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Repubblica: Agli alunni l´eredità della maestra

Venticinquemila euro con un obbligo: fate beneficenza insieme

24/08/2006
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la Repubblica

Dal testamento i soldi per la prima elementare del ´71 di un paese abruzzese: ma non potete usarli da soli
Trent´anni dopo l´incontro degli studenti di un tempo e la promessa di creare una fondazione
Arrivava a scuola in lambretta e diceva: promettetemi di stare sempre uniti
La nipote dell´anziana insegnante ha riunito tutti dopo la morte della donna
GIUSEPPE CAPORALE

CHIETI - Un testamento. Morale e materiale. A scriverlo, è la maestra: «Lascio ai miei ex alunni della prima classe del 1971 della scuola elementare di Orsogna, la somma di 25 mila euro, con il vincolo di non poterli usare separatamente. Che ciò serva, per farli restare uniti negli anni, per aiutare chi, tra loro, avrà difficoltà o problemi di sorta, ed anche per avviare attività benefiche assieme. Sempre a loro, lascio i miei libri».
Sapeva che le restava poco da vivere Ilia Pierantoni, insegnante di scuola elementare ad Orsogna. Nubile, aveva dedicato tutta la vita ai suoi alunni, trattandoli come figli. In special modo quelli della prima elementare dell´anno scolastico 1971. Così, alla soglia degli 84 anni, proprio negli ultimi mesi di vita, aveva deciso di inserire una clausola nel suo testamento, riservata a loro. Un gesto concreto, quasi un appello, per non far cancellare dal tempo quello che lei riteneva il suo insegnamento più importante: «Restate insieme». La maestra lo ripeteva sempre. Durante le gite, in classe, nell´ora di lettura di Quasimodo. Sempre, raccontano. Anche l´ultimo giorno di scuola. «Promettete che resterete assieme, che vi aiuterete l´un l´altro». «Promesso», risposero in coro l´undici giugno del 1976, poco prima dello squillo dell´ultima campanella.
Il testamento, dopo la sua morte, è rimasto custodito, nel comodino della sua casa, per alcuni mesi. Poi, alla lettura delle sue ultime volontà, tra lo stupore dei tanti parenti, è stato letta la parte dedicata agli ex alunni.
A Lorena, nipote della maestra, anch´essa alunna di quella classe (oggi biologa), il compito di andare a ritrovare, uno per uno, i bambini di allora (oggi quarantenni) e comunicare la notizia. Un compito non semplice. Marco Jajani è diventato geologo. Giuseppe Bucci, svolge la professione di medico chirurgo all´ospedale di Udine. Marco Paone, è un funzionario del ministero della Giustizia a Roma. Anna Iocco, insegna, proprio come la sua maestra, a Pescara. Pino Politi, è un docente universitario all´Aquila. Emiliano Ferrante, un alto funzionario dei Carabinieri. Pierluigi Tenaglia, avvocato con incarico a Bruxelles. Elisa Del Greco, vive in Svizzera e si occupa di marketing, Angela Nasuti, lavora come infermiera a Lanciano.
Il più difficile da rintracciare, Domenico Pace, ingegnere, da molti anni vive in Brasile. Ad aiutare Lorena nella ricerca, una giornalista del tg abruzzese della Rai, Angela Trentini, anche lei in quella classe.
Impossibile, invece, rintracciare un altro alunno, Giuseppe Tucci. Di lui non si hanno notizie, spiegano gli amici. Semplice invece prendere contatti con Mery Curti, oggi titolare di un negozio in provincia di Chieti.
Tutti sbalorditi, sorpresi e felici. Il testamento è servito da tam tam per richiamarli ad Orsogna e ritrovarsi, qualche giorno fa, in un inedito quadretto di scuola. Ancora assieme. Come voleva la maestra.
«All´inizio, non lo nascondo, c´è stato un po´ di imbarazzo» conferma uno di loro «soprattutto nei confronti della famiglia della maestra. Temevamo di essere considerati degli intrusi. Eravamo pronti a rinunciare al lascito, se questo avesse in qualche modo minato la tranquillità di quella famiglia». Poi è scattato l´entusiasmo, la voglia di trasformare quella eredità, in una nuova iniziativa comune e ottemperare così al senso di quella richiesta. Una fondazione. Questo sembra l´orientamento.
«Credo che siano tutti d´accordo - sostiene Angela Trentini - nel istituire una fondazione intitolata alla nostra cara maestra, e utilizzare non solo quei fondi, ma anche nostre donazioni per svolgere attività benefiche».
Degli insegnamenti della maestra ricordano una frase ricorrente: «La mattina quando vi alzate pensate subito a sbrigare le faccende basilari: fate il letto, pulite la vostra stanza, e poi venite a scuola». Responsabilità, dunque. Questo insegnava la maestra che arrivava a scuola con la lambretta, e che indossava un grembiule azzurro «per non sporcarsi», diceva. Invece il grembiule dei suoi alunni, era disegnato proprio da lei con il tocco di una cravatta per i maschietti, e con i pallini à pois per le femminucce.