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Rassegna sindacale-Università e ricerca pagano le scelte sbagliate

Nelle università e negli enti di ricerca il rapporto numerico fra personale precario e personale a tempo indeterminato è di 1 a 1; il fisiologico periodo di formazione post laurea o post dottorato è diventato un periodo lunghissimo di precariato, con un’età media di 32 anni con punte di 40 anni, pagati con contratti di lavoro parasubordinato (collaboratori coordinati e continuativi, collaboratori occasionali, partite Iva) borsisti, assegnisti di ricerca.

23/03/2006
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di Rita Guariniello
segreteria nazionale Flc

Nelle università e negli enti di ricerca il rapporto numerico fra personale precario e personale a tempo indeterminato è di 1 a 1; il fisiologico periodo di formazione post laurea o post dottorato è diventato un periodo lunghissimo di precariato, con un’età media di 32 anni con punte di 40 anni, pagati con contratti di lavoro parasubordinato (collaboratori coordinati e continuativi, collaboratori occasionali, partite Iva) borsisti, assegnisti di ricerca. Non sono solo ricercatori, ma anche tecnici amministrativi per i quali la collaborazione è ancora meno giustificabile; hanno in comune la mancanza delle più elementari forme di tutela, transitano fra varie forme contrattuali dovute ai diversi finanziamenti disponibili. Le università e gli enti di ricerca pagano le scelte deleterie del governo che, se confermate, ridurranno il sistema allo stremo: tagliati i finanziamenti, bloccate le assunzioni per tre anni nell’università e tuttora nella ricerca; approvata, contro la volontà del mondo accademico, la riforma dello stato giuridico dei docenti che aumenta a dismisura gli anni di precariato, tagliati del 40% i contratti a tempo determinato e le collaborazioni coordinate e continuative.

Le università e gli enti sono costretti all’affannosa ricerca di fondi di finanziamento privati, a pagare i giovani su fondi messi a disposizione da istituzioni esterne, a garantire il funzionamento della didattica e dei servizi grazie ai precari che svolgono il lavoro docente e tecnico amministrativo. La ricerca si dequalifica: è impossibile sviluppare programmi di media e lunga durata, scientificamente qualificati; la scissione fra didattica e ricerca ne abbassa la qualità. Il 1° congresso della Flc Cgil ha indicato come prioritario il problema del precariato partendo anche dalle esperienze già fatte, i precari hanno dato un contributo fondamentale al movimento nato nelle università contro le “riforme” Moratti. Sono una generazione che slega i problemi concreti dalle letture ideologiche, spesso sfiduciata e talvolta diffidente nei confronti dei sindacati, ma estremamente ricettiva di fronte a politiche costruttive.

La Flc Cgil ritiene necessario unifi- care i canali di accesso nei ruoli degli enti di ricerca e delle università in un unico percorso che preveda diritti e tutele, temporalmente de- finito; richiede di iniziare una massiccia campagna di assunzioni a tempo indeterminato per tecnici amministrativi e ricercatori. Questo governo ha agito contro le università e gli enti di Ricerca pubblici scegliendo di non investire nei giovani, lasciando che un gran numero di persone di 35/40 anni con un bagaglio di esperienze notevole non sia utilizzato pienamente; ha mandato via promettenti ricercatori indispensabili al funzionamento delle istituzioni. Con il ricorso a forme di lavoro precario il ministro investe sulla subalternità dei ricercatori e dei docenti vanificando il dettato costituzionale che garantisce l’autonomia nella ricerca e nella didattica.
(www.rassegna.it, Rassegna sindacale, n. 10, marzo 2006)


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