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Rassegna it: La mancia del governo

La mancetta di Natale del governo ha giustamente indotto la Cgil a confermare lo sciopero generale del 12 dicembre e le tante manifestazioni regionali e provinciali programmate per quella data...

25/11/2008
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Rassegna.it

di Paolo Serventi Longhi

Il mondo del lavoro, quello che non si piega e chiede con forza misure che aiutino i consumi e quindi la produzione e l’economia italiana a fronteggiare una crisi sempre più grave, torna in piazza insieme agli studenti, ai precari senza futuro, agli anziani che devono rinunciare a livelli minimi di assistenza. Un paese sempre più povero, gravato da tagli della spesa pesanti e qualche volta odiosi, affronterà così un duro Natale, mentre in tutto il mondo si decidono misure strutturali in difesa dei redditi e del credito, aumentando perfino un debito pubblico che solo da noi è davvero insostenibile.

E così mentre un manipolo di vecchi e nuovi ricchi continuano a ostentare benessere e opulenza, decine di milioni di italiani devono fare i conti con la demagogia del governo che regala spiccioli a pochi poverissimi, lasciando in condizioni di reale indigenza famiglie e singoli che percepiscono stipendi di poco sopra i mille euro al mese. Del resto, c’è sempre chi si accontenta, chi tra i leader delle organizzazioni sindacali, continua a criticare la Cgil, ad insultare i suoi dirigenti e gli iscritti perché si oppongono ad una politica recessiva. C’è sempre chi, prima ancora che finisca il vertice nella famosa sala verde di palazzo Chigi, fa trapelare la propria soddisfazione, il proprio giudizio positivo per misure del tutto insufficienti e si spertica in lodi e osanna per il premier, i ministri e i leader delle associazioni degli imprenditori. Forse perché essere invitati alla loro tavola può essere piacevole.

L’Italia vive con preoccupazione la crisi, ma con indifferenza i presunti drammi della politica e le farse politicomediatiche. Mi riferisco ovviamente alla sceneggiata della Vigilanza Rai e all’occupazione sistematica di tutti gli spazi da parte della maggioranza. Purtroppo c’è chi anche nell’opposizione sottovaluta il metodo di attribuire agli avversari il proprio modus operandi. Come fa il premier che continua ad attaccare giornalisti, della Rai e non, accusati di diffondere il falso mentre invece cercano di raccontare la realtà rifiutando le veline precotte. E qualcuno tra questi pochi, bravi giornalisti ha reso noto il testo di quello stupendo striscione esposto fuori dal liceo di Rivoli crollato sulla testa degli studenti di Rivoli, uno dei quali non c’è più: “prima almeno aspettavano la nostra morte sul lavoro, adesso ci uccidono a scuola”. Anche per questo, leggendo le cronache di questi giorni e le polemiche sull’informazione, ho molto pensato a Sandro Curzi, un grande amico e uno straordinario collega.