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«Questa strategia della paura va fermata e sconfitta subito» - Intervista a Susanna Camusso

«Penso a Melissa, al suo sorriso, a quelle ragazze che preparano il sabato sera...hannocolpito i giovani, la scuola per uccidere la speranza»

20/05/2012
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l'Unità

Penso a quella ragazza, ai gesti semplici,  all’allegria, al sorriso, alla voglia di  vivere di Melissa. Penso al dolore insopportabile  della sua famiglia. Penso a  quelle ragazze a scuola al sabato che  organizzano il pomeriggio, gli amici, la  sera a ballare. E adesso alla morte, alle  lacrime. Ecco... non si può accettare  questa violenza, non si può tollerare  questa strategia della paura che si vuole  imporre al Paese. Dobbiamo reagire  e dobbiamo farlo subito». 

Susanna Camusso è a Brindisi, oggi  la nostra capitale del dolore, a testimoniare  la solidarietà e l’impegno del  mondo del lavoro, del sindacato, della  Cgil di fronte a un attentato terribile, a  una violenza crudele, inspiegabile. E di  fronte a questi fatti la mente corre subito  ad altre stagioni tragiche del Paese,  alle stragi impunite di tanti anni fa, al  terrorismo, alla mafia. 

Possibile che stiamo tornandoindietro,segretario  Camusso? Siamo dentro a un  film già visto?  «Per tanti aspetti è un orrore che abbiamo  già vissuto. Ci sono troppi segnali,  troppe coincidenze che ci preoccupano,  che ci confermano nei nostri timori.  Avevamo già lanciato l’allarme. Ci  sono poteri violenti, interessi nascosti  che vogliono occupare lo spazio della  politica, restringere gli spazi di democrazia,  occuparli con l’arroganza, le armi,  la violenza. E’ un progetto che non  casualmente emerge in un Paese in gravi  difficoltà economiche, che vive una  lunga crisi, dove proliferano tensioni  sociali, con la classe politica divisa, indebolita,  non più credibile agli occhi  dei cittadini». 

Quali segnali,quali coincidenze la preoccupano?  «Chi ha messo la bomba a Brindisi voleva  uccidere, fare una strage. Aggiungo:  voleva uccidere proprio delle ragazze,  questo è un segno, si vuole colpire  chi offre speranza ma appare debole,  indifesa. I responsabili di questi atti sono  proprio “belve infami”, abbiamo  usato queste parole nel nostro comunicato  unitario. Difficile non pensare a  un atto della criminalità organizzata,  magari con collegamenti con l’eversione,  mentre ci sono le elezioni, c’è la carovana  della legalità in città, alla vigilia  del ventesimo anniversario dell’uccisione  di Giovanni Falcone e del funerale  di Stato di Placido Rizzotto, il sindacalista  ammazzato dalla mafia. La magistratura  e la polizia ci diranno cosa c’è  dietro, chi sono i registi, i responsabili,  maquesto attentato e i suoi effetti sono  un attacco esplicito alla convivenza civile,  alla nostra vita democratica. Questo  orrore va fermato con la mobilitazione,  con la partecipazione, con forti  azioni di governo»

 A che cosa pensa?  «Il Paese vive una deriva pericolosa, c’è  un senso diffuso di scoramento, di fallimento,  che non ce la possiamo fare a  vivere, a lavorare dignitosamente. Voglio  dire con forza che la classe dirigente  e i partiti hanno grandi responsabilità.  Bisogna stare attenti anche alle parole.  Non si possono giustificare gli atti  di violenza contro Equitalia perchè  questi sarebbero la reazione, per alcuni  comprensibile, al peso del pagamento  delle tasse. Non si può far finta di  nulla quando i fascisti di Casa Pound  impiccano dei manichini in pubblico.  Non si possono sottovalutare certi appelli  di terroristi irriducibili a raccogliere  le frange disperse o gli attentati di  non ben individuate federazioni anarchiche  contro i manager di aziende  pubbliche». 

Dove comincia la risposta democratica  alla violenza?  «Inizia dalla partecipazione, dalla mobilitazione  dei cittadini, dalla tutela degli  spazi di democrazia. Non dobbiamo  aver paura. Il sindacato confederale  non abbasserà la guardia e farà, come  in passato, la sua parte. Staremo vicino  a chi soffre, a chi ha bisogno di essere  difeso, continueremo a batterci per i diritti  dei lavoratori e di chi il lavoro non  ce l’ha. Questo è il nostro ruolo democratico,  per questo faremo la grande  manifestazione unitaria il 2 giugno per  il fisco e l’occupazione. Poi c’è il governo,  ci sono le forze politiche...» 

Quali provvedimenti si attende dal governo?  «C’è bisogno di uno sforzo straordinario per rafforzare con uomini e mezzi  adeguati le forze dell’ordine. Rilanciamo  con serietà e competenza i servizi  di intelligence. Non bisogna trascurare  nulla, dobbiamo dare un giudizio netto,  inequivocabile, di condanna della  violenza e del terrorismo. Il governo deve  agire subito, deve comprendere che  Brindisi, con tutta la sua emergenza  economica e sociale, non è stata una  scelta casuale da parte degli attentatori.  Le mafie pugliesi, ritenute sempre  così silenti, reagiscono ai colpi subiti,  ai beni confiscati, tentano di occupare  spazi, di infiltrarsi in nuovi interessi,  nella vita civile ed economica». 

E i partiti, la politica?  «L’Italia ha uno straordinario bisogno  di politica proprio in questo momento  difficile, soprattutto oggi che ritorna la  minaccia della violenza e del terrorismo.  La presenza di un governo tecnico  è la rappresentazione della mancanza  dei partiti, dell’assenza di credibilità  della politica. Ma oggi ne abbiamo bisogno,  ci serve una politica “alta”, ci vogliono  leader affidabili e trasparenti  per difendere la legalità come condizione  essenziale per lo sviluppo del Paese.  Da qui non si scappa, non ci sono scorciatoie  ». 

Che cosa devono fare i partiti?  «I partiti devono procedere velocemente  a un ricambio, a un’autoriforma, va  ripristinata e valorizzata la normale  dialettica democratica. Non si può continuare  con la proliferazione di partiti  personali o padronali, con la politica ridotta  alla diffusione di fango a tutto  spiano contro tutti, come se tutti fossero  uguali, tutti colpevoli». 

Segretario Camusso, un attentato a una  scuola forse non l’avevamo ancora visto...  «È un segno grave, un affronto al nostro  Paese, alla nostra democrazia.  Questo attentato ha una valenza simbolica  enorme. Si colpisce una scuola, i  giovani, la speranza di un futuro migliore.  Chi ha ucciso Melissa ha un obiettivo  chiaro in testa: vuole imporre la paura  e il silenzio ai giovani, alle loro famiglie,  al Paese. Dobbiamo  impedirlo tutti insieme»


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