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Repubblica-Con i professori interni l'esame si snatura

Con i professori interni l'esame si snatura CORRADO AUGIAS C aro Augias, sono stato per cinque a...

30/06/2005
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la Repubblica

Con i professori interni l'esame si snatura
CORRADO AUGIAS


C aro Augias, sono stato per cinque anni docente di Lingua e Civiltà Inglese degli studenti che stanno sostenendo l'esame di Stato con una Commissione formata da me ed altri docenti della classe. Il Presidente è esterno ma, dato che presiede sette commissioni, non può svolgere alcun ruolo effettivo di vigilanza e coordinamento; si avvale, come previsto dalle norme, di un vicepresidente che è uno dei docenti della classe.

Ho avuto modo di valutare i miei studenti infinite volte, l'ultimo scrutino è stato il 10 giugno scorso. Che senso ha, mi chiedo, che a distanza di pochi giorni gli stessi insegnanti (ed io fra questi) diventino i Commissari d'Esame? Come dovremmo valutare i nostri candidati? Conteranno di più i giudizi maturati nel lungo periodo oppure valuteremo oggettivamente ed asetticamente il cosiddetto "Tema d'Italiano", la Seconda e la Terza Prova Scritta comunque siano stati svolti?

Ed il colloquio d'esame prevarrà sulle innumerevoli verifiche ed interrogazioni fatte durante l'anno (gli anni) e azzererà quegli elementi che contribuiscono alla elaborazione di un giudizio globale (impegno nello studio, interesse per i vari argomenti, progressi realizzati rispetto alla situazione di partenza, progressi nel metodo di studio, assiduità nella frequenza, partecipazione attiva e costruttiva, qualità del lavoro, desiderio di migliorare le proprie conoscenze, ecc.)?

Sono sufficienti i cosiddetti punti di credito maturati da ogni studente nell'ultimo triennio, visto che questi consistono nel migliore dei casi soltanto in 20 punti rispetto agli 80 che possono essere conseguiti con le prove d'esame?

Prof. Mimmo Di Stefano

Liceo Scientifico Statale "Luigi Einaudi" - Siracusa mi3mo@yahoo. it

C he cosa rispondere a questa lettera, alle tante lettere che arrivano da parte di professori-esaminatori che non sanno più bene che cosa fare, come comportarsi, su quale metro di giudizio valutare i loro allievi? Quando la signora Moratti ha voluto che le commissioni della 'maturità' fossero fatte tutte da professori interni, venne immediatamente sollevata un'obiezione fondamentale.

Che senso ha che gli stessi insegnanti che hanno 'scrutinato' i loro allievi, passati pochi giorni se li ritrovino davanti in veste di maturandi? Non è un gioco? una perdita di tempo? O addirittura, come scrive il prof Di Stefano in una parte della lettera che ho dovuto tagliare, "un esercizio da circo"? Non potendo abolire completamente l'esame di Stato (o di 'maturità') in quanto previsto dalla Costituzione all'articolo 33, lo si è ridotto a un fantasma, un puro obbligo formale, s'è escogitata una soluzione orribile aggravata dal fatto che gli obblighi burocratici, la cosiddetta 'modulistica', nel frattempo è così proliferata (lo scriveva giorni fa Marco Lodoli su questo giornale) da essere diventata la vera sostanza della prova.

Le commissioni tutte interne fanno molto comodo alle imprese meno serie, ai tanti istituti privati e di recupero, alle numerose scuole confessionali che possono quasi garantire il diploma anche ai meno preparati in cambio di una congrua tassa. Non voglio nemmeno pensare che sia stato quello il motivo reale della riforma. Si è trattato probabilmente di pura spensieratezza, il che, se possibile, è anche peggio.