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Repubblica: Caro ministro, troppa fretta così rischiamo di finire nel caos

Carlo Giovanardi, ccd, titolare dei Rapporti con il Parlamento, spiega il dissenso con la Moratti "Caro ministro, troppa fretta così rischiamo di finire nel caos" L'INTERVISTA in...

12/01/2002
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la Repubblica

Carlo Giovanardi, ccd, titolare dei Rapporti con il Parlamento, spiega il dissenso con la Moratti
"Caro ministro, troppa fretta così rischiamo di finire nel caos"
L'INTERVISTA
in extremis Non mi puoi fare avere il testo del ddl alle tre del pomeriggio quando il cdm sta cominciando
BARBARA JERKOV


ROMA '#8212; Carlo Giovanardi, ministro del Ccd per i Rapporti con il Parlamento, assicura che non c'è stato proprio nessuno stop alla riforma Moratti. L'impianto non si discute, garantisce: "Esprimo massimo apprezzamento per il lavoro della mia collega".
Però, ministro, proprio voi centristi vi siete opposti piantando dei paletti che hanno impedito al Consiglio dei ministri di varare ieri il provvedimento. O non è così?
"E' così, sì. Ma soprattutto per una questione di metodo".
Metodo?
"Le pare che una riforma di questa delicatezza, una riforma storica nel vero senso della parola, una riforma su cui ci giochiamo la faccia, una riforma per cui nella scorsa legislatura abbiamo fatto le barricate contro Berlinguer...".
Cosa c'è che non va in una riforma tanto importante?
"C'è che non mi puoi far avere il testo alle tre di pomeriggio quando il Consiglio dei ministri sta per cominciare".
Ah. A lei non l'hanno fatto avere un prima?
"Mica a me, a tutti. Non l'hanno neppure mandato al preconsiglio, come si fa sempre. Perfino Tremonti se l'è trovato lì sul tavolo, senza avere il tempo per studiarselo un po' bene, per approfondire le cose. Se la riforma l'avessimo approvata così, dopo un paio d'orette scarse di discussione, sarebbe stata sì una cosa scandalosa. O no?".
E dopo questa prima discussione cos'ha trovato che non la convince nel progetto Moratti?
"Premesso che nel complesso la ritengo una proposta positiva, dal momento che effettivamente raccoglie l'enorme lavoro che abbiamo fatto in Parlamento nella scorsa legislatura...".
Premesso questo?
"...e che la riforma della scuola, contro questa cosa dei cicli che voleva farci mandar giù la sinistra, è sempre stata un cavallo di battaglia del centrodestra, che crede nel mantenimento della scuola tradizionale impostata sul binomio elementarimedie. Beh, detto ciò, ci sono almeno due aspetti che secondo me, secondo noi, vanno capiti un po' meglio".
E allora: primo aspetto, ministro?
"Questa storia dell'anticipazione, che permette ai bambini di entrare alla scuola materna a due anni e mezzo invece che a tre, e alle elementari a cinque anni e otto mesi invece che a sei".
Dov'è il problema?
"Il problema sta nell'onda anomala che si verrebbe a creare almeno nella fase di transizione, mettendo in classe insieme bambini di età diverse. A quell'età, un anno e mezzo di differenza può essere una cosa enorme. Ma se l'immagina lei il caos che rischiamo?".
Quindi lei è contrario?
"Quindi io dico che bisogna approfondire. Ci sono aspetti psicologici, pedagogici da valutare meglio".
Diceva che i problemi sono due.
"L'altro è appunto la scomposizione e ricomposizione dei cicli. Lo sapeva lei che ben l'ottanta per cento degli italiani ci chiede di mantenere elementari e medie?".
No.
"Ecco, invece è proprio così. Allora se la Moratti dice, giustamente, che vuole salvaguardare l'impostazione preBerlinguer, poi che mi significa questa scomposizione degli otto anni dell'obbligo in quattro bienni? La riforma accorpa ad esempio la quinta elementare con la prima media: quindi quelle che diventano, elementari o medie? Allora pure qui dico; un momento, fermiamoci a riflettere".
E la devolution di ben il 25 per cento degli studenti italiani alle regioni? Di questo che gliene sembra?
"Il passaggio alle regioni dell'istruzione tecnica ormai è un dato acquisito, nessun problema. Però insisto che una riforma tanto importante nessuno può chiederci di approvarla a scatola chiusa, prendere o lasciare".