Primo giorno tra aule e scioperi "Siamo pronti a nuove proteste"
Da ieri scuole superiori in presenza al 50-75% in Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio e Molise Gli studenti si dividono fra chi rientra subito in classe e chi aderisce alle mobilitazioni in strada
flavia amabile
Roma
Si rientra in classe ma a metà. Si rientra con l'emozione di ritrovare l'aula, i professori, i compagni senza uno schermo, ma pronti a ricominciare la protesta. È andata così la prima giornata di scuola per circa 640 mila studenti delle superiori dopo quasi tre mesi di didattica a distanza. Sono quattro le regioni che dopo il via libera del Cts al ritorno in presenza nella misura del 50% e fino al 75% come previsto dal Dpcm del 14 gennaio sono tornate in aula: Lazio, Molise, Piemonte e Emilia-Romagna che si aggiungono a Toscana, Trentino, Valle d'Aosta e Abruzzo, rientrate l'11 gennaio.
Per tutta la giornata di ieri gli studenti dei licei romani hanno discusso se e come rientrare. In molti hanno deciso di prolungare la protesta in corso da una settimana contro la Dad per richiamare l'attenzione sulle difficoltà e l'improvvisazione del rientro. Una parte invece ha preferito rientrare ma rimanendo in mobilitazione.
Marcella Arena dell'ultimo anno del liceo classico Giulio Cesare: «Nel nostro liceo abbiamo scelto di andare a scuola. Eravamo stati in sciopero tutta la scorsa settimana, tornare ci sembrava giusto ed è stato bello poterlo fare dopo tanto tempo di lezioni a distanza. Non intendiamo fermarci con le proteste, il rientro è stato gestito molto male, ora raccoglieremo le testimonianze degli studenti sulle difficoltà da affrontare e decideremo come rispondere».
Il liceo Righi si è diviso, una parte si è unita allo sciopero e una parte è entrata. «È stato importante ritrovarci nelle aule. Solo entrando possiamo capire che scuola ci tocca subire. È stato fatto poco, secondo il prefetto sarebbero state necessarie 12 mila corse in più e invece ne sono state garantite solo 800 per tutti gli utenti», commenta Andrea del quarto anno.
Alessandra del terzo anno del liceo Giulio Cesare pensa a quanto sarà difficile la vita con i nuovi orari: «L'ingresso scaglionato vuol dire uscire nel pomeriggio, avremo solo il tempo di arrivare a casa e ricominciare a studiare. Oltretutto non possiamo nemmeno fare appuntamenti a lungo termine come un banale appuntamento con il dentista: la programmazione degli orari è quindicinale, nessuno di noi sa quale orario avrà fra quindici giorni. In questo modo non è possibile nemmeno stabilire con serietà le verifiche o le interrogazioni». Anche al liceo Cavour c'è stata una divisione tra chi si è unito alla protesta e chi ha scelto di entrare. Lorenzo del quarto anno: «Il governo ha strumentalizzato la nostra protesta dei giorni scorsi, oggi ho preferito andare a scuola ma i problemi restano e sono tanti. Non è giusto perdere altri giorni di scuola, dobbiamo studiare delle forme di protesta alternative allo sciopero».
Da oggi quindi nelle scuole si rientra tutti, tranne nelle regioni dove si è deciso di prolungare la didattica a distanza fino alla prossima settimana o addirittura fino all'inizio di febbraio. Sarà un rientro che porterà a un periodo di riflessione su come continuare la protesta e che culminerà in un nuovo sciopero il 29 gennaio. Rientro anche per gli studenti di destra di Azione studentesca che ieri hanno manifestato davanti al ministero dell'Istruzione. «Vogliamo tornare a scuola ma chiediamo sicurezza negli istituti e anche fuori, innanzitutto sui mezzi di trasporto», avverte Leonardo Samà, responsabile del movimento a Roma. —