Repubblica - E la libertà starebbe nel silenzio?
Pagina 1 Ottomila studenti in agitazione, professori accusati di militanza politica "E la libertà starebbe nel silenzio?" SERGIO GIVONE Non sono stato tenero in pass...
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Ottomila studenti in agitazione, professori accusati di militanza politica
"E la libertà starebbe nel silenzio?"
SERGIO GIVONE
Non sono stato tenero in passato, e proprio su queste pagine, nei confronti degli studenti che ad inizio d'anno scolastico occupavano i loro istituti per una ragione o per l'altra. In quel fenomeno ripetitivo mi era parso allora di scorgere la stanca imitazione di cose già viste, cose passate. E l'ho scritto.
Di fronte a ciò che sta accadendo in queste ore, e cioè scuole occupate per contestare l'azione del governo e in particolare del ministro della Pubblica Istruzione, credo di dover giudicare diversamente. E questo perché mi pare che gli studenti, per quanto discutibili possano essere le forme dell'agitazione, abbiano intravisto un rischio molto serio. Cioè che sia in atto un progetto di ridimensionamento della scuola pubblica a favore della scuola privata.
D'accordo, che le cose stiano così è da dimostrare. Ma il pericolo esiste. La scuola pubblica è al collasso. Un ulteriore diminuzione delle risorse ad essa destinate o anche soltanto la rinuncia a interventi straordinari, secondo quello che sembra essere l'orientamento del governo, la condannerebbe in modo irrimediabile. Qualcuno dirà: per quello che vale la nostra scuola pubblica... Rispondo: la nostra scuola pubblica, con tutti i suoi difetti, si mantiene sui livelli degli altri principali paesi europei (quando non li supera, come nel caso delle elementari e dei licei) e nonostante investimenti decisamente minori. A suo modo un miracolo all'italiana.
Ma il punto è un altro. Ed è che la scuola pubblica è un bene prezioso e da difendere con tutte le nostre forze. Sicuramente la scuola privata è in grado di prendersi cura degli studenti come non può la scuola pubblica. E probabilmente la scuola privata "educa" (a che cosa? diciamo ai valori e anche alla vita e a quel che si vuole) meglio di quanto non faccia la scuola pubblica. Ma solo la scuola pubblica, con buona pace di chi l'accusa di settarismo, è una palestra di libertà. E questo per la semplice ragione che nella scuola pubblica gli insegnanti vengono scelti in base a concorso, liberamente, per cui è inevitabile che nel loro insegnamento si rifletta la più grande varietà di posizioni. Ciò che appunto educa alla libertà.
E visto che c'è chi richiama i professori della scuola pubblica alla loro deontologia professionale, accusandoli di averne poca, farò un esempio "deontologico". Supponiamo che un docente abbia il fondato sospetto che la scuola pubblica sia oggetto di un attacco neanche tanto nascosto da parte di chi detiene il potere. Gli si presenta un'alternativa: o tacere con i suoi studenti, o aprire con loro una franca discussione su un argomento in cui ne va di loro. Dove sta la deontologia: nel silenzio o nel libero confronto delle opinioni?