Repubblica: Ferrante "Ho sbagliato a chiamarla padrona ma la sua presenza è strumentale"
Ferrante: la Cgil ha offerto alla Moratti l´occasione di un altro atto di campagna elettorale
L´INTERVISTA
Ho rispetto degli imprenditori. Mai detto che la mia rivale non può partecipare
Lei si è alleata con la Fiamma. Questo come si concilia con i valori democratici?
DARIO CRESTO-DINA
MILANO - Ieri mattina la domenica di Bruno Ferrante è cominciata con un sospetto. Che ci siano parole sulle quali è facile inciamparsi. E quella parola, "padroni", pronunciata il giorno prima era diventata un ostacolo pericoloso. Con il passare delle ore il sospetto è diventato una certezza.
Dottor Ferrante, si è pentito di averla usata?
«Non esageriamo. Pentito no, perché esprime comunque il concetto di fondo che avevo in mente. Non si era mai vista una Letizia Moratti al corteo del Primo Maggio e senza l´invito della Camera del lavoro non si sarebbe vista neppure questa volta. Lei aveva chiamato i suoi sostenitori a una festa separata, in un parco di Milano. Non aveva in programma di essere in piazza».
Insomma, non si è pentito. Non cancellerebbe, se potesse, quella parola?
«Ho forse sbagliato a usarla, lo ammetto. E´ una parola desueta, che non esiste più. Ora, però, per favore, non strumentalizziamo una parola estrapolandola da un ragionamento che, ripeto, sono pronto a rifare. Eppoi, guardi, anche Gianni Agnelli era un liberale eppure non ha mai partecipato a un corteo del Primo Maggio».
Agnelli ha cominciato a lavorare a 45 anni, la Moratti dice di averlo fatto che ne aveva appena diciotto.
«Ho letto la sua replica. Ma il discorso è un altro. A Milano siamo in campagna elettorale e la strategia di Letizia Moratti è precisa e studiata. La sua competizione con me non è mai stata ad armi pari. Lei non si è dimessa da ministro, continua a girare con le auto di scorta e la sua presenza alla manifestazione del 25 Aprile, mi permetta di sottolinearlo, non credo fosse spontanea. Prima di quest´anno non si era mai vista, eppure è una milanese e esponente del governo di questo paese».
Ma con lei c´era il padre, ex deportato a Dachau. Un uomo anziano, in carrozzella, con due medaglie appuntate sul petto che ha dovuto ascoltare fischi e insulti.
«Sono stato il primo a condannare i contestatori. Il primo in assoluto a esprimere solidarietà alla mia avversaria. Ricordatelo bene».
Certo. Ma, mi perdoni se insisto, il suo riferimento ai padroni che non possono sfilare con i lavoratori, fa un certo effetto. Lei è un ex prefetto, un rappresentante dello Stato che ha sempre dimostrato moderatezza e equidistanza, che ha sempre salvaguardato gli interessi di tutti, mai di una parte sola. Che cosa risponde a chi, nel centrodestra, adesso paragona il suo linguaggio a quello dei no global?
«E´ un paragone che non esiste proprio. Non sono assolutamente un intollerante, credo che ogni cittadino abbia diritto di esprimere le proprie opinioni e di partecipare alle manifestazioni che celebrano i cardini della nostra democrazia e della nostra carta costituzionale. Ho profondo rispetto del mondo imprenditoriale e non ho mai detto che la Moratti non può partecipare alla festa dei lavoratori. Questo sia ben chiaro».
Però avrebbe preferito che il segretario della Cgil non avesse lanciato un invito bipartisan.
«Ho detto semplicemente che con quell´invito le si offriva la possibilità di ripetere ciò che è accaduto il 25 Aprile. Cioè una strumentalizzazione ai fini elettorali».
Ma il centrosinistra ha un antidoto semplice. Non fischiarla e, se dovesse succedere, isolare le frange dei contestatori. Non è d´accordo?
«Certo che lo sono. Anche se non è facile impedire a qualche professore di esprimere il contrasto con il ministro Moratti sulla riforma della scuola. Ma vorrei aggiungere ancora una cosa».
Lo faccia.
«Io non critico la presenza della Moratti alla festa della Liberazione, ma la sua incongruenza intellettuale e politica. Come fa il ministro a sostenere di riconoscersi nei valori democratici del 25 Aprile quando il giorno dopo firma un accordo elettorale con la Fiamma tricolore? Rivolgo questa domanda a chi oggi mi accusa di volere alzare steccati illiberali. Sono cose che dovevo dire, nei miei legittimi interessi di candidato sindaco di Milano».
Oggi nel corteo ci sarà anche Milly, l´altra Moratti. Anche lei moglie di un padrone. Che differenza c´è con Letizia?
«Non scherziamo. La differenza sta nel suo impegno politico. Milly non deve dimostrare proprio nulla. La difesa degli ideali in cui crede è stata l´impegno della sua vita. Mai ha avuto atteggiamenti da padrona».
Oggi stringerà la mano a Letizia Moratti?
«Se la incontrerò, lo farò sicuramente. Il problema è politico e prescinde dai rapporti personali. Rivolgo anche un appello a chi forse ha in animo di contestarla: oggi non fischiatela. Sia il Primo Maggio di tutti coloro che si riconoscono nei suoi valori».