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Repubblica-Dai tagli alla cultura ci aspettiamo solo guai

Dai tagli alla cultura ci aspettiamo solo guai CORRADO AUGIAS C aro Augias, i sindaci frances...

23/11/2005
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la Repubblica

Dai tagli alla cultura ci aspettiamo solo guai
CORRADO AUGIAS


C aro Augias, i sindaci francesi nei giorni scorsi hanno puntato il dito sui tagli ai servizi culturali e sociali per spiegare, tra le altre cause, quanto è successo nelle banlieues. Ai 'Presìdi del Libro' di Bari ho sentito la creatrice della biblioteca multimediale di Pesaro chiedere: "Vogliamo che i ragazzi delle periferie incontrino, come rappresentante dello Stato dopo la maestra, un poliziotto o un bibliotecario?"

Gli adolescenti che incendiano automobili sono francesi e figli di francesi, nati nei quartieri ghetto dove i loro padri furono accatastati ai tempi in cui Renault, Peugeot, acciaierie o cantieri navali facevano venire dal Marocco e dall'Algeria forza lavoro a basso costo. Poi, il sogno industrialista è svanito, i padri hanno avuto una misera pensione e a questi giovani francesi sono rimasti i casermoni senza verde, soprattutto senza speranza, delle banlieues.

Possiamo adattarci all'idea che, a 10 minuti di metropolitana dagli Champs Elysées (o dal Colosseo), vivano centinaia di migliaia di persone senza riconoscimento, senza futuro, "vite di scarto" come le chiama il sociologo Zygmunt Bauman, ma allora perché stupirci se nel cuore dell'Europa inizia una guerra a bassa intensità, con scontri oggi e aggressioni o violenze individuali domani?

Gli Stati Uniti hanno scelto: nelle loro galere sono rinchiuse oltre 3 milioni (tre milioni) di persone, una percentuale sulla popolazione maggiore di quella dell'Urss di Breznev e del Sudafrica dell'apartheid. Ai 'Presìdi del Libro' (meritoria iniziativa di Giuseppe Laterza) la bibliotecaria ha spiegato che, forse, andare a leggere storie di Bruno Munari o di Roald Dahl ai piccoli Mohammed, Hosni o Myriam servirà a creare gli insegnanti, i dirigenti d'azienda, o i ministri di domani.

Prof. Fabrizio Tonello, Università di Padova

fabrizio.tonello@unipd.it

L a vera questione riguarda i posti di lavoro, i sogni realizzabili, il reddito, poter mettere su famiglia, fabbricarsi una vita. Poi certo è anche questione di cultura, cioè di identità. Il prof. Tonello chiude la sua lettera (che ho purtroppo dovuto tagliare) scrivendo: Bisognerebbe che al ministero dell'Interno capissero che i libri costano meno delle pallottole.

Il ministro Pisanu ha fatto bene a dire che corriamo anche noi gli stessi rischi della Francia. Gli hanno fatto i complimenti per la lucidità dell'analisi. A Prodi, che qualche giorno prima aveva detto le stesse cose, l'hanno coperto di vituperi. Solite miserie da campagna elettorale. Il punto vero è che questo governo ha cacciato la cultura, da sempre, all'ultimo posto.

L'economista Renato Brunetta, consigliere di palazzo Chigi, ha dichiarato 'sacrosanti' i tagli allo spettacolo. Il giurista Giuseppe Guarino ha esortato a 'monetizzare' la proprietà pubblica compresi i beni immobili di interesse storico, archeologico e artistico che sono giuridicamente inalienabili, protetti (per ora) dalla Costituzione. Gli archivi di Stato (ha ricordato su questo giornale Salvatore Settis) hanno subito tagli del 70 per cento, gli analfabeti, di fatto o di diritto, si contano a milioni. Il governo ha dato la pessima prova che ha dato. Ma l'opposizione non ha fatto molto meglio, finora. Vorrei che avessimo memoria di queste immense, minacciose, lacune, se ci dovesse servire, un domani, per capire che cosa succede.


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