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“Qui solo lezioni hi-tech” ecco le ventidue scuole dove va in cattedra il futuro

Dalle pagelle sul cloud al metodo didattico che inverte i ruoli tra docenti e studenti. Il ministero per l’Istruzione premia le eccellenze

04/11/2014
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la Repubblica

ROMA .

Corrado Zunino
Le ventidue avanguardie della scuola italiana si incontrano giovedì a Genova ad Abcd, la fiera italiana della conoscenza. Ventidue presidi confronteranno i modi – diversi e nuovi - con cui in queste stagioni hanno spinto più in là il sapere di base. Il dirigente scolastico dell’Iiss di Brindisi, istituto tecnologico Ettore Majorana, spiegherà ai colleghi i risultati dell’apprendimento a intervalli: consente alla naturale distrazione degli adolescenti di diventare un utile momento didattico. La preside del Savoia Benincasa di Ancona potrà far sapere come si trovano le risorse per portare in laboratorio le stampanti 3D. Il Tosi di Busto Arsizio illustrerà la forza innovativa del dibattito, il “debate” anglosassone appunto, nuova materia curricolare come la letteratura o la chimica.
I ventidue presidi pionieri, a Genova per firmare un vero e proprio manifesto delle avanguardie educative, saranno chiamati dal ministero dell’Istruzione a diffondere le esperienze nel resto del Paese, fatto di 8.500 scuole pubbliche con insegnanti di sostegno non pervenuti e “monti ore” diventati gabbie. Le avanguardie – tutte medie superiori - sono diventate tali da sole, ognuna con i propri tempi e i propri finanziamenti extra. Autonomamente, adesso, hanno deciso di mettersi insieme. L’Indire, ente di ricerca del Miur chiamato a occuparsi dell’innovazione nella didattica, da giovedì metterà a disposizione un sito internet: «È il nostro contributo alla Buona scuola», dice il presidente Giovanni Biondi, «dobbiamo cercare una didattica più vicina ai nostri ragazzi, quindi ritagliarle attorno una nuova organizzazione».
«Scolanova» è il titolo della rassegna 2014 e significa che all’Istituto superiore Fermi di Mantova, ai tecnici commerciali Pacioli di Crema e Tosi di Busto Arsizio durante la settimana si fa proprio “debate”. Significa costruire in classe due squadre che su un argomento tratto dall’attualità devono sostenere due tesi e imparare ad argomentarle. A casa e in rete i singoli studenti reperiscono dati economici, poi, in gruppo e in classe, le trasformano in un pensiero corale. Spiega Elisabetta Mughini, responsabile del progetto: «Il dibattito da una parte alimenta la volontà di emergere degli adolescenti, dall’altra aiuta i più timidi a liberarsi». Il “debate”, spesso, si fa durante la lezione d’inglese, in inglese, e la sua introduzione obbliga a reinventare l’orario scolastico e persino gli spazi. Servono aule di almeno 40 mq, serve la possibilità di alzare palchetti (per l’oratore) e avere un pubblico (le due squadre). Come hanno suggerito le neuroscienze, l’insegnamento di alcune materie come fisica e matematica può essere concentrato in un periodo (tutto il secondo quadrimestre, per esempio) mentre le lingue hanno bisogno di un’applicazione continua. E così vanno all’aria gli orari definitivi, e pure le 18 ore settimanali: i presidi devono reinventare in continuazione il calendario delle lezioni.
Dal Mit di Boston le avanguardie italiane hanno importato il Teal, l’apprendimento attivo possibilmente attraverso le tecnologie. Ogni studente, al centro del processo educativo, impara a spiegare agli altri ciò che ha imparato attraverso esempi pratici, in alcuni casi filmando meccanismi concreti (l’asciugatura di una lavatrice). La classe capovolta, reinventata tre anni fa in Nordamerica, qui è un’applicazione digerita. Tra le dodici innovazioni certificate dall’Indire, la più amata dagli studenti è l’apprendimento a intervallo: i ragazzi vengono sottoposti per dieci minuti a una lettura, poi per altri quindici possono ascoltare musica nell’I-phone, quindi tornano a un quarto d’ora della stessa lezione fatta attraverso un computer o un tablet e ancora dieci minuti di relax lontano. Alla fine, la verifica: «Le risposte giuste», dice una docente che sperimenta, «ora sono decisamente più alte».