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Pubblico impiego, resta il blocco Niente aumenti per tutto il 2014

Giovannini: dopo l’estate correttivi alle pensioni, ora la semplificazione

05/06/2013
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Corriere della sera

ROMA — Un tavolo per affrontare la questione dei precari della pubblica amministrazione «che dovranno diventare un’eccezione e invece oggi sono la regola», mentre sul blocco degli stipendi esteso fino al 2014 non ci sono margini di manovra. Il ministro della Pubblica amministrazione, Giampiero D’Alia, incontra i sindacati di categoria, ascolta le loro richieste ed evita di prendere impegni che non sarebbe facile mantenere. Il problema è sempre quello, i soldi: per i 110 mila contratti a termine del settore il governo ha reso possibile la proroga fino alla fine dell’anno ma a patto che le singole amministrazioni abbiano i soldi per farlo. Mentre sul blocco della contrattazione, partito nel 2010 e prorogato fino al 2014 dal governo Monti con un decreto ancora in Parlamento per il parere delle commissioni, D’Alia ha fatto capire che la decisione spetta a chi controlla i conti pubblici. Per questo diventa possibile un nuovo incontro, stavolta con il presidente Enrico Letta e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni.

Prudenti ma non soddisfatti i sindacati. Cgil, Cisl e Uil considerano «inderogabile necessità di una discontinuità delle politiche nel lavoro pubblico». Mentre la Confsal parla di «risposte non adeguate» e promette «azioni di lotta». Oggi D’Alia sarà di nuovo in Parlamento per illustrare il suo programma, come stanno facendo in questi giorni tutti i ministri. E dovrebbe dire qualcosa di più su due misure allo studio fin dai primi giorni del suo incarico. La prima riguarda i tempi, lentissimi, della burocrazia italiana. Con l’ipotesi di fissare dei limiti temporali precisi per ogni singolo procedimento con la possibilità di introdurre anche dei meccanismi di natura indennitaria, cioè dei risarcimenti, in caso di sforamento. La seconda, più in generale, riguarda la semplificazione delle procedure burocratiche. Si dovrebbe partire dalle «100 procedure più complicate da semplificare» coinvolgendo anche i cittadini e chiedendo loro consigli e suggerimenti su cosa cambiare. Il modello sarà quello della consultazione pubblica via Internet, già utilizzato dal governo Monti sia per la spending review sia per l’abolizione del valore legale del titolo di studio.