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Rassegna it: Scuola: Piccinini (Cgil), Accesso a 5 anni per tutti? No grazie

Piccinini ritiene che “il modo in cui il decisore pubblico ha affrontato la questione sia il peggiore possibile

28/02/2009
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Rassegna.it

Scuola: Piccinini (Cgil), Accesso a 5 anni per tutti? No grazie

Roma, 26 febbraio – A pochi giorni dalla scelta che molti genitori di bambini intorno ai 5 anni dovranno fare sull’accesso alla scuola primaria, la segretaria confederale della Cgil, Morena Piccinini, in un articolo apparso su Rassegna Sindacale, riflette sugli effetti di un accesso anticipato sulla crescita dei bambini, criticando la sottesa e sostanziale obbligatorietà della scelta.

“In questo periodo molti genitori di bambini e bambine intorno ai 5 anni sono alle prese con il dilemma dell’anticipo nell’accesso alla scuola primaria - scrive la dirigente sindacale - “Lo mando a scuola un anno prima? Visto che molti altri bambini anticipano, cosa faccio perdere a mio figlio se non lo fa?”. I pareri degli esperti sono molto diversi tra loro. In alcuni prevale la valutazione per cui oggi i bambini sono sottoposti a tanti stimoli che certamente li rendono questi bambini mediamente molto “più svegli” e più pronti all’apprendimento”. Una considerazione, osserva, “che fa propendere per la positività nell’iniziare la scuola dell’obbligo qualche mese o anche un anno prima del tempo fissato classicamente”. Al contempo, “tanti altri ci ricordano che insistere su queste abilità è una forzatura rispetto alla maturazione psichica dei bambini e che per loro non è facile “sopportare” lo stress di essere enfant prodige”.

Piccinini ritiene che “il modo in cui il decisore pubblico ha affrontato la questione sia il peggiore possibile. Il precedente ministro Moratti ha aperto, e di fatto incentivato, l’anticipo scolastico sia per la scuola dell’infanzia che per la scuola primaria, senza prevedere nulla circa la modifica della organizzazione scolastica conseguente a questa novità. Intanto l’attuale governo ricalca semplicemente quel progetto. Così come “è una cosa molto negativa rendere sostanzialmente ordinario l’anticipo senza porsi il problema del fatto che i bambini “anticipatari” si troveranno in classe con altri bambini più grandi di loro di un anno, anche un anno e mezzo. A quell’età il processo di sviluppo è certamente molto rapido, ma proprio per questo sono anche molto più accentuate le differenze, anche nell’apprendimento, a pochi mesi di distanza, e ancor più a oltre un anno, tra bambini della stessa classe”. Tutto ciò, unito all’alto numero di bambini presenti nella stessa classe, “provoca facilmente l’effetto “attesa” per i bambini più sviluppati e l’effetto “rincorsa” per i bambini più giovani. Né i genitori, al momento della iscrizione, possono essere caricati anche della responsabilità di sapere in anticipo se il loro figlio riuscirà a tenere lo stesso ritmo di apprendimento dei bambini più grandi”.

Il rischio connesso al problema delle classi non omogenee, ricorda la dirigente sindacale, “è stato ben valutato per la composizione delle classi nella scuola dell’infanzia, tanto da istituire le così dette “sezioni primavera” per i bambini tra i due e i tre anni, con diversa composizione numerica e personale adeguatamente formato per la particolarità della classe. La stessa cosa non è avvenuta per la scuola primaria, nonostante abbia una delicatezza ancora maggiore”. Per questo, nella situazione attuale, “anticipare l’entrata nella scuola primaria di mezzo anno (o addirittura di un anno se si pensa alla “primina” diffusa in alcune zone del sud d’Italia) non serve al bambino, e sarebbe bene che l’informazione rivolta ai genitori tenesse conto di tutta la complessità della materia”. Tutto ciò, conclude Piccinini, “dovrebbe ancor più far riflettere sul sistema scolastico, e cioè se quest’ultimo è in grado di garantire, anche quantitativamente, le risposte più appropriate per ogni età del bambino. Per impedire che scelte così delicate per il futuro scolastico e di crescita dei bambini siano dettate in prevalenza, se non in modo esclusivo, da condizioni di bisogno della famiglia”.


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