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Reclutamento, il Pnrr ci ripensa

Nel piano illustrato da Draghi in Parlamento salta anche il riferimento alla carriera dei prof

27/04/2021
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ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Stabilizzare i docenti precari mediante una selezione per titoli e servizi, come chiede la Lega, o mantenere la competenza centrale nelle procedure di reclutamento degli insegnati, come spinge M5s. Purché, sostengono entrambi i partiti al ministero dell'istruzione, non si parli di sanatoria. Tema caldo quello del reclutamento dei docenti previsto nel Recovery Plan, che oggi il premier Mario Draghi illustrerà in Senato dopo il passaggio ieri alla Camera. Tanto da produrre in poche ore nuove versione della bozza di governo del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr), rimettendo in discussione l'ipotesi di un concorso per titoli e esame che avrebbe sostituito il concorso ordinario per prove. Così, nella versione del Pnrr arrivata in Parlamento ci si limita a sottolineare la necessità di «una revisione» dell'attuale sistema di reclutamento «finalizzata a poter coprire, con regolarità e stabilità, le cattedre disponibili con insegnati di ruolo». Una misura che ha come obiettivo strategico un «significativo miglioramento della qualità educativa del sistema educativo del nostro Paese che non può non passare attraverso un innalzamento delle professionalità». Precisando che «il processo normativo sarà avviato nel 2021 e concluso nel 2022». Fine. Stralciati dalla bozza di venerdì del Pnrr interi passaggi in cui si parlava della necessità per favorire in concreto la formazione continua e l'aggiornamento dei docenti di un sistema di incentivi che si fondasse sull'idea di una progressione di carriera dell'insegnate basata sulla misurazione del rendimento e sulla disponibilità di incrementarlo passando attraverso percorsi di autovalutazione, valutazione e recupero personalizzato delle competenze.

Un nuovo modello di reclutamento che sarebbe stato collegato a un ripensamento della loro formazione iniziale e durante tutta la carriera. In particolare, si intendeva semplificare le attuali procedure concorsuali strutturando la procedura sulla base della valutazione dei titoli curricolari e di servizio e dello svolgimento di una prova computer based si sarebbe formata una graduatoria per coprire tutti i posti vacanti disponibili. Quindi, per i vincitori immessi nelle cattedre si sarebbe avviato un anno di formazione on the job e prova finale, il cui superamento avrebbe determinato l'immissione in ruolo a tempo indeterminato. Una prova conclusiva che sarebbe stata idonea affinché l'insegnate fosse confermato nel posto in cui era stato immesso, dovendo restarci per almeno un triennio. Una riforma del reclutamento scomparsa nella versione del Pnrr arrivata in Parlamento. Restano, tuttavia, delle indicazioni nel paragrafo precedente del Piano, quello dedicato al miglioramento dei processi di reclutamento e di formazione degli insegnati.

«La riforma del sistema di reclutamento dei docenti», si legge, «ridisegna le procedure concorsuali per l'immissione nei ruoli del personale docente rafforzando, secondo modalità innovative, l'anno di formazione e prova, mediante una più efficace integrazione tra la formazione disciplinare e laboratoriale con l'esperienza professionale nelle istituzioni scolastiche».

La formazione in servizio nella precedente bozza del Pnrr era definita «obbligatoria per tutto il personale scolastico»: una precisazione che non si ritrova nella nuova versione. Così come è stata stralciato il passaggio che illustrava questo sistema di formazione, che si sarebbe dovuto attuare «attraverso un impianto di moduli formativi che consentono l'acquisizione di crediti formativi professionali spendibili per l'avanzamento della carriera, secondo un sistema meritocratico di valorizzazione e attraverso forme di erogazione che trovano luogo di elezione in una Scuola di Alta Formazione». Tra le riforme della missione istruzione, tuttavia, resta la nascita entro il 2025, con legge da emanare entro il 2022, di una Scuola di Alta formazione e formazione obbligatoria per dirigenti scolastici, docenti e personale tecnico-amministrativo, con risorse pari a 0,03 miliardi di euro. «Una struttura leggera e funzionale» all'erogazione «solo» online dei corsi di formazione per tutto il personale scolastico». Mentre sul fronte della didattica digitale integrata il Pnrr prevede, grazie a 0,8 miliardi di euro, «la creazione di un sistema multidimensionale per la formazione continua dei docenti e del personale scolastico per la transizione digitale», articolato in un polo di coordinamento promosso dal ministero dell'istruzione, che ne assicura l'attuazione coinvolgendo circa 650.000 persone tra docenti e personale scolastico e oltre 8.000 istituzioni educative. Aumentano, intanto, le risorse previste nella bozza del governo Conte del Recovery Plan. Nel nuovo Pnrr finanziamenti per la Missione 4, Istruzione e Ricerca, salgono dai 28,4 miliardi di euro della precedente versione agli attuali 31,9 miliardi di euro, di cui 24,1 miliardi per nuovi progetti e 7,8 per quelli in essere. Circa il 17% delle risorse del Pnrr (221,5 miliardi, quindi andranno all'istruzione e ricerca.