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Redattore Sociale: ''Mi chiamo Lisa, vengo dal Bangladesh e qui non riesco a studiare...''

Una delle questioni centrali per gli immigrati rimane quella dell’integrazione culturale. La domanda di apprendimento e l’esigenza di avere una formazione e un riconoscimento adeguato riguarda ormai migliaia di persone

23/02/2008
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Redattore Sociale

Storia di Lisa Sarker, che lavora in una gelateria. Alla Conferenza sull’immigrazione della Cgil Lazio hanno partecipato decine di ragazzi immigrati. E’ la nuova ondata giovane dell’immigrazione

ROMA – Una delle questioni centrali per gli immigrati rimane quella dell’integrazione culturale. La domanda di apprendimento e l’esigenza di avere una formazione e un riconoscimento adeguato riguarda ormai migliaia di persone che arrivano in Italia per lavorare e che hanno magari importanti titoli di studio che non vengono riconosciuti. E’ stato questo uno dei temi affrontati oggi nel corso della Seconda conferenza regionale sull’immigrazione organizzata a Roma dalla Cgil. Il tema della formazione e della scuola, secondo la Cgil, deve diventare quindi centrale in tutti i programmi, a partire da quelli locali. A Roma ci sono esperienze molto importanti anche sul fronte della formazione professionale. Uno di questi centri si chiama Nelson Mandela, quartiere Esquilino. Liliana Trinci è la responsabile. “Da noi vengono persone di tutte le età. Possiamo dire tranquillamente che la fascia di età va dai 15 agli 83 anni. Sì, perché recentemente abbiamo avuto una signora di 83 anni che si è rimessa a studiare. Sembra assurdo ma è così”.

Gli immigrati che si iscrivono ai centri professionali lo fanno perché hanno voglia di imparare, ma anche perché hanno bisogno dei diplomi. Il vero dramma degli immigrati – spiega Liliana Trinci – è che non hanno nessuna possibilità che gli vengano riconosciuti i titoli di studio”. Assistiamo quindi facilmente al paradosso di persone laureate che si devono iscrivere ai corsi per prendere il diploma della nostra scuola media. Questo determina dunque il fatto che attualmente nei Cfp, i Centri di formazione professionali si abbia una maggioranza schiacciante di immigrati: l’80% degli iscritti nei Cfp di Roma, per esempio. Gli immigrati che sono in possesso di una laurea del loro paese imparano comunque con grande rapidità. Questo gli permette di prendere il diploma di scuola media e poi di iscriversi ai corsi superiori accelarati. In molti casi con gli esami di ammissione passano subito al terzo anno delle superiori. E’ successo per esempio con il caso di una ragazza ucraina che pur non sapendo quasi nulla di italiano quando si è iscritta alle medie è riuscita in poco tempo a superare l’esame di ammissione al terzo anno di un Istituto superiore per il turismo.

L’esigenza di studiare per andare avanti e progredire nel mondo del lavoro è sentita comunque da tutti gli immigrati e in particolare dai più giovani, quelli che sono arrivati da poco nel nostro paese. E’ il caso per esempio di Lisa Sarker, ragazza diciottenne del Bangladesh, che oggi era presente alla Conferenza sull’immigrazione della Cgil. “Io vorrei poter avere un lavoro part time – ci racconta la ragazza – per poter studiare il pomeriggio. Invece dove lavoro oggi (in una grande gelateria, ndr), mi fanno lavorare otto ore, dandomi però lo stipendio per molto meno”. La ragazza, impegnata tutto il giorno nel negozio, guadagna 950 euro al mese. E’ in Italia da tre anni e finora non è riuscita a studiare come vorrebbe per il diploma.

Più legato ai temi classici del sindacato, un altro immigrato giovane che da poco ha deciso di comininciare una sua esperienza sindacale con la Cgil. Si tratta del romeno Daniel Grigoriu, della Fillea Cgil, il sindacato degli edili. Dopo dieci anni di lavoro in cantiere Daniel ora fa il sindacalista e cerca di darsi da fare per aiutare i suoi compagni di lavoro e in particolare gli edili romeni. “Il problema che sentiamo noi maggiormente? - dice Grigoriu – è sicuramente quello del rispetto delle norme di sicurezza. Il lavoro nero sta producendo sempre più omicidi bianchi”. (pan)