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Repubblica: Alle elementari Italia a due velocità

Ricerca shock dell´Invalsi: gli studenti del Sud imparano meno rispetto ai coetanei del Nord

02/02/2010
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la Repubblica

Dal Lazio in giù l´apprendimento sui banchi varia anche tra istituto e istituto
Il sistema statale non offre pari opportunità a tutti gli allievi italiani
MARIO REGGIO

ROMA - Scuola elementare italiana. Un fiore all´occhiello del sistema d´istruzione. Ma non è proprio così. Nelle Regioni del Sud esiste una differenza abissale tra i diversi istituti scolastici. Anche nella stessa città. E nella media, il baratro rispetto al Centro e soprattutto al Nord sta assumendo i contorni della tragedia nazionale. Lo conferma lo studio dell´Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico nazionale che verrà presentato lunedì 8 febbraio all´università Milano-Bicocca.
I numeri parlano dell´anno scolastico appena passato e per la prima volta danno un quadro chiaro della situazione. L´indagine riguarda i livelli di apprendimento in seconda e quinta elementare dell´italiano e della matematica. Ma soprattutto mette a confronto la capacità delle scuole di offrire pari opportunità a tutti gli studenti. «Un sistema scolastico equo dovrebbe dare a tutti i ragazzi le stesse chances di apprendimento - afferma Piero Cipollone presidente dell´Invalsi - invece non è così. Le famiglie del Sud soffrono di una sorta di "segregazione sociale". Quelle acculturate scelgono le scuole elementari pubbliche migliori, alle altre toccano gli istituti pubblici che funzionano meno, dove la dispersione scolastica cresce anno dopo anno. I risultati si vedono poi alle medie inferiori ed alle superiori. Se non si mette mano subito a questo problema le differenze diventeranno nel futuro esplosive».
Ma c´è un rimedio? «Una via d´uscita sarebbe quella di applicare la cura finlandese - afferma Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia Sperimentale a Roma Tre - in quel Paese, infatti, lo studente che frequenta una scuola nel profondo Nord oppure ad Helsinki è messo in condizione di avere le stesse possibilità di apprendere. Poi se non vuole studiare è un´altra storia, anche se viene preso lo stesso in cura. Ma vorrei ricordare che quindici anni fa la Finlandia era in condizioni peggiori delle nostre. Poi i governi hanno deciso che investire nel sistema scolastico era fondamentale per uscire dal tunnel. Da noi stiamo a caro amico».
Veniamo all´indagine dell´Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico italiano. Il rapporto prende in esame i risultati dei livelli di apprendimento dei ragazzi della seconda e quinta elementare in italiano e matematica. I risultati obbligano chi governa questo Paese a riflettere ed a mettere in campo dei correttivi adeguati. E non sarà facile. Il panorama è poco incoraggiante. Nelle regioni del Sud la «varianza», come insegnano gli esperti, tra le scuole è impressionante. Cosa vuol dire «varianza»? In sostanza la differenza dei livelli dei risultati nella stessa Regione e tra le tre aree del Paese. A Palermo, come a Napoli e Reggio Calabria, esistono scuole elementari di eccellenza. Ma il resto è abbondantemente sotto il livello di sopravvivenza. Non è colpa dei giovani studenti, né dei docenti. Ma dell´incuria di chi governa la scuola italiana.
L´indagine dell´Invalsi mette in luce un altro problema: il differenziale tra la seconda elementare e la quinta, visto che la popolazione scolastica è omogenea, dovrebbe mostrare segni di miglioramento. Invece è proprio il contrario. Il divario tra Nord, Centro e Sud aumenta.
Ma è tutta colpa della scuola di oggi? «Purtroppo il nostro Paese ha vissuto storie molto diverse. Prima dell´unificazione, in Lombardia gli austriaci avevano organizzato un´ottima rete di scuole, ben definite ed organizzate - continua il professor Vertecchi - in Toscana era la situazione era simile. Nello Stato Pontificio, ma solo a Roma, gli ordini religiosi curavano la cultura. Al Sud era un disastro. Mancavano le scuole e gli insegnanti. Ma la scuola, da sola, non può risolvere il problema se non si investe sui livelli culturali dell´intera popolazione, a partire da quelli che hanno superato i 55 anni ed hanno fatto a malapena le elementari. Invece l´organizzazione culturale si è modellata sugli stereotipi televisivi, di basso livello, di facile comprensione».