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Repubblica-COME SI DISTRUGGE LA SCUOLA PRIMARIA

LINEA DI CONFINE MARIO PIRANI Una docente dell'ateneo bergamasco, Giuliana Sandrona, mi rimprovera di "scadere nella parodia" per aver riportato, condividendole (Linea di confine del 2...

12/07/2004
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la Repubblica

LINEA DI CONFINE
MARIO PIRANI

Una docente dell'ateneo bergamasco, Giuliana Sandrona, mi rimprovera di "scadere nella parodia" per aver riportato, condividendole (Linea di confine del 21/6 u.s.), le argomentate denunce di un insegnante di Torino che lamentava la devastazione in atto della scuola elementare, in particolare il fatto che d'ora in avanti gli scolari non avranno più una classe vera e propria, con compagni e maestri stabili, ma potranno essere suddivisi in imprecisati e mutevoli "gruppi di livello". Questa è una "amenità filologica" obietta la prof. Sandrona, perché "la classe come formula organizzativa è stata eliminata da Berlinguer... mentre la riforma Moratti l'ha invece reintrodotta come norma generale per tutti i bambini fino alla terza, per almeno 18 ore su 27 settimanali". Quando passeranno in quarta i criteri di collocazione saranno, invece, affidati "alla determinazione quantitativa (?) decisa dai docenti".
Stando all'esoterico linguaggio, immagino che la rampognante Sandrona appartenga alla aborrita (almeno da me) schiera dei pedagogisti che, con la foga dei guastatori d'assalto, sotto bandiere di volta in volta cangianti di destra o di sinistra, hanno potentemente contribuito allo smantellamento della scuola italiana, dalle elementari fino all'università. Il tutto ispirato da una assurda follia che nulla ha risparmiato. Nel caso in questione oggetto della distruzione riformistica è stata la "classe", quell'aula ben precisa all'interno della quale i giovani, per generazioni e generazioni, hanno vissuto le stagioni dell'apprendimento, temendo, amando e talora odiando i "loro" insegnanti, stringendo con i "loro" compagni amicizie che proseguivano nell'adolescenza e, in qualche caso, nella vita, appassionandosi a una materia e detestandone un'altra, per decidere più avanti quale tipo di studi intraprendere. Tutto questo ora deve finire, a cominciare dalle elementari. È una iniziativa già insita nella riforma Berlinguer? E con questo? Ho già detto che le riforme del centro sinistra e quelle del centro destra, suggerite da un analogo pedagogismo, sono nell'assieme pessime con poche differenze, alcune in bene, altre in male. Quanto allo smembramento delle classi le cose stanno così: Berlinguer si era limitato a una normativa generale, restata lettera morta, cosi che, permanendo la struttura tradizionale, si era andati avanti con la tradizionale assegnazione di due insegnanti per ogni classe con orario determinato (di tre per quelle cosiddette a modulo). Ora il decreto Moratti abroga tutti gli articoli di legge che permettevano di tenere in piedi il vecchio impianto. La demolizione delle classi va così in porto.
Cosa significhi lo espongono le "Ipotesi organizzative" pubblicate dal Ministero della fu Istruzione pubblica dove si spiega che "il cuore della riforma consiste nell'abbandono della logica dei programmi (tot ore di italiano, tot di aritmetica ecc., fisse per tutto l'anno, con i singoli insegnanti, esperti nelle loro discipline, in una filosofia unitaria d'insegnamento eguale per tutti i giovani italiani, ndr.) per imboccare la via dei Piani di Studio Personalizzati (PSP, un'altra sigla da mandare a mente).... Questa scelta comporta conseguenze rilevanti anche sul modo di organizzare l'attività didattica... La finalità primaria dei PSP non è più quella di rendere possibile l'esplorazione dei saperi disciplinari in modo uniforme e omogeneo... quanto quella di promuovere occasioni di apprendimento diversificate per tutti". Questi "saperi" dovrebbero essere fruibili dagli scolari attraverso la costituzione flessibile di un Insieme di Unità di Apprendimento (IUA, altra sigla introdotta). La farneticante riforma è illustrata sul sito del Ministero in ben 64 pagine dedicate ai "Modelli organizzativi e orari per la scuola primaria (ex elementare)" da cui si evince che per la prima, seconda e terza, le ore in classe, eguali per tutti, si riducono a 18 su 27 obbligatorie, per scendere in quarta e quinta a 13,10 e anche 8. Nel suddetto sito ministeriale si producono esempi e tabelle che prefigurano come il piccolo Mario Rossi o Lucia Corti dovrà cambiare in continuazione compagni e insegnanti, sballottato nei vari gruppi, laboratori interclasse, attività espressive, IUA e LARSA (laboratori recupero svantaggiato apprendimento? ndr.) e quant'altro "in funzione della realizzazione del PECUP e degli OSA (le sigle stanno per Profilo Educativo Culturale e Professionale e per Obiettivi Specifici di Apprendimento !)".
Poveri ragazzi, povera scuola. povera Italia. Post scriptum: trascuro di parlare delle ore Regionali (torniamo al dialetto?) e di altre sconsideratezze.