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Quel segnale per i giovani precari della ricerca

Elena Cattaneo

25/12/2014
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la Repubblica

CARO direttore, la legge di stabilità è stata infine approvata. Colgo l’occasione per aggiornare i lettori di Repubblica sull’esito della vicenda relativa al rischio che i giovani ricercatori fossero penalizzati nell’accesso alla carriera accademica, vicenda che so essere di interesse per questa testata. Era importante che nel sostenere i giovani non si precludesse però ai meno giovani, con meriti e doveri assolti brillantemente, un ambìto avanzamento di carriera. Si trattava quindi di operare un bilanciamento tra aspettative, lasciando poi alle Università il vero compito di selezionare il meglio. Aspetto, quest’ultimo, spesso trasgredito, visto che in alcuni dipartimenti universitari il 25% dei docenti è “inadempiente” (non fa ricerca, non pubblica e non sottomette progetti). Le Università dovrebbero intervenire.

Ne parlo anche perché la vicenda, oltre ad offrire uno spaccato del processo legislativo nel nostro Paese, consente di coltivare la speranza di aver fatto un piccolo passo nella direzione giusta in tema di ricerca.
Da neofita delle procedure parlamentari e legislative non è stato semplice rapportarsi a un testo che è andato complicandosi a ogni passaggio parlamentare. La circostanza è evidente anche solo guardando la numerazione del comma che ho “seguito”. Nel testo del disegno di legge originario si trattava del numero 29 dell’articolo 28, quindi è diventato il comma 98 dell’articolo 2 per poi essere il 347° dei 735 di cui si compone l’articolo 1. Ho chiaro che il tutto nasce dall’esigenza di approvare con un solo voto l’intero testo facendo decadere tutti gli emendamenti. Poiché questo effetto si realizza solo ponendo la questione di fiducia, e questa può esser messa solo articolo per articolo, ecco la necessità di questi “mostri normativi”. Mi domando però se sia giusto per i cittadini e costituzionalmente ammissibile che nel concetto di “articolo” (di legge), così come descritto dall’articolo 72 della Costituzione, possano essere inscritti testi di questo genere che ne omaggiano la forma ma ne tradiscono la funzione. Articoli-elenco (simil) telefonico sprovvisti della omoge- neità e comprensibilità propria di un testo diretto a tutti i cittadini di cui peraltro, per la loro natura, è fatto obbligo il rispetto.
Venendo al merito della questione, la norma originariamente inserita nel testo della legge di stabilità penalizzava i giovani ricercatori eliminando completamente l’obbligo, previsto dal dlgs.49/ 2012, di bandire almeno un posto di ricercatore di tipo b (con prospettive di stabilizzazione) per ogni avanzamento di carriera a professore Ordinario, norma che vale per le Università che abbiano in organico più del 30% di professori ordinari (di fatto la quasi totalità).
La questione ha avuto un’eco su questa testata e su Repubblica. itcon una lettera di un ricercatore, a cui il Presidente della Repubblica ha risposto auspicando un’attenta riflessione del Parlamento che tenesse conto dei diversi pareri esistenti in proposito. Lo stesso Presidente della Crui, Stefano Paleari, è intervenuto dichiarandosi favorevole alla correzione della norma, che garantisse una visione d’insieme delle aspettative all’interno delle varie categorie di docenti e dei futuri ricercatori. Il Ministro Giannini si dimostrava da subito attenta al tema. Eppure, complici i lavori della Commissione Bilancio del Senato interrotti senza che vi fosse un preciso voto sul tema, era sembrato vanificato il comune intendimento di correggere con una soluzione bilanciata e ragionevole la norma che, nella sua letterale drasticità, da nessuno era oramai rivendicata o difesa. In questo contesto, cercando un ragionevole bilanciamento degli interessi, delle aspettative dei giovani e dei bravi docenti che auspicano un riconoscimento del loro lavoro e facendo tesoro dei dati e delle osservazioni prodotte dai vari soggetti in campo, in attesa di un necessario ripensamento organico della materia, avevo depositato un emendamento che consentisse fino al 2017 — salvando il principio di proporzionalità della norma vigente — di allentare il vincolo per le assunzioni, prevedendo la necessità di bandire almeno un posto per ricercatore di tipo b ogni due professori ordinari.
La questione, nella lunga notte del 19 dicembre, è passata nella piena ed esclusiva disponibilità del Governo che, a mio avviso saggiamente, ha deciso di tenerne conto nel maxi emendamento su cui ha posto la fiducia. L’emendamento, con una copertura di 5 milioni di euro per ciascuno dei prossimi tre anni, è quindi stato trasfuso nel testo approvato riconoscendo così la necessità di «cambiare verso» rispetto a quanto inizialmente formulato.
Sono consapevole che si tratta di una vicenda tecnica nel merito, minuta nell’ammontare economico e sicuramente insufficiente per brindare ad un nuovo corso rispetto alla crisi del sistema universitario del Paese, ma penso possa essere considerato un concreto segnale ai bravi docenti e ai giovani precari della ricerca d’ogni nazionalità di immaginare un futuro accademico meno incerto in questo straordinario Paese.
Docente di Farmacologia, Università degli Studi di Milano