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Repubblica-Allarme, fioccano le bocciature

Dal Vittorio Emanuele all'Odero, dal Bergese al Rosselli arrivano i primi quadri: uno su cinque deve ripetere l'anno Allarme, fioccano le bocciature Dispersione a livelli altissimi, a...

12/06/2005
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la Repubblica

Dal Vittorio Emanuele all'Odero, dal Bergese al Rosselli arrivano i primi quadri: uno su cinque deve ripetere l'anno
Allarme, fioccano le bocciature
Dispersione a livelli altissimi, abbandonano i "nuovi genovesi"
Il dato nazionale relativo agli abbandoni è del 33 per cento In città supera il 40
GIUSEPPE FILETTO


PIOVONO le prime bocciature, con diverse classi di alcuni istituti tecnici e professionali già scrutinate. Commerciale Vittorio Emanuele-Ruffini, professionale Odero, alberghiero Bergese, tecnico commerciale Rosselli, Casaregis di Sampierdarena, Meucci di Marassi sono già partiti con la valutazione finale degli studenti. Anche se non tutti hanno esposto i quadri. Il dato più allarmante, però, è che alla meta non arriva il 40 per cento di chi si iscrive alla prima classe di queste scuole. Su dieci ragazzi che iniziano la scuola superiore, quattro si "perdono" durante l'anno scolastico, e ancora adesso i bocciati sono intorno al 20 per cento. Dalla prima tendenza si intuisce che la curva potrebbe essere simile agli scorsi anni: uno su cinque deve ripetere. La cifra è di gran lunga più alta di quella che ogni anno si registra nei licei e nei magistrali.
Il dato sui "desaparecidos" è quello che fa più impressione, è tanto più alto, quanto è più forte la presenza degli extracomunitari, al punto che Armando Fossati, preside del Vittorio Emanuele-Ruffini, non trattiene i suoi dubbi: nella scuola da lui diretta nell'anno scolastico appena concluso sono iscritti 280 stranieri su un totale di 1500 alunni, e la dispersione è a livelli altissimi. "Il fenomeno è più corrente soprattutto nelle prime classi dei corsi serali - sottolinea Fossati - il ritiro durante l'anno è ormai fisiologico".
Fisiologico come al Meucci di via dei Platani, al Gaslini di Bolzaneto, al Giorgi di via Timavo, al chimico Gastaldi di via Milano; in tutti i tecnici commerciali come Abba, Einaudi, Montale, e nei professionali per il Commercio. Non si salvano neppure gli alberghieri: Marco Polo e Bergese che hanno una notevole presenza di popolazione femminile, tendenzialmente ritenuta più brava a scuola.
"Comunque, il dato nazionale sulla dispersione scolastica è attestato sul 33 per cento - spiega Dante Taccani, preside dell'alberghiero di Sestri Ponente ed ex assessore comunale alle Politiche Giovanili - mentre nel capoluogo ligure, città con altissima presenza di extracomunitari provenienti dal Sud America, gira attorno al 40 per cento". Il primo scoglio da superare per gli studenti sarebbe rappresentato proprio dalle difficoltà incontrate nell'acquisizione della lingua italiana; l'effetto domino si fa sentire nelle altre materie curriculari. Lo dimostra il fatto che il Comune di Genova e la Provincia hanno messo in piedi un progetto di recupero, chiamato "Oasi", puntando su un lavoro coordinato tra famiglie dei ragazzi, consiglio di classe e insegnanti di lingua.
In ogni modo, tra gli "scomparsi" non ci sono soltanto studenti immigrati, ma anche una buona fetta di genovesi, che si portano dietro situazioni sociali e famigliari problematiche, un'infanzia di disagio. Ma dove finiscono questi alunni che a metà anno abbandonano le scuole statali? "Non di tutti si può parlare di abbandono degli studi - precisa Enrica Liberti, coordinatrice dell'integrazione scolastica all'Odero di Sestri Ponente - : una parte durante l'anno non se la sente di continuare e la collochiamo nei corsi di formazione professionale e nei Cel, nei Centri di Educazione al Lavoro gestiti dal Comune e dalla Provincia". Un'altra buona fetta di popolazione scolastica, però, si perde, e non è chiaro dove finisca: se avviata autonomamente e direttamente al lavoro anche in giovanissima età; o, ancora peggio, sulla strada.
Negli istituti tecnici e professionali il dato dei bocciati nelle prime classi rimane comunque alto: appunto intorno al 20 per cento. Anche se stando a quanto affermano presidi e professori, per accedere alla seconda classe i livelli minimi di conoscenza e culturali sono ormai bassi.