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Repubblica: "Dal governo troppa incertezza così salta il negoziato-pensioni"

Il leader Cgil Epifani: la collegialità deve essere rispettata, senza una posizione unitaria non tratterò

12/11/2006
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la Repubblica

L´INTERVISTA

la manovra I capisaldi sono corretti, ma c´è troppa approssimazione. E le interminabili discussioni nella maggioranza fanno scolorire la parte riformatrice della manovra
il senso di responsabilitÀ Non mi stupisco che riemergano lobby di ogni tipo. Ma Prodi deve domandarsi se ha fatto tutto il necessario perché prevalesse il senso di responsabilità
ROBERTO MANIA

ROMA - Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, vede il rischio di un governo «sempre più fragile» a causa delle fibrillazioni e delle dissociazioni al suo interno e avverte che la Cgil non intende nemmeno sedersi al tavolo del confronto sulle pensioni se prima l´esecutivo non definirà «una sua posizione unitaria, esplicita e trasparente». Il leader sindacale continua a difendere l´impianto e gli obiettivi della legge Finanziaria, ma questo non gli impedisce di denunciarne «la mancanza di un progetto di fondo chiaro che giustifichi la ragione per cui oggi vengono chiesti i sacrifici».
Il premier Romano Prodi parla di un paese «impazzito», che avrebbe perso il senso di responsabilità, che non pensa al futuro e che reagisce «con ferocia» davanti ai tagli di spesa. Condivide quest´analisi?
«Penso che i cinque anni di governo di centrodestra abbiamo finito per alimentare divisioni e forme di corporativizzazione nel paese. Si è smarrito il senso dell´interesse generale. Per questo non mi stupisco affatto che, di fronte alla manovra finanziaria più ampia dal dopoguerra, siano riemerse le spinte delle lobby di ogni tipo. Ma Prodi non può limitarsi a constatarlo, Prodi dovrebbe anche domandarsi se il governo ha fatto tutto il necessario perché prevalesse il senso di responsabilità e dunque quello di una prospettiva».
Ne deduco che la sua risposta sia negativa. È così?
«L´immagine che il governo sta offrendo di sé in queste ore non è affatto una bella immagine: ci sono divisioni, c´è confusione, ci sono difficoltà e manca un´azione armonica. È il governo e sua maggioranza che trasmettono incertezza e questo porta benzina alle chiusure corporative».
Non crede che sia la stessa Finanziaria, che lei difende, a generare incertezze? Insomma sembra difficile individuare la prospettiva dello sviluppo.
«I capisaldi della Finanziaria, sulla quale la Cgil conferma un giudizio positivo, sono corretti: equità, risanamento, sviluppo. Quello che manca è il "cuore"».
Cosa intende con il "cuore" della Finanziaria?
«Penso ad un progetto di fondo, capace di tenere insieme risanamento, equità e sviluppo, e che può giustificare un sacrificio in cambio di un futuro diverso. Invece constato che questa Finanziaria è figlia di una interminabile discussione interna alla maggioranza che finisce per far scolorire la parte riformatrice della manovra. Sono state fatte diverse scelte giuste come quelle di Visco sul versante fiscale che poi inciampano su aspetti solo apparentemente minori: penso alla mancanza di interventi a favore dei cittadini più poveri o all´aver messo sullo stesso piano i lavoratori che hanno una retribuzione mensile netta di 4 mila euro e quelli che guadagnano 50 volte di più. Oppure, pensiamo al capitolo degli investimenti. Io riconosco che la Finanziaria fa uno sforzo davvero straordinario visto che il governo Berlusconi non aveva fatto nulla, ma come si fa a non mettere gli investimenti in ricerca, formazione e università, al primo posto? Come può un governo di centrosinistra aspettare che arrivi il grido di dolore della Montalcini? Come si fa a non sapere ancora se ci sono o meno le risorse per il trasporto pubblico locale o per le Ferrovie? E ancora: perché il governo non ha scommesso su un accordo con i sindacati per gli anziani, anziché obbligarci a ricorrere alle pressioni parlamentari per strappare qualche euro?».
Questo lungo elenco di critiche non è in contraddizione con il suo giudizio positivo sulla Finanziaria?
«No. Continuo a condividere le scelte di fondo che sono state fatte, a partire da quella di dire con onestà e trasparenza la reale situazione dei conti pubblici e le difficoltà che questa comporta. Ripeto, però, che c´è stata troppa approssimazione in alcune situazione e poca capacità di individuare gli obiettivi prioritari».
Crede che con un ministro non tecnico all´Economia sarebbe stato diverso?
«Non è questo il punto. Sono diverse le cause a cominciare dal numero eccessivo di ministri. Perché tre ministri per il Welfare? Perché la separazione tra Trasporti e Infrastrutture?».
Perché sono nove i partiti della maggioranza.
«Di certo anche quella scelta ha portato a questa visibile tensione permanente tra le due anime della coalizione con divisioni quotidiane».
L´ultima è quella sulla previdenza complementare. Rifondazione ha ribadito che è ideologicamente contraria alla costituzione dei fondi integrativi. Quale effetto avrà questa posizione sul negoziato che dovrete affrontare a gennaio per la riforma delle pensioni?
«Quello che è certo è che non può esserci chi sta nel governo e poi anche da qualche altra parte. Va rispettata la logica della collegialità: si può anche non essere d´accordo ma si devono accettare le posizioni della maggioranza, altrimenti ogni giorno avremo una dissociazione. Così un governo non può reggere. C´è un´esigenza di responsabilità per poter andare avanti e dare il segno del cambiamento. Ecco perché - e voglio dirlo prima della trattativa - la Cgil non andrà al tavolo sulle pensioni finché il governo non avrà una sua posizione».