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Repubblica: "Computer e quaderno fin da bambini ecco la chiave dell´apprendimento"

Tullio De Mauro, filosofo del linguaggio: "I guasti peggiori si vedono all´università"

14/11/2006
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la Repubblica

L´INTERVISTA

Tullio De Mauro, filosofo del linguaggio: "I guasti peggiori si vedono all´università"

MARIA NOVELLA DE LUCA

ROMA - «E´ vero, purtroppo, i giovani non sanno più scrivere a mano. Finite le elementari i ragazzi "abbandonano" la penna, e non soltanto perché utilizzano il computer, ma perché a partire dalle scuole medie e ancor di più alle superiori è proprio la scrittura, intesa come insegnamento ed esercizio, a scomparire dai programmi di studio...». Tullio De Mauro, filosofo del linguaggio, ex ministro dell´istruzione, non ha dubbi: le nuove generazioni, abituate a mouse e tastiere, hanno perso una capacità fondamentale, ossia l´uso della penna.
Professor De Mauro, quando è iniziato in Italia il declino della scrittura a mano?
«Direi all´inizio degli anni Ottanta, con la frana della scuola secondaria superiore. Poi i computer hanno fatto il resto. Con una differenza sostanziale: un ragazzo che impara a scrivere in modo ordinato e leggibile, saprà poi scrivere al computer nello stesso modo. Non il contrario però. E infatti chi non sa utilizzare la penna fa più errori di ortografia».
C´è quindi un legame tra calligrafia e ortografia?
«Certo, perché la scrittura è un esercizio, e se non viene esercitata si fa più fatica. Molti degli sbagli di ortografia che si possono trovare nel tema di uno studente delle superiori, sono in realtà legati alla scarsa dimestichezza all´uso della penna».
Il computer, anche per i piccolissimi, è però una realtà ormai irrinunciabile.
«Certo, ma il computer non può escludere l´apprendimento della scrittura a mano. Magari anche della "bella" scrittura. Anzi. Se un bambino impara ad utilizzare insieme computer e quaderno, quel bambino avrà maggiore facilità ad imparare. Senza contare che non abbiamo sempre un computer a disposizione per prendere appunti o per annotarci ciò che ci interessa. E questi guasti si vedono all´università».
In che senso?
«Dal livello spesso disastroso di tesi e tesine, che fino a qualche anno fa arrivavano scritte a mano. Posso dire che mi sono consumato gli occhi a furia di leggere calligrafie impossibili. Certo, tecnicamente il computer ci ha aiutati, ma la tecnologia facilita la scrittura, permette di spostare blocchi, tagliare, riscrivere, e se dietro non c´è un´abitudine al rapporto con la penna e il foglio di carta, è tutto il sistema di apprendimento che ne esce impoverito».