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Repubblica-Epifani:Giù le mani dal contratto dei dipendenti pubblici"

"Giù le mani dal contratto dei dipendenti pubblici" Epifani: immorale usare i soldi dei lavoratori I confederali si rafforzano nell'elezione dei delegati statali. Prima la Cgil I sinda...

20/11/2004
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la Repubblica

"Giù le mani dal contratto dei dipendenti pubblici"
Epifani: immorale usare i soldi dei lavoratori

I confederali si rafforzano nell'elezione dei delegati statali. Prima la Cgil
I sindacati contrari a dirottare le risorse per ridurre le tasse
RICCARDO DE GENNARO

ROMA - Il rinnovo del contratto del pubblico impiego non si discute. È questo il messaggio, chiaro e forte, che Cgil, Cisl e Uil inviano al governo nel giorno della loro affermazione nell'elezione delle rappresentanze sindacali nel settore pubblico. La straordinaria partecipazione al voto dei lavoratori (circa l'80 per cento degli aventi diritto) e la conquista, stando alle proiezioni, dell'85 per cento dei voti (il 5 per cento in più rispetto a tre anni fa) consente ai leader dei sindacati confederali Guglielmo Epifani, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti di ammonire il governo rispetto all'ipotesi di un blocco dei contratti pubblici.
"Rifletta ora il governo intorno alle scelte che sta per compiere: c'è bisogno di rinnovare il contratto e dare il giusto riconoscimento al valore del lavoro pubblico, non di ridurre le risorse", avverte Epifani, che giudica "immorale" dirottare le risorse per il pubblico impiego al taglio delle tasse. "Non uso mai parole pesanti - precisa Epifani - ma in questo caso mi sento di dirle. Trovo molto immorale usare un diritto dei lavoratori, in questo caso pubblici, per finanziare la riduzione delle tasse quando non ci sono le risorse per poterlo fare".
"Tagliare le tasse sarebbe una follia, un errore grandissimo - aggiunge Pezzotta - se poi per fare un intervento inutile e sbagliato e che non serve al Paese si penalizzano i lavoratori questo provvedimento diventa ulteriormente pesante". Per Angeletti, "finanziare il taglio delle tasse con altre tasse e con il rinvio degli aumenti salariali è un'assurdità". E l'Ugl: "Non possono essere gli statali a pagare la riduzione dell'Irpef - dice il segretario Stefano Cetica - sarebbe un'ingiustizia inaudita verso lavoratori che in questi ultimi tre anni hanno visto le proprie retribuzioni perdere, come ha rilevato l'Eurispes, oltre il 20 per cento del potere d'acquisto".
Lo sciopero generale di Cgil, Cisl e Uil del 30 novembre (le Rdb-Cub scioperano invece il 3 dicembre, con due manifestazioni a Milano e Napoli contro "lo scippo del Tfr, lo smantellamento della previdenza pubblica, la politica di precarizzazione del lavoro e la prosecuzione della partecipazione alla guerra in Iraq) sarà l'occasione per il settore del pubblico impiego - che si ferma non quattro ma otto ore - per alzare il tiro della protesta. Un segnale di compattezza del settore è venuto dal voto per le Rsu: oltre un milione e centomila lavoratori hanno votato per le rappresentanze sindacali. Secondo le prime proiezioni, la Cgil sarebbe in testa con il 35 per cento dei voti, contro il 30 per cento della Cisl e il 20 per cento della Uil. La Cisl, tuttavia, parla di un testa a testa con la Cgil per la conquista della leadership sindacale tra i dipendenti pubblici.
Epifani, Pezzotta e Angeletti esprimono grande soddisfazione per l'esito della consultazione, che vedrebbe prevalere i sindacati confederali sugli autonomi con l'85 per cento dei voti. Ribattono, però, le Rdb-Cub: "Le percentuali sparate da Cgil, Cisl e Uil non ci risultano. C'è sì un ridimensionamento del sindacalismo autonomo corporativo, ma il voto alle RdB-Cub conferma che il sindacalismo conflittuale e di base ha un bacino potenziale di almeno il 30 per cento di consensi". Oggi sono previsti i risultati definitivi.


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