Rassegna it: Come dare voce all'Italia vera
Il punto fermo è la confederalità che ritrova il suo centro nelle Camere del lavoro e nel territorio, dove la sintesi degli interessi sa assegnare le priorità, scegliendo il bisogno che più merita d’essere tutelato e la lotta che più unisce e produce
di Tarcisio TarquiniÈ comprensibile la soddisfazione espressa da Epifani, nell’intervento con cui ha concluso l’assemblea delle Camere del lavoro, perché non era affatto scontato il successo dell’iniziativa. Gli ormai lontani precedenti, che un autorevole e anziano dirigente confuso nell’affollata sala del Capranica ricordava, hanno lasciato un segno tutt’altro che indelebile. Convocate con proponimenti ambiziosi queste assemblee si erano poi impigliate in crucci organizzativi che ne avevano riconfermato la natura poco definibile all’interno dei processi di dibattito e decisione della Cgil. Stavolta sembra poter andare diversamente. Il senso politico e sindacale ce lo racconta Paolo Andruccioli nel suo articolo su Rassegna.it: il confronto è stato serrato, non uno dei quasi cinquanta interventi (chi non è stato presente li ha potuti seguire nella bella diretta di Radioarticolo1) è parso superfluo, di routine, privo di uno o più spunti da annotare e porre nel dovuto conto nell’approfondita riflessione che si è aperta dopo la difficile fase di mobilitazione politica e sindacale suggellata dalla manifestazione del Circo Massimo. Già da adesso, però, giova evidenziare un punto fermo e un tratto distintivo, emersi con nettezza nella discussione, che spiegano molto di cosa sia la Cgil nel nostro paese e quale ruolo svolga nei grandi come nei piccoli centri italiani.
Il punto fermo è la dimensione della confederalità che ritrova il suo centro nelle Camere del lavoro e nel territorio, dove si opera la sintesi degli interessi passandoli attraverso una tavola di valori che sa assegnare le priorità, scegliendo il bisogno che più merita d’essere tutelato e la lotta che più unisce e produce, per questo, i massimi effetti. Il territorio dà anche continuità all’iniziativa sindacale, l’aiuta a rappresentarsi; attraverso questo livello si ricostruisce la solidarietà delle generazioni, si offre senso alle attese dei giovani e alle rivendicazioni, spesso mute, degli esclusi.
Il tratto distintivo è la vitalità della presenza della Cgil in tutte le realtà del paese. È un fatto che colpisce ed è davvero caratterizzante. Non c’è questione importante che accada in un territorio, non c’è avvenimento che abbia rilievo nella vita di una comunità, che non vedano la presenza della Cgil, una sua analisi, un suo giudizio, una sua proposta, l’impegno di un suo dirigente o militante. Si è detto che la Cgil, nell’assemblea del Capranica, ha inteso rappresentare se stessa come l’espressione della seconda Italia, un’Italia parallela a quella finta e cloroformizzata dei reality che tracimano nella vita reale e viceversa. Ma, forse, sarebbe ancora più esatto dire che, in questa occasione, la Cgil ha piuttosto confermato di stare dentro l’Italia e di condividerne tutto, comprese le contraddizioni, ma senza rinunciare a un progetto di civilizzazione, a una proposta di inclusione, a un’ipotesi di cambiamento per uscire rinnovati dalla crisi, all’esercizio di quella retorica dell’integrazione che Amarthia Sen, proprio ieri in una trasmissione televisiva, ha spiegato essere uno dei modi per superare paure e ostilità nei confronti dell’altro che bussa alla nostra porta.