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Rassegna sindacale:Ci tolgono il sapere

Stiamo assistendo a un attacco senza precedenti al settore della conoscenza. A questo taglio di risorse si aggiunge, non meno grave, un pericoloso processo di aziendalizzazione e privatizzazione, basti pensare, solo per fare l’esempio dell’università, alla possibilità di trasformazione degli atenei in fondazioni.

17/03/2009
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A scuola si va per imparare nozioni e comportamenti. Si va per capire come stare con gli altri; per conoscere e rispettare le differenze e, in questo modo, diventare buoni cittadini. Per fare tutto questo serve una scuola che funzioni, che investa nelle strutture e nelle professionalità di chi in essa lavora. Proprio quello che non sta facendo il governo che, anzi, con la legge 133/08 e l’ultima Finanziaria, all’intero sistema dell’istruzione, dell’università, della ricerca e della formazione artistica e musicale ha sferrato un colpo durissimo.

Per respingere tutto questo il 18 marzo la Flc ha chiamato allo sciopero i lavoratori dell’intero comparto perché, come spiega Mimmo Pantaleo, segretario generale del sindacato di categoria della Cgil, stiamo assistendo a un attacco senza precedenti al settore della conoscenza. A questo taglio di risorse si aggiunge, non meno grave, un pericoloso processo di aziendalizzazione e privatizzazione, basti pensare, solo per fare l’esempio dell’università, alla possibilità di trasformazione degli atenei in fondazioni.
E tutto questo mentre, negli altri paesi, si procede in senso inverso…
Pantaleo È proprio così. Rispetto a una crisi drammatica come quella in corso solo da noi la conoscenza viene considerata un costo e non una grande opportunità che mette in gioco il nostro futuro.
Tra i temi della vostra protesta c’è quello che riguarda il futuro dei precari.
Nei diversi comparti abbiamo oltre 200.000 precari che con i tagli previsti rischiano il licenziamento, a cominciare dalla scuola dove migliaia di persone il prossimo anno non potranno fare supplenze. Per noi tutto ciò è inconcepibile: per questo chiediamo la proroga di tutti i contratti in essere e la ripresa dei processi di stabilizzazione, soprattutto per il Sud dove questa vicenda rischia di avere ricadute disastrose. Serve anche un’estensione a queste categorie degli ammortizzatori sociali.
Poi c’è la questione dei contratti: quello della scuola la Flc non lo ha firmato…
Anche in questo caso siamo alla presenza di un attacco senza precedenti ai diritti e alle tutele dei lavoratori e in cui si intrecciano questioni diverse: il ddl Brunetta sulla pubblica amministrazione, le nuove regole sulla contrattazione e, come dicevi tu, il contratto della scuola che noi non abbiamo firmato e che è stato rinnovato a metà dell’inflazione reale; aggiungerei anche che il ccnl dell’Afam (quello che riguarda le accademie e i conservatòri, ndr) è scaduto da ben 38 mesi. Tutto ciò, messo insieme, produce un effetto unico: il netto peggioramento del potere d’acquisto dei salari e un profondo indebolimento della contrattazione (nazionale e intregrativa) e dunque del sindacato.
Non temete di essere definiti sempre il “sindacato del no”?
Ma noi crediamo nell’opportunità di un vero processo riformatore, che abbia come obiettivo anche quello di eliminare gli sprechi. Tuttavia lo scopo deve essere liberare risorse per investire nel settore; si può lavorare per una maggiore integrazione tra università, ricerca e scuola, rivedere il reclutamento e così via ma sia chiaro non per depotenziare il pubblico ma per renderlo all’altezza delle sfide che ha davanti.
Dopo il 18 marzo, ci sarà il 4 aprile…
Il nostro sciopero del 18 marzo, così come è avvenuto per precedenti agitazioni di altre importanti categorie della Cgil, è una tappa fondamentale verso la grande manifestazione del 4 aprile, che deve essere il punto di unificazione dell’intero movimento di protesta contro le politiche di questo governo: Nord e Sud, lavoratori precari e stabili, pensionati. Bisogna uscire dalla crisi con un paese più unito e coeso.
Mi pare che il proficuo rapporto con le associazioni degli studenti prosegue.
Sì, ed è per noi un punto qualificante, insieme al rapporto con le associazioni delle famiglie e con le associazioni professionali del settore. Il nostro obiettivo è quello di costruire, partendo dalle diverse competenze e funzioni, una grande proposta che dica no ai tagli, consenta il rilancio del diritto allo studio – che per molti ragazzi oggi è una chimera, visti i costi sempre crescenti di alloggi e trasporti – e rifiuti la precarietà come condanna in eterno per i giovani lavoratori. Per questo pensiamo a una legge d’iniziativa popolare che riguardi tutto il sistema dell’istruzione. Insomma: questi rapporti non finiranno il 18 marzo, ma saranno fondamentali per scardinare le politiche messe in campo dal governo.