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Profumo: "Rilanciare la ricerca". E arriva la protesta dei COBAS

Il ministro era ospite a Pisa al secondo appuntamento di Unitalia. «Il concorso non lederà i diritti di nessuno». Dura contestazione di un gruppo di precari che interrompono più volte il suo intervento

08/09/2012
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l'Unità

Francesco Sangermano

Da un lato ci sono gli obiettivi. Perfino ambiziosi. «Ricostruire una normalità» del sistema scolastico e delle procedure di reclutamento degli insegnanti. «Rilanciare la ricerca italiana» attraverso il riordino dei vari enti e una «maggiore osmosi col mondo dell'università». Dall'altro, invece, c'è la drammatica fotografia sociale di un Paese ancora in grave pericolo («La Grecia non è così lontana»), che nel vitale settore della scuola e della formazione eredita una stagione devastante di tagli. E che, per invertire la tendenza, «a oggi non ha alternativa a nuovi strumenti di fiscalità». Il ministro dell'istruzione Francesco Profumo parla dal palco della festa del Pd di Pisanova, ospite (insieme a Paolo Valente, fisico e rappresentante nazionale dei ricercatori dell'Infn) del dibattito «Il sapere in fuga, come fermarlo», secondo appuntamento di Unitalia, l'iniziativa lanciata da l'Unità e Left. Ma le sue risposte alle domande dei direttori Claudio Sardo e Giommaria Monti vengono interrotte dalla contestazione di una cinquantina tra insegnanti precari, esponenti dei Cobas e dei sindacati di base, e studenti. LO SCONTRO SUL CONCORSONE Sono una minoranza in una numerosa platea (quasi 500 persone) che vuole ascoltare, porre domande, e avanzare critiche. La scuola è anche un pezzo della vita delle nostre famiglie. E alle feste de l'Unità si è abituati al confronto. Ma la contestazione, studiata all'esterno, condiziona l'intera serata. Uno dei precari si alza e inizia a leggere un documento in cui fa la lista dei problemi irrisolti del mondo della scuola, e la sua priorità è abbattere il «concorsone» che mette a bando 12mila posti su un totale di circa 22mila assunzioni previste per l'anno 2012-2013. I direttori lo invitano sul palco a parlare. «Nelle graduatorie siamo 160mila - dice - e visto che si parla tanto di spending review, perché invece di buttare via soldi pubblici per un concorso truffa, non si procede all'immissione in ruolo degli insegnanti già iscritti nelle graduatorie?». Quell'esercito di precari, sottolinea, «è già abilitato e possiede tutti i titoli richiesti per insegnare, anche perché ha ormai anni di servizio alle spalle e l'inserimento nella graduatoria legittima un'aspettativa di assunzione». Il confronto, trasmesso in streaming da Unita.it, riprende, anche se i contestatori cercano di limitarlo al tema del concorso nelle scuole medie. Emerge il problema delle penalizzazioni economiche per gli insegnanti che, in seguito a malattie invalidanti, si sono ritrovati ad essere inidonei. E subito dopo quello dell'abilitazione, necessaria per partecipare al concorso («e che, per questo, non permetterà ai giovani neolaureati di prendervi parte» sottolineano i precari) ma che diventa sempre più difficile ora che le Ssis non esistono più e che i Tfa (i tirocini formativi attivi) si sono mostrati in tutte le loro criticità. Le contestazioni e i temi posti a raffica, dal palco come dalla sala, non scompongono il ministro Profumo, che si presta a rispondere ad ogni domanda. Anche a quelle più concitate. Difende l'operato dell'esecutivo, che ha operato «seguendo sempre le leggi dello Stato» (anche quella che porta il nome della sua predecessora, Gelmini). E risponde sul concorso che «non lederà i diritti di nessuno», dal momento che consentirà la partecipazione anche a chi è già nelle graduatorie «fornendo loro la possibilità di accelerare il percorso di inserimento in ruolo senza dover abbandonare la graduatoria stessa». Proprio i concorsi, insiste Profumo, sono lo strumento per arrivare nel tempo alla «normalizzazione di un sistema che paga quanto è stato fatto in passato» e di fronte al quale, ammette, «la gestione del transitorio è senz'altro molto delicata e difficile». «Ci saranno - spiega il ministro - concorsi fino al 2015, con cadenza annuale, in modo da ristabilire la normalità» anche se, numeri alla mano, sarà impresa ardua colmare la discrepanza tra la massa dei precari e i posti che potranno aprirsi in presenza di una riduzione del turn-over. RICERCA E FUGA DEI CERVELLI Il tema principale della serata doveva essere la ricerca. Drammaticamente penalizzata nel decennio berlusconiano. Con tanti giovani italiani di valori costretti a portare all'estero il loro talento. «Il vero problema - spiega Valente, che ha partecipato alla scoperta del Bosone di Higgs - non è tanto il numero di coloro che decidono di andare a fare esperienze all'estero, inferiore a quanto accade in Francia, Inghilterra o Germania, quanto piuttosto il fatto che poi, la maggior parte di chi se ne va dall'Italia, non ritorna. Ed è questo differenziale che penalizza di più il nostro Paese». Un fenomeno che ha ricadute in termini economici (le stime parlano di 4 miliardi di euro negli ultimi 20 anni, una cifra pari all'ultima finanziaria) e che, sempre secondo Valente, affonda le radici nel «problema del reclutamento» dal momento che «i giovani hanno poche possibilità per entrare negli atenei, e quindi vanno via». Il nodo, ancora una volta, è principalmente economico. Perché di fatto le ultime (pur non ingenti) risorse al piano straordinario di assunzione dei ricercatori risalgono al 2007 con l'allora ministro Mussi. Profumo rivendica di aver convinto il governo a stanziare «circa 200 milioni di euro in tre anni, per finanziare l'assunzione di professori associati». E ripone aspettative sul fatto che qualcosa cominci a muoversi sul fronte dell'autonomia degli Enti di ricerca e del loro coordinamento con le università. «È da perseguire un modello di Ente di ricerca in stretto rapporto con la realtà universitaria, che permetta l'osmosi dei ricercatori e dei professori» dice ancora Profumo. Quanto, infine, alla perenne carenza di soldi, «la nostra volontà è procedere a un riordino degli Enti stessi in modo da poter recuperare delle risorse e poterle poi destinare all'intero settore».