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Repubblica: "Così la Generazione Ulivo è nata tra i ragazzi delle primarie"

Draghi, professore di scienze sociali all´università di Milano: ma tra loro ci sono molti ex giovani

13/04/2006
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la Repubblica

L´INTERVISTA
Draghi, professore di scienze sociali all´università di Milano: ma tra loro ci sono molti ex giovani
"Così la Generazione Ulivo è nata tra i ragazzi delle primarie"

al nord I figli di quelli del ‘68 sono cresciuti a sinistra Le loro battaglie sono per la pace e la scuola
ETTORE LIVINI

MILANO - La vittoria dell´Unione alla Camera non è merito solo dei giovani. Certo il loro contributo è importante visto che «ormai dal ´94 tendono a schierarsi in maggioranza con il centrosinistra». Ma la nuova "Generazione dell´Ulivo" sbocciata con il successo del listone per Montecitorio «è una realtà con un´età anagrafica molto trasversale, figlia – più che di un fenomeno generazionale – del popolo delle primarie». Stefano Draghi, politico Ds ma in questo caso soprattutto professore di metodologia delle scienze sociali all´Università di Milano, va un po´ controcorrente. Certo, dice anche lui, «la maggioranza dei ventenni già da qualche anno vota per il centro-sinistra». Ma il contributo dei ragazzi al successo complessivo della coalizione in termini anche solo numerici «è marginale». La vera chiave di volta delle ultime elezioni invece è stata quella di dare a un elettorato «a vocazione maggioritaria un´ancora di salvezza, il simbolo dell´Ulivo alla Camera, con cui premiare chi unisce rispetto a chi divide». Malgrado una legge elettorale «fatto proprio per scoraggiare questo meccanismo».
Qual è stato professore il vero peso del voto dei giovani a Montecitorio?
«In realtà in termini scientifici si tratta di un fenomeno relativamente modesto visto che questa fascia d´età rappresenta circa il 10% dell´elettorato. Certo tanti studi dicono che se oggi votassero solo i ventenni la maggioranza, anche se non enorme, andrebbe all´Unione. È un fenomeno iniziato nel ´94 che dura ancora oggi ma che genera accumuli significativi solo nel lungo periodo».
Perché il centrosinistra ha più appeal sui ragazzi?
«Si tratta di un fenomeno generazionale che segue onde demografiche. I trentenni di oggi, ad esempio, "reduci" di Tangentopoli, sono stati attratti dal berlusconismo come tutti i giovani che tendono a essere più radicali e scelgono il cambiamento. Poi c´è quello che noi chiamiamo effetto-coorte: i giovanissimi del 2000 sono cresciuti alla scuola di politica di socializzazione della sinistra. Anche per motivi ereditari, visto che sono i fligli dei sessantottini. E contrariamente alle teorie secondo cui con l´età da rivoluzionari si diventa conservatori, i cinquantenni italiani, soprattutto al centronord, sono rimasti una fascia d´età politicamente molto estremista».
Possibile che le battaglie contro il precariato degli studenti francesi abbiano reso più popolare tra i giovani un´Unione molto impegnata su questo fronte?
«Non credo sia stata un fattore decisivo. Le grandi battaglie dei nostri giovani sono state quelle per la pace o contro la riforma-Moratti. Più effetti delle loro scelte che cause. Il precariato in Italia ha causato meno guai, forse perché la famiglia ha fatto da supplente allo Stato diventando una sorta di modello di welfare sostitutivo».
E allora come spiega il successo dell´Unione alla Camera?
«Lo spiego con quella grande fetta di elettorato, poco meno di due milioni di persone, per cui il simbolo unitario dell´Ulivo è un reale punto di attrazione. La stessa gente che si è messa in fila pagando un euro per votare alle primarie. I numeri parlano chiaro, non solo perché il listone ha preso più voti di Ds e Margherita messi assieme. Di Pietro ha preso il 2,8 al Senato ma poi per Montecitorio i suoi elettori hanno scelto il listone e lui è sceso al 2,3%. Lo stesso discorso vale per Rifondazione. In teoria il voto radicalizzato dei giovani avrebbe dovuto premiare Bertinotti. Invece il suo partito ha preso il 7,2% alla Camera, dove il popolo delle primarie era spaesato in una giungla di simboli, per scendere al 5,8% a Montecitorio».