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Proteste e manifestazioni, le Regioni stoppano il decreto

Gli studenti segnano il primo punto ed ottengono un temporaneo stop al decreto Profumo sul diritto allo studio.

08/02/2013
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l'Unità

MARIO CASTAGNA ROMA

Gli studenti segnano il primo punto ed ottengono un temporaneo stop al decreto Profumo sul diritto allo studio. Ieri la conferenza Stato Regioni ha deciso di prendersi qualche giorno di riflessione e di esaminare il decreto nella prossima riunione prevista per il 21 febbraio. Vasco Errani, a nome di tutti i presidenti di Regione, viste le proteste che il decreto aveva suscitato tra gli universitari, ha chiesto al ministro di approfondire la questione e di cercare un accordo che accontenti tutti. Gli studenti universitari hanno appresso la notizia in diretta, durante il sit-in organizzato sotto l'ufficio dove si teneva la riunione. Mentre a Roma si svolgeva questa manifestazione, nelle università italiane si occupavano biblioteche, studentati, aule e facoltà. A Perugia la mensa universitaria è stata la sede di una manifestazione improvvisata, a Pisa gli universitari hanno distribuito le arance agli studenti «affamati di diritti», a Bari un corteo spontaneo si è snodato lungo le vie cittadine, a Lecce invece è stato occupato lo studentato universitario. Gli studenti accusavano il ministro Profumo di ridurre, con i nuovi criteri, la platea degli aventi diritto e di mettere in campo una forte differenziazione territoriale tra gli studenti del sud e del nord Italia. Tra innalzamento dei criteri di merito, l'introduzione dei limiti anagrafici e l'abbassamento delle soglie di reddito, gli universitari stimavano una riduzione di circa il 20% degli aventi diritto. Lunedì gli studenti delle liste di sinistra hanno disertato il consiglio nazionale degli studenti universitari che si sarebbe dovuto tenere per approvare il parere sul decreto. Il numero legale non è stato raggiunto ed il ministro si è ritrovato a discuterne solamente con gli studenti di Comunione e Liberazione. Dopo questa doccia fredda, Profumo ha modificato in parte i criteri di reddito attraverso una complessa griglia di formule che non accoglie ancora tutte le richieste degli studenti. Preoccupa il meccanismo che permette alle Regioni che non garantiscono la copertura totale delle borse di abbassare la soglia di reddito. In questo modo le Regioni inadempienti invece che penalizzate verrebbero aiutate abbassando la platea degli idonei. Molto criticata rimane poi la previsione di soglie di reddito differenti tra regione e regione. Infatti la principale modifica richiesta sarebbe quella di uniformare i criteri per ottenere la borsa di studio su tutto il territorio nazionale. «Non posso avere diritto alle medicine con 39 di febbre in Lombardia e 38,5 in Veneto. Se sto male ho diritto ad essere curato su tutto il territorio nazionale. Non si capisce perché non debba essere così per il diritto allo studio spiega Luca Spadon, portavoce del sindacato studentesco Link ci auguriamo ora che il ministro non tenti inutili colpi di coda a tre giorni dalle elezioni con il chiaro obiettivo di strumentalizzare per meri fini elettorali temi così importante come il diritto allo studio e il futuro degli studenti. Speriamo che dopo le elezioni politiche, si riapra un serio dibattito sullo stato dell'Università e del diritto allo studio nel nostro paese». Il tema delle elezioni è diventato ieri un tema caldo. L'accusa di voler fare propaganda sulle spalle degli studenti universitari è stata lanciata da tutte le parti in campo. Più tardi è arrivata anche la presa di posizione del ministro Profumo che ha accusato gli studenti di essere impegnati nella campagna elettorale e di non aver capito il decreto. «Da Profumo solo toni saccenti e tanta propaganda ha dichiarato Federico Nastasi, portavoce della Run il ministro Profumo ha subito il rinvio del decreto. Ci dice che intende garantire un aumento delle borse del 20% ma contestualmente aumenta le soglie ISEE e i criteri di merito per gli idonei. Le sue rimangono solamente promesse, perfette per una campagna elettorale tecnica». L'appuntamento è alla prossima settimana quando il Consiglio nazionale degli studenti universitari si riunirà per dare il proprio parere alla nuova versione del decreto. Sette giorni dopo, a soli 3 giorni dalle elezioni, il nuovo appuntamento con i presidenti di Regione per una nuova discussione sul decreto. Se non si arriverà ad un accordo, le Regioni hanno già chiesto che se ne occupi il nuovo governo. La stessa richiesta degli studenti che aspettano il prossimo ministro per una vera riforma del diritto allo studio.