Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Reggi promosso al Demanio, rimosso dal ministero dell'Istruzione

Reggi promosso al Demanio, rimosso dal ministero dell'Istruzione

Da sottosegretario era entrato in conflitto con il ministro Giannini. Ora il dicastero è un po' più debole nella delicata fase di applicazione della riforma di cui proprio lui è stato l'ispiratore insieme a Renzi

11/09/2014
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Corrdo Zunino

Il sottosegretario Roberto Reggi è promosso alla direzione del Demanio, richiamato dal ministro dell'Economia Pietro Carlo Padoan. Il sottosegretario Reggi è rimosso dal ministero dell'Istruzione, dopo essere entrato in conflitto - un insanabile conflitto, viste le scelte del premier - con il ministro Stefania Giannini. Ora il Miur è un po' più debole nell'applicare la complessa riforma della scuola di cui Reggi è stato l'ispiratore più vicino a Matteo Renzi.

È indubbio che l'incarico di direttore dell'Agenzia del demanio, con la necessità di mettere mano al vasto patrimonio immobiliare dello Stato, far procedere la trasformazione di caserme dismesse in luoghi pubblici aperti a tutti, è un compito centrale e un avanzamento di carriera per l'ex sindaco di Piacenza, ma è altrettanto vero che a inizio estate Reggi è entrato in rotta di collisione con il ministro Giannini e, a un certo punto, l'impossibilità di coabitazione in viale Trastevere è stata sottoposta direttamente a Renzi. Che ha scelto di spostare il fedelissimo per evitare vuoti gerarchici più importanti.

Innanzitutto, Reggi era un sottosegretario di peso. Renziano della prim'ora, coordinatore della campagna del leader per le primarie del 2012, aveva assommato nel suo ufficio undici deleghe, le più importanti sul piano scolastico: l'ordinamento dei cicli dall'infanzia alle medie superiori, l'abilitazione all'insegnamento, l'autonomia, gli studenti e ancor più la governance delle istituzioni,

lo status giuridico di insegnanti e presidi, la valutazione e l'edilizia scolastica (sulla quale, oggi, ha firmato un accordo con il sindaco di Bologna per la nascita di un fondo immobiliare che con cinque milioni di finanziamento ne svilupperà trenta per risistemare cinque istituti). Reggi su queste deleghe corrispondenti ad altrettanti compiti aveva messo le mani con un'autonomia garantitagli direttamente dal premier. E' stato il sottosegretario, per primo, il primo luglio scorso, a parlare - a Repubblica - di fine delle supplenze brevi, di poteri di scelta affidati ai presidi, di premi per gli insegnanti e parallela limitazione degli scatti d'anzianità, di scuole aperte oltre l'orario canonico, di un percorso unico magistrale per accedere all'abilitazione alla docenza e, quindi, tirocini in classe per essere valutati adatti alla professione. Ha parlato, il sottosegretario, anche di sei ore in più per i docenti in cattedra e si è accorto presto della reazione univocamente contraria dei sindacati e degli insegnanti tutelati. A Terrasini, nella giornata siciliana dell'ascolto del Partito democratico, Reggi in piena estate ha ritirato la proposta, ma tutto il resto è rimasto dentro il dossier del Miur presentato lo scorso 3 settembre sotto il titolo "La buona scuola".

Il ministro Giannini non ha mai gradito il protagonismo del suo sottosegretario, uno dei tre "vice" del ministero. Al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, peraltro snobbato dal premier, il 25 agosto il ministro ha fatto un'apertura vigorosa sul finanziamento (detassazione) alle scuole paritarie, di cui poi non si è trovata traccia nel dossier sulla riforma. Renzi ha risposto, isolandola, con una riunione a Palazzo Chigi riservata agli "scolastici" del Partito democratico, allargata ai capigruppo di Camera e Senato. E lì si è scelto che cosa nella riforma ci sarebbe stato (l'ingresso dei privati nella scuola pubblica) e cosa sarebbe stato sospeso (la riforma del ciclo delle superiori) o cancellato. Le chiacchiere sul cambio al vertice del ministero sono diventate fitte nei nove giorni di silenzio della Giannini, complice un Consiglio dei ministri sulla scuola, quello del 29 agosto, stra-annunciato e stra-cancellato. Confidando nell'addio agli Esteri di Federica Mogherini, il rimpasto dei rumours avrebbe visto Reggi sostituire l'ex rettrice dell'Università per stranieri di Perugia all'Istruzione offrendo, comunque, una coordinata bis: Reggi ministro della Scuola e Giannini responsabile dell'Università. Queste ipotesi, mai avallate dai protagonisti, cozzavano contro la realpolitik renziana: sostituire o dimezzare la Giannini, ministro spesso fuori sintonia, avrebbe provocato un terremoto in Scelta Civica, partito che, semicancellato dalle Europee, era comunque un solido sostenitore del governo con 34 tra deputati e senatori. E poi dividere un ministero in due, in tempi di spending review, era semplicemente impensabile.