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Rassegna it: Il nuovo decreto non piace agli studenti

Provvedimenti del governo sugli atenei. Flc Cgil: "la sostanza non cambia". Per Udu e Rete degli studenti medi la mobilitazione va avanti. Migliaia in piazza in tutta Italia. E a Roma scontri tra polizia e manifestanti

07/11/2008
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Rassegna.it

Mettere mano sul serio ai tagli, oppure la protesta non si ferma: prossima tappa venerdì 14 novembre, per lo sciopero generale di università e ricerca. È questa la posizione delle associazioni studentesche dopo che il Consiglio dei ministri ha approvato ieri (6 novembre) due provvedimenti (un decreto legge e un disegno di legge con linee guida) per gli atenei. Se una parziale marcia indietro c’è stata, infatti, il senso dell’azione governativa rimane inalterato, come ha confermato il ministro Gelmini: “Abbiamo davanti un anno per cominciare un percorso di riforma che possa rendere quei tagli meno dolorosi”.

Pantaleo (Flc Cgil): la sostanza non cambia

"Stando al testo attualmente noto, il decreto non incide sui punti di sofferenza prodotti dai provvedimenti di governo: non modifica nella sostanza la legge 133, né per quanto riguarda i tagli ai finanziamenti, né sul tema della trasformazione delle Università in Fondazioni”, afferma il segretario generale della Flc Cgil Domenico Pantaleo. Quanto alla previsione di un allentamento del blocco del turn-over della docenza, secondo il dirigente sindacale “non avrà effetti concreti, perché da tale misura sono esclusi tutti gli atenei che hanno già una spesa di personale oltre il 90 per cento del finanziamento, per i quali il blocco del reclutamento è totale”. Ma, aggiunge, “per effetto dei tagli disastrosi che restano, ben presto la quasi totalità degli atenei sarà nelle medesime condizioni. La modifica delle regole dei concorsi, a due giorni dal loro avvio, tocca in misura minima il vero nodo della concorsualità universitaria”. La destinazione di una parte del finanziamento per premiare gli atenei migliori “è inquinata dal fatto che tra i criteri della distribuzione c’è la soppressione dei corsi e la riduzione delle sedi, con ciò premiando chi ha inutilmente moltiplicato l’offerta e penalizzando chi ha praticato scelte virtuose. Si cancella la riduzione del 10 per cento delle piante organiche della ricerca, per ritornare, dopo un lungo giro, esattamente nella condizione di sofferenza precedente senza alcuna innovazione”. Secondo Pantaleo, dunque, “l’unica vera novità è la crescita dei fondi per il diritto allo studio. È evidente che con quest’insieme raffazzonato di provvedimenti improvvisati il governo cerca di mandare segnali di rassicurazione a un movimento che ha invece ben compreso la posta in gioco: la demolizione del sistema pubblico, e con esso del sistema di diritti, di opportunità, di welfare per tutti i cittadini, a cominciare dagli studenti, dai precari, che non sono nemmeno presi in considerazione nel decreto, dai giovani. Non è con questi piatti di lenticchie che si può fermare una protesta che cresce nella coscienza del Paese. Il 14 novembre l’Università, la Ricerca, l’Afam saranno in piazza a manifestare per cancellare la legge 133 e le sue devastanti conseguenze”.

Udu e Rete studenti medi: la mobilitazione prosegue

“Non possiamo di certo ritenerci soddisfatti vista la necessità, già espressa al ministro Gelmini, di ritirare le parti riguardanti l’università della legge 133 prima parlare di un miglioramento del sistema universitario che è e deve rimanere pubblico. Lo afferma l’ Unione degli universitari, secondo cui quelli di ieri “sono provvedimenti minimi rispetto alle richieste che pervengono dal mondo accademico”. L’organizzazione annuncia di essere pronta a “contribuire e ad appoggiare le mobilitazioni del mondo accademico che passeranno attraverso la manifestazione nazionale di venerdì prossimo”. Intanto, “la straordinaria e spontanea mobilitazione studentesca di questo mese ha ottenuto i primi risultati, costringendo il governo e in particolare il ministro Gelmini a una battuta d’arresto”.Anche per la Rete degli studenti medi “il ministro Gelmini tenta il recupero, ma è troppo poco”. Le soluzioni prese ieri dal Consiglio dei ministri, prosegue la nota, “non sono risposte esaustive rispetto alle richieste del movimento delle scuole e delle università. Il ministro ha dovuto accettare alcune richieste, sperando probabilmente in un’operazione di recupero di consenso, ma i tagli su scuola e università rimangono e non viene ritirata l’indicazione di trasformare le università in fondazioni private”.

P roteste e cortei in tutta Italia

Nuova giornata di proteste in tutta Italia, A Roma la situazione si è fatta tesa: è di uno studente ferito e di alcuni contusi, tra cui un poliziotto e una giornalista di Repubblica, il primo bilancio degli scontri avvenuti in piazzale Ostiense durante il corteo degli studenti. Ne dà notizia l’Ansa, riferendo che alcuni manifestanti denunciano di essere stati colpiti “dalle manganellate della polizia”. Il corteo ha poi lasciato piazzale Ostiense dirigendosi verso La Sapienza, da dove stamani era partita la manifestazione. In un comunicato la questura della capitale ha precisato che alla stazione Ostiense la polizia “non ha effettuato nessuna carica contro gli studenti” e che "numerosi sono stati gli agenti feriti”.

A Milano alcune centinaia gli studenti sono scesi in piazza per dire no alla riforma. I ragazzi dei licei hanno percorso le vie del centro per dimostrare che “l’Onda è inarrestabile e le denunce non la fermeranno”. “Io non ho paura”, questa la frase che campeggiava sullo striscione d’apertura del corteo. Manifestazioni di protesta si sono svolte anche in Calabria, a Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria. Un corteo di 5 mila studenti sta attraversando le vie di Cagliari, a Napoli sfilano in migliaia su corso Umberto, chiuso momentaneamente al traffico. A Messina gli universitari hanno deciso di occupare il rettorato. A Torino, infine, è in corso la contro-inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico. Gli studenti hanno costruito una bara di cartone nera con la fascia tricolore e la scritta ‘Studenti e dipendenti affranti’ con davanti due lumini con i santini del premier Silvio Berlusconi e del ministro Giulio Tremonti.