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Repubblica-Contratti, offensiva dei sindacati

Il leader Uil: recuperare il potere d'acquisto. La Cgil contro il Dpef: se il governo non lo modifica inevitabile lo sciopero generale Contratti, offensiva dei sindacati Angeletti: inflazione r...

20/08/2004
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la Repubblica

Il leader Uil: recuperare il potere d'acquisto. La Cgil contro il Dpef: se il governo non lo modifica inevitabile lo sciopero generale
Contratti, offensiva dei sindacati
Angeletti: inflazione reale o facciamo saltare il patto del ?93

Baretta: "Una soluzione ponte per i rinnovi". Rinaldini: Montezemolo bleffa
RICCARDO DE GENNARO

ROMA - "Se nei prossimi rinnovi contrattuali, la Confindustria dovesse attenersi alle vecchie regole dell'inflazione programmata, noi saremmo pronti a dare la disdetta dell'intesa del 23 luglio ?93". Il leader della Uil, Luigi Angeletti, è disponibile anche ad arrivare a questo gesto clamoroso pur di fare fronte a quella che definisce "l'unica vera emergenza, cioè la perdita del potere d'acquisto dei lavoratori". Per Pierpaolo Baretta (Cisl) e Marigia Maulucci (Cgil) abbandonare l'accordo del 23 luglio, "in assenza di soluzioni alternative", sarebbe comunque rischioso, ma è acquisito che i contratti "dovranno essere rinnovati in base all'inflazione reale stimata e non a partire da quella programmata", fissata dal governo nel Dpef all'1,6% per il 2005.
Tanto è vero che, più in generale, Maulucci ribadisce: "Se la Finanziaria confermerà le linee indicate nel Dpef, lo scontro col governo sarà inevitabile". Toccherà all'assemblea unitaria dei delegati di Cgil, Cisl e Uil, in programma a metà settembre, decidere l'eventuale sciopero generale, che sembra molto probabile. Lo sollecita il leader della Fiom, Gianni Rinaldini: "Con la riforma delle pensioni il governo ci ha imbrogliato. Serve un percorso di lotta che porti allo sciopero generale". Mentre il leader della Cisl, Savino Pezzotta, dice al quotidiano Avvenire: "Stanno covando troppe tensioni. Se sarà un autunno caldo dipenderà da come si vorranno affrontare le cose".
Alla luce delle difficoltà che Cgil, Cisl e Uil stanno incontrando nella ricerca di una convergenza su tempi e contenuti del riassetto contrattuale, Baretta propone - per i contratti - una soluzione-ponte: "Diamoci un tempo medio-lungo per raggiungere un accordo tra noi e poi con la Confindustria sulle nuove regole, nel frattempo - a titolo d'acconto - adottiamo come riferimento per i rinnovi un tasso d'inflazione che sia più vicino all'inflazione reale del 2004 che all'inflazione programmata dal governo per il 2005, diciamo un 2,2-2,3 per cento". Angeletti, invece, è più ottimista: "Definire le nuove regole, almeno tra di noi, non è complicato. Il mese di settembre può essere sufficiente, per poi andare al confronto con la Confindustria e giungere a un nuovo patto".
Ma c'è un problema. La Cgil - che, Fiom a parte, non sembra orientata a uno scontro sui rinnovi contrattuali basato sul solo conflitto sociale - dovrà prima recuperare lo strappo di luglio, quando la sua delegazione abbandonò il tavolo di confronto. A dispetto di alcune presunte aperture fatte a Serravalle Pistoiese in un cordiale faccia a faccia con Epifani, il presidente degli industriali, Luca di Montezemolo, sembra aver fatto retromarcia sui salari. E la Cgil sospetta che dietro la volontà di rinnovare il modello contrattuale, gli industriali nascondano la tentazione di non rinnovare i contratti e ridimensionare la portata del contratto nazionale, "il che vorrebbe dire - sostiene Beniamino Lapadula, responsabile economico del sindacato di corso Italia - ridurre i salari alla maggioranza dei lavoratori italiani".
Secondo Lapadula, prima di decidere la linea di politica contrattuale, è necessario conoscere le intenzioni del governo in termini di politica dei redditi: "Se non ci sarà una politica fiscale a sostegno dei salari più bassi, non potrà non prevalere nella politica contrattuale una forte spinta salarialista". Teatro principale dello scontro sarà il nuovo contratto dei metalmeccanici. "Montezemolo ripropone una pura logica di moderazione retributiva", avverte Rinaldini. "Gli industriali devono stare attenti - conclude Lapadula - all'estero hanno perso competitività e l'export cala: dove contano di fare i profitti se deprimono anche la domanda interna con un'ulteriore compressione dei salari?".