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Repubblica-Corano in classe solo se "paritario"

PRIVATE PARITARIE CORANICHE LINGUISTICHE Corano in classe solo se "paritario" Dall'igiene ai docenti, tutti i vincoli per essere autorizzati dallo Stato scuole e religione Programmi...

09/09/2005
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la Repubblica

PRIVATE
PARITARIE
CORANICHE
LINGUISTICHE
Corano in classe solo se "paritario"
Dall'igiene ai docenti, tutti i vincoli per essere autorizzati dallo Stato
scuole e religione

Programmi didattici uguali per tutti preparati seguendo i principi dalla Costituzione
Bilanci in ordine e aule ed edifici sicuri fra i requisiti richiesti
MARIO REGGIO

ROMA - Scuola coranica? Scuola islamica? Scuola illegale? Il Comune di Milano ha il diritto di sigillare i locali della "Scuola araba Fajd"? Hanno diritto i bimbi islamici di frequentare un istituto non riconosciuto dal sistema scolastico italiano? Intanto sono stati accreditati come istituti paritari, quindi equiparati a tutti gli effetti alle scuole statali, centinaia di istituti cattolici, o la scuola della Comunità ebraica a Milano, come quelle Valdesi di Torino e Palermo. Scuole confessionali - si può obiettare - al pari di quella islamica. Perché un diverso trattamento?
Partiamo dalle leggi in vigore nel nostro Paese. Quella sulla parità scolastica, firmata da Luigi Berlinguer, approvata nel 2000 non senza le dure critiche del mondo laico, fa da spartiacque. Le scuole che un tempo era conosciute come "parificate" hanno così avuto l'occasione di entrare a pieno titolo a far parte del sistema d'istruzione nazionale. Ma a certe precise condizioni. Per ottenere l'accreditamento le ex parificate devono dimostrare la sicurezza e l'agibilità degli edifici che ospitano le aule e le strutture. Hanno l'obbligo di presentare ogni anno il bilancio e il conto economico. I docenti devono essere pagati come gli insegnanti della scuola pubblica, salvo una deroga per le scuole cattoliche: un quarto del corpo docente può essere formato da religiosi volontari e in possesso dell'abilitazione all'insegnamento. Ma non basta. Le aspiranti paritarie hanno l'obbligo di accettare studenti handicappati assicurando il personale di sostegno. Superfluo ricordare che devono seguire i programmi didattici della statale e rispettare i principi dettati dalla Costituzione. Le domande devono essere presentate entro il 31 marzo all'Ufficio scolastico regionale che esamina la documentazione. A settembre arrivano gli ispettori del ministero e l'autorizzazione o la bocciatura deve essere comunicata entro novembre. Le ispezioni si ripetono almeno ogni tre anni.
Grazie alla legge di parità sono entrate nel sistema unico dell'istruzione scuole ricche di storia e legate al circuito cattolico: i Salesiani, i Gesuiti, gli Scolopi. Ma anche quelle laiche come gli istituti steineriani, che vantano molte sedi nel Nord Italia, specie a Milano, assieme ad altre scuole d'indirizzo laico. E assieme al riconoscimento sono arrivati anche i finanziamenti statali, aggirando sotto le forme più diverse l'articolo 33 della Costituzione che vieta trasferimenti di denaro alle scuole non statali. Una norma voluta fortemente dai costituenti di area cattolica per evitare intromissioni dello Stato nelle scuole confessionali, che avrebbero dovuto formare la futura classe dirigente.
Assieme alle statali e alle paritarie è possibile aprire scuole "private". Ma anche queste devono rispettare una serie di regole. In primo luogo assicurare l'agibilità e la sicurezza delle strutture. Poi comunicare all'Ufficio scolastico regionale gli obiettivi didattici, il numero degli insegnanti e degli alunni. Ottenuto il via libera vengono inquadrate in quelle "legalmente riconosciute".
"Non possono comunque rilasciare titoli di studio e abbiamo preparato un nuovo testo - afferma Mariolina Mojoli, responsabile della Direzione generale per lo studente e la parità del ministero - che dovrà passare al vaglio del Parlamento. Sono previste regole più rigide, legate alla preparazione dei docenti, i programmi didattici e l'offerta formativa. Nuove regole nell'interesse degli allievi e delle famiglie. Ovviamente gli studenti che frequentano le private, una volta raggiunto l'ultimo anno delle superiori, devono sottoporsi alle prove della maturità in una scuola statale o paritaria".
Ma torniamo alla polemica sulla scuola araba di Milano. I bambini islamici avranno pure il diritto di non perdere le loro radici, di non dimenticare la loro lingua madre?
"Gli studenti extracomunitari che frequentano le scuole italiane sono quest'anno 361 mila, quarantamila in più rispetto al 2004 - prosegue Mariolina Mojoli - e il loro numero aumenta anno dopo anno. Hanno il diritto-dovere di integrarsi nella nostra società. E poi non è vero che non possano studiare la loro lingua. In base all'autonomia scolastica i laboratori vengono scelti dai genitori, e in quegli istituti dove c'è una presenza significativa di bambini non italiani ci sono già numerose esperienze di corsi di lingua araba. Certo il percorso è ancora lungo e non facile, ma non possiamo accettare scuole separate per studenti bianchi, neri o gialli. Siamo per l'accoglienza e l'integrazione. Nettamente contrari ai ghetti".