attuazione della riforma, solo 342.559.
Si verifica cioè che, servizi molto richiesti e spesso molto qualificati della scuola primaria e secondaria di primo grado, già dopo il primo anno della riforma, abbiano subito un calo vistosissimo.
Questo calo nella scuola primaria si ridistribuisce con un aumento di circa il 3% di un tempo pieno ridotto a 40 ore senza compresenze e talvolta messo insieme con una pluralità di docenti e con un incremento dell’orario ridotto settimanale di 30 o di 27 ore .
Le statistiche ministeriali non recano traccia delle notizie sul servizio di mensa pur presenti nella scheda di rilevamento statistico di quell’anno. Le riduzioni operate, a partire dal 2010, nei trasferimenti comunali in nome del federalismo fiscale già lasciavano presagire quale sarebbe stato l’andamento di tale fenomeno nei due anni successivi.
All’inizio di questo anno il MIUR ha resi noti solo i dati concernenti il tempo pieno nella scuola primaria nel presente anno scolastico che riguarderebbe 818.943 alunni pari al 30,06% degli alunni che frequentano tale scuola. Ma nulla si riesce a sapere sulla fine hanno fatto quei 492.674 alunni pari al 19,2% di alunni che nel 2008-09 (l’anno precedente alla riforma) frequentavano classi con i TEAM e con il tempo lungo fino a 39 ore settimanali, usufruendo al 90% del servizio di mensa?
Questi dati ministeriali inoltre ci dicono che l’organico complessivo dei docenti, compresi gli spezzoni rapportati agli orari di cattedra, per il 2012-13 è pari a 625.878 unità, che aggiunte ai 26.580 docenti di RC, stranamente sempre dimenticati nelle statistiche ministeriali e ai 97.6326 docenti di sostegno in servizio nell’a.s, 2011-12, fanno in totale 750.094 unità.
Ma perché i questa occasione non sono stati forniti anche quei dati che avrebbero potuto far comprendere se con tale riduzione del numero dei docenti fosse stato raggiunto o meno l’obiettivo posto dall’articolo 64 della legge 133/2008?
Come è evidente si tratta di due questioni cruciali per un bilancio politico, sociale ed economico degli effetti della riforma Gelmini.
Invece nessun dato ufficiale con la dimostrazione analitica territoriale e i confronti con gli anni precedenti) è stato pubblicato per quanto riguarda gli anni scolastici 2010-2011 e 2011-1012
Allo scopo risultano sospese le pubblicazioni come:
“La scuola in cifre” e “La scuola statale sintesi dei dati”.
“La scuola statale sintesi dei dati” non è stata pubblicata nelle edizioni 2010-11 e 2011-12.
“La Scuola in Cifre” non è stata pubblicata nelle edizioni 2010-11 e 2011-12.
Come trasparenza con il ministro Profumo non c’è che dire!
In questi casi al risparmio di carta stampata ha corrisposto anche il risparmio nelle pubblicazioni digitali (si va oltre la famigerata dematerializzazione!)
Dall’ultima pubblicazione ufficiale con dati in qualche modo analitici “La scuola in cifre 2009-10” (primo anno della riforma Gelmini nella scuola primaria) si poteva ricavare per l’a.s. 2009-10 (pag 65) l’esistenza di 149.845 classi (comprensive di circa 10.000 paritarie) con 749.637 alunni frequentanti il tempo pieno nelle sole scuole primarie statali. Considerando pari a (18,8) jl numero di alunni per classe si poteva dedurre l’esistenza di 39.874 classi a 40 ore settimanali
Per questo anno 2012-13 (il quarto della riforma) per le 39.670 classi di tempo pieno indicate in un file informativo apparso sul sito del MIUR, considerate in un organico di fatto in realtà ancora tutto da verificare, non esiste alcuna possibilità di riscontro tranne che l’aumento indicato (1.584 classi rispetto all’anno precedente) non è compatibile con il numero delle classi a t.p. esistenti nell’ anno 2009-10.
Monti e Profumo invece di scendere o di salire variamente in campo avrebbero avuto il dovere, come tecnici, di raccontare ai cittadini italiani quello che è realmente capitato di tragico alla nostra scuola, che provocherà danni certi alle generazioni che l’hanno frequentata e che sarà assai arduo da ricostruire nei prossimi anni.