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Professori giù dalla cattedra la nuova sfida negli atenei

Dai tablet alle macchinette per far interagire gli studenti a colpi di click Negli Usa le università cercano strumenti alternativi al classico insegnamento

17/02/2012
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la Repubblica

 

 
 

La vecchia lezione non paga più: un terzo delle matricole sceglie una materia scientifica ma scappa dopo 2 anni
Sotto accusa il modello seguito finora, che pare non aiutare l´apprendimento E ora i campus corrono ai ripari
ANGELO AQUARO
NEW YORK



dal nostro inviato
Giù dalla cattedra, professore. La vecchia lezione non paga più: e costa un occhio della testa. Gli Stati Uniti spendono più di un miliardo di dollari all´anno per costruire nuove e capientissime aule universitarie: ma gli studenti scappano. Un terzo delle matricole sceglie una materia scientifica ma lascia dopo meno di due anni. E sotto accusa è proprio il modello che dagli Usa alla vecchia Europa è quello fin qui seguito nelle università di tutto il mondo: la vecchia lezione ex cathedra.
Una rivolta vera e propria. Che costringe istituzione gloriose a correre ai ripari. Da Harvard alla Johns Hopkins stavolta sono le università a chiedere ai professori di fare i compiti: aiutateci a pensare un modello diverso di lezione. Il Washington Post raccoglie l´allarme e lo rilancia in prima pagina: succede in fondo a due passi dal Cupolone del Congresso. L´University System del Maryland ha cominciato a demolire il totem. Basta inutili lezioni-show davanti a centinaia di studenti: perfino nella gloriosa George Washington, l´università della classe dirigente, le superclassi vengono divise in gruppi di studio da 50 o addirittura 20 studenti. «Solo perché i professori si piazzano lì al centro dell´aula non vuol dire che gli studenti poi imparino effettivamente qualcosa» dice Diane Bunce, professoressa di Chimica della Catholic University: «L´apprendimento non è qualcosa che si materializza nello spazio fisico tra insegnante e alunni. Apprendimento è qualcosa che deve scattare nella mente degli studenti».
La rivolta contro la "lecture", cioè la lezione tradizionale tenuta dalla cattedra, per la verità viene da lontano. L´"active learning" è una parola d´ordine lanciata già nel 1991 da due pedagogisti: Charles C. Bonwell e James A. Eison. Che con il candore tipico di certa manualistica americana già allora sottolineavano: «L´analisi della letteratura sull´argomento suggerisce che gli studenti in classe non dovrebbero solo ascoltare: ma leggere, scrivere, discutere ed essere impegnati nella risoluzione dei problemi». Fa quasi sorridere, oggi, la citazione di un´altra ricerca: «Se i membri di una facoltà permettono agli studenti di consolidare i propri appunti, fermandosi tre volte per due minuti durante ogni lezione, gli studenti impareranno una quantità maggiore di informazioni». Ma c´è poco da ridere quando si raffrontano le raccomandazioni di vent´anni fa con le conclusioni di oggi. Gli ultimi numeri dimostrano che l´attenzione degli studenti crolla dopo i primi dieci minuti trascorsi a lezione. Che la maggior parte dei ragazzi conserva non più del 20 per cento delle informazioni assorbite durante la lezione. E che sempre più studenti che non partecipano alla lezione ex cathedra finiscono per figurare bene agli esami quanto quei secchioni che si sono sorbiti ogni singola sessione.
Eppure i professori non mollano la cattedra. Provate a fare un giro online. Perfino oggi che le lezioni si tengono via web il modello è sempre quello: il bla bla bla dal podio. Scaricate una lezione da iTunesU: anche nell´università virtuale di Apple il 99 per cento dei video vi riproporrà il professorone di turno che recita la brava lezioncina. «È il modello ormai inveterato» dice il fisico di Harvard Eric Mazur: «Il professore apre il suo bel libro e comincia a leggere. Un insulto all´intelligenza». Mazur è uno di quelli che spinge per la "peer instruction": gli studenti rispondono alle questioni che lui solleva durante la lettura e la lezione stessa così prende forma nuova. "Clickers" si chiamano invece quegli apparecchietti da 40 dollari che sempre più facoltà distribuiscono agli studenti: per tenere sveglia l´attenzione il prof fa una domanda e quelli rispondono col click. Dice l´esperto Mike Silagadze all´Huffington Post che ormai il 10 per cento delle università usano questi clickers. Ma non basta.
Eppure la soluzione sarebbe sotto gli occhi. Ormai il 95 per cento degli studenti possiede un telefonino o un tablet: cosa si aspetta a far salire in cattedra lo strumento più diffuso che c´è? Perfino la Casa Bianca sta studiando un piano per utilizzare i videogame all´Università. E sempre la Apple ha lanciato i primi testi universitari interattivi: da studiare naturalmente sull´iPad. Ma non lasciatevi prendere troppo dall´entusiasmo. Un conto sono novità ed eccezioni: dagli Usa all´Italia il modello imperante continua a essere però quello ex cathedra. Ricordate "L´Attimo Fuggente"? Oh capitano mio capitano: e a uno a uno gli studenti salivano in piedi sui banchi per salutare il professor Robin Williams che li aveva iniziati, coinvolgendoli, alla poesia. Ma prima di tutto quello era, appunto, un film. E perfino lì, poi, il professore coraggioso veniva licenziato. Mentre chi ti restava in classe? Il solito prof trombone: ben piantato ex cathedra.