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Repubblica-Epifani: Questo governo racconta favole ma prepara la stangata d'autunno

L'INTERVISTA Il numero uno della Cgil Epifani scettico sull'operazione anti-carovita. "La Finanziaria sarà durissima" "Questo governo racconta favole ma prepara la stangata d'autunno" i pr...

19/09/2004
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la Repubblica

L'INTERVISTA
Il numero uno della Cgil Epifani scettico sull'operazione anti-carovita. "La Finanziaria sarà durissima"
"Questo governo racconta favole ma prepara la stangata d'autunno"

i prezzi Misura pasticciata, sono già aumentati, difficile che salgano ancora visto il calo dei consumi
le tariffe Sulle prossime bollette faremo tutti i conti con l'impennata del petrolio registrata questa estate
i salari Le scelte vere sono quella dell'inflazione programmata all'1,6% e la mancata iniziativa sui contratti
i contratti Non mi convince l'idea di mettere in primo piano la riforma contrattuale. Pronto a discutere, ma le priorità sono altre
le riforme Il federalismo renderà più debole il sistema paese, aumentando i costi e accentuando le diseguaglianze. Non staremo a guardare
ROBERTO MANIA

ROMA - Propaganda. L'operazione del governo per contrastare il carovita non è nulla di più, per il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. "È l'avvio - dice - della campagna mediatica d'autunno". La realtà è un'altra. È quella di una Finanziaria da 30 miliardi di euro che inciderà - davvero, ma in termini negativi - sulle condizioni di vita dei lavoratori a reddito fisso e dei pensionati. E ancora: la realtà è quella di un "pesantissimo crollo" della produzione industriale di fronte al quale c'è "il solito" immobilismo del governo. Come nel caso dell'Alitalia: l'intesa di ieri sul piano di ristrutturazione è la prima tappa di un tragitto che può concludersi solo con l'intervento dell'esecutivo a garanzia dei futuri assetti societari della compagnia e delle prospettive dei lavoratori che hanno accettato i sacrifici per evitare il fallimento dell'azienda. "Altrimenti salterà tutto in aria", avverte il leader sindacale che auspica anche una ripresa del dialogo con la Confindustria purché al centro - in questa fase - non ci sia il tema dei contratti. Le priorità sono altre: per esempio la bassa crescita dell'economia.
Epifani, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, annuncia le sue mosse per aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori. Perché il sindacato non è soddisfatto?
"Siamo di fronte all'avvio della campagna d'autunno del governo. È una campagna di immagine; è la rappresentazione di una situazione che non corrisponde per nulla al vero. Intanto Berlusconi dice che quella che sta arrivando sarà una legge Finanziaria "per dare" e non di tagli. Non dice la verità perché il governo dovrà reperire 30 miliardi di euro per - come dice - mantenere il deficit sotto il 3 per cento e per realizzare una parte della riforma fiscale. Da qualche parte i soldi dovrà trovarli ma ancora non ha detto come e dove. In secondo luogo sostiene che i prezzi si fermeranno. È incredibile!"
Scusi, perché?
"Perché sono 40 mesi che chiediamo al governo di contenere i prezzi e ci ha sempre risposto picche. Ora mette in campo una proposta abborracciata che esclude una parte significativa della distribuzione e dei consumatori. Così, promette qualcosa che non accadrà. I prezzi, peraltro, sono già aumentati ed è difficile immaginare che salgano ancora visto il calo dei consumi. Aggiungo che i prodotti interessati non vanno oltre il 15 per cento".
Resta il fatto che il governo riconosce che esiste un problema di difesa del potere d'acquisto degli stipendi. Esattamente come dite voi sindacalisti.
"Da un lato il governo dà finalmente ragione a noi che avevamo sollevato il problema e, in generale, a tutti gli italiani che da tempo fanno i conti con l'aumento dei prezzi. Ma dall'altro non affronta la questione seriamente. Al contrario lo fa con un'operazione assolutamente parziale e inefficace. Perché, ad esempio, non si fa nulla sul lato delle accise che gravano sul prezzo dei prodotti petroliferi? Sulle prossime bollette faremo tutti i conti con l'impennata estiva del prezzo del petrolio. C'è, poi, un'altra questione".
Quale?
"Quella dei salari. Anche qui si raccontano delle favole che non esistono. Ed è la dimostrazione delle contraddizioni tra ciò che si annuncia e ciò che si fa davvero. E le scelte vere sono un tasso di inflazione programmata all'1,6 per cento; nessuna iniziativa per la chiusura dei contratti aperti, a cominciare da quello del trasporto pubblico locale; l'assenza di politiche per lo sviluppo mentre lo stesso Siniscalco ammette che cresciamo meno degli altri in Europa. E ancora: una riforma fiscale a vantaggio dei ceti medi e alti. In questo quadro mi domando come si può pensare di far aumentare i salari reali. Sono solo illusioni".
Eppure, anche la Confindustria e i sindacati, hanno sprecato la possibilità, con un patto, di suggerire alcune proposte al governo per rilanciare lo sviluppo. Lei a luglio ha abbandonato quel tavolo.
"Abbiamo perso tutti un'occasione. Anziché partire dalla coda, cioè dagli assetti contrattuali, si doveva essere capaci di individuare gli obiettivi condivisi per sostenere lo sviluppo. Avremmo dovuto dire quali politiche fiscali per incentivare la crescita, quali misure per sostenere la ricerca e l'innovazione, quali azioni per il Mezzogiorno, quali priorità, infine, sul terreno delle infrastrutture. Così avremmo fatto la cosa giusta. Invece si è lasciato il campo alla politica degli annunci e della propaganda".
Un'occasione persa e non più recuperabile? La Cgil non vuole discutere di riforma dei contratti?
"Bisogna recuperare il rapporto con la Confindustria. Io sto cercando di farlo. Però, continua a non convincermi l'idea di mettere al centro la questione della politica contrattuale. Lo considero un tema importante, sia chiaro. Ma non è risolutivo in questa situazione. E questo non vuol dire che non voglio discutere di assetti contrattuali. Io dico sì al dialogo. Il mio non è un no, ma un sì. In un ordine, però, in cui le priorità sono le altre".
Intanto, insieme a Cisl e Uil avete portato in porto la difficile vertenza per l'Alitalia.
"È stata la conferma della serietà e del senso di responsabilità di tutti i sindacati. Ma non possiamo ancora essere soddisfatti: siamo a metà strada, manca ancora l'intervento del governo. La vertenza si chiude a Palazzo Chigi. Aspettiamo una convocazione. Perché dal governo, che è azionista di maggioranza, devono arrivare le garanzie sul futuro assetto societario della compagnia. E dall'azienda attendiamo un piano vero di rilancio".
Lei paventava un rivolta dei lavoratori che, per fortuna, non c'è stata.
"Abbiamo deciso di governare questa vicenda in maniera intelligente. Ma è evidente che se il governo e l'azienda non faranno la loro parte, rischia di saltare in aria tutto. Ora sfidiamo il governo e l'Alitalia, richiamandoli al loro senso di responsabilità. I lavoratori hanno fatto la loro parte in termini di incremento delle prestazioni e di una riduzione molto pesante degli organici".
Poi riempirete le piazze contro la Finanziaria...
"Se la manovra sarà quella che noi immaginiamo, cioè una stangata, è evidente che il sindacato non potrà stare fermo. Tanto più che la maggioranza sta approvando una riforma costituzionale federalista che renderà più debole il sistema-Paese stesso, aumentando i costi ed accentuando le diseguaglianza. Le iniziative e le forme della mobilitazione le decideremo insieme alla Cisl e alla Uil".