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Repubblica: Epifani, sì al confronto con Tremonti "Questo voto è come quello del ´48"

Il segretario della Cgil: nessun conflitto preventivo, sarebbe una guerra agli elettori

22/04/2008
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la Repubblica

Può aprirsi una lunga fase di maggioranza stabile, il dialogo è necessario non ha alcun senso parlare di spallata
Credo che la concertazione sia ancora un buon metodo, andrebbe reso più efficiente e democratico
ROBERTO MANIA

ROMA - Un esecutivo di centrodestra non è certo quello che si augurava la Cgil. Ma il governo come il "padrone" non può sceglierselo il sindacato. E il voto del 13-14 aprile è stato talmente netto che costringe tutti a una conversione alla realpolitik. Giulio Tremonti, prossimo ministro dell´Economia, ha detto a Repubblica che punta al dialogo con i sindacati per affrontare la crisi economica. Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, risponde, che questo è «un approccio pragmatico» che giudica «interessante». E poi che la Cgil non ha alcuna intenzione di andare all´opposizione per cinque anni. Perché questo non sarebbe il mestiere del sindacato. Tutto, allora, dipenderà dai contenuti, dalle proposte che avanzerà il Berlusconi ter, ma nessuno ha in mente il conflitto per riequilibrare, magari in piazza, l´esito delle elezioni. Dice Epifani: «Questo voto ha un valore epocale. Come quello del ´48 può aprire una lunga fase di maggioranza stabile». Il dialogo è un percorso obbligato, e può trasformarsi anche in un´opportunità. «Certamente - sostiene il leader della Cgil mentre si trova a Sanremo alla conferenza di organizzazione dello Spi, i pensionati di Corso d´Italia - non ha alcun senso parlare di "spallata"».
Nelle parole di Epifani c´è il segno di un cambiamento perché la Cgil - proprio come Tremonti - non affatto intenzione di ripetere l´esperienza conflittuale del 2002, con le piazze stracolme a difesa dell´articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. «Al governo uscito dal voto dei cittadini - sostiene Epifani - non si risponde con il conflitto preventivo. Perché - argomenta - sarebbe un conflitto non contro il governo ma contro i cittadini che l´hanno votato. E questo in democrazia non è tollerabile».
Lo scontro del 2002 nacque con «l´attacco ai diritti da parte del governo su indicazione della Confindustria di allora». «Fu il governo che alzò una barriera ideologica contro di noi e puntò platealmente a dividere il sindacato». Ora la sfida è sul merito, con la recessione che rischia di essere profonda e pesante soprattutto per chi sta in basso nella scala sociale. «Noi - spiega Epifani che sa bene come tra gli iscritti alla Cgil ci siano anche elettori del Pdl e della Lega - difenderemo con puntiglio la nostra piattaforma. Le nostre richieste sul fisco, sul sostegno alle fasce di popolazione non autosufficiente, sulla scuola e sulla sanità. Dalla risposta del governo dipenderà il nostro atteggiamento. Il governo - avverte - deve ascoltare quello che ha da dire il sindacato perché non può esserci solo una disponibilità a cui non segue poi un´azione coerente». C´è qui, forse, l´idea di una nuova concertazione (quasi inedita) con lo schieramento di centrodestra italiano. «Spetta al governo - dice Epifani - scegliere quale metodo di confronto adottare. Credo che la concertazione sia un buon metodo che continua a dare buoni risultati nei territori. Andrebbe reso più efficiente e democratico, coinvolgendo tutti i soggetti del sistema economico e sociale». Dando più attenzione, per esempio, a quel mondo delle piccole imprese che costituisce la nervatura dell´apparato produttivo italiano.
Infine i contratti. L´idea di attribuire più spazio alla contrattazione decentrata è condivisa anche dalla Cgil purché non si traduca in una riduzione del ruolo del contratto nazionale, tanto più in una fase in cui l´inflazione torna a rialzare la testa, e si dia spazio anche alla contrattazione territoriale in alternativa a quella aziendale. Altrimenti - è la tesi di Epifani - nelle piccole imprese non si farà alcuna contrattazione di secondo livello collegata alla produttività. Insomma, la realpolitik serve anche per la riforma della contrattazione.